Passione Gourmet Casa Perbellini, Giancarlo Perbellini, Verona - Passione Gourmet

Casa Perbellini

Ristorante
piazza San Zeno 16, Verona
Chef Giancarlo Perbellini
Recensito da Alberto Cauzzi

Valutazione

17/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • Un ristorante originale, una vera e propria casa dell'alta cucina.
  • Il neoclassicismo italiano della cucina contemporanea.

Difetti

  • Ricarichi dei vini altissimi.
  • Dolci non all'altezza del resto del pranzo.
Visitato il 07-2017

La nuova maturità neoclassica di un grande cuoco italiano

Casa Perbellini è un grande ristorante italiano. Il suo cuoco Giancarlo Perbellini ha raggiunto una maturità straordinaria, nella sua nuova Casa si sente decisamente a suo agio e questo permea da ogni aspetto del locale. Una cucina che è notevolmente cresciuta dai nostri ricordi di Isola Rizza, raffinandosi e mettendo a punto una tecnica davvero invidiabile.

Un concerto, una sinfonia vedere all’opera la brigata nella cucina a vista, che sforna preparazioni interessanti e gustativamente emozionanti. Un plauso al benvenuto, in cui la fine tecnica pasticcera si piega al servizio del salato in maniera pressoché perfetta, nonché difficilmente migliorabile. Non troverete facilmente dei benvenuti di tale personalità e raffinatezza altrove. Continuando poi attraverso il menù con un vero colpo da maestro, un pane burro e acciughe evocativo quanto gustoso, ma al contempo ricco di tecnica e contenuti. Un pane al vapore spugnoso e intrigante sormontato da cavolfiore croccante, crema di pistacchio e acciughe. Un fine prodotto di pasticceria prestato al salato per un istante. E che dire di quei risini al brodo di pesce e lumachine, ricordi d’infanzia mai tramontati, che in stile Antoine Ego ci catapultano in una girandola di ricordi, rimandi e di gusto formidabile. Altro colpo ben assestato quello degli spaghetti freddi alle vongole e prezzemolo, in cui l’omaggio al maestro Marchesi si eleva a grande sfoggio di personalità e tecnica, nonché, anche in questo caso, di profondità di gusto.

L’intramontabile wafer di branzino, qui forse ancora meglio del solito, fa da contraltare ad alcuni passaggi forse poco rifiniti (pensiamo ai pomodorini dei gamberi in entrata e alle capesante del riso) e ad una stupefacente non levatura della componente dolce, qui troppo banale ed anonima rispetto alla caratura del cuoco.

Ma non abbiamo dubbi ad affermare che qui a Verona ci troviamo al cospetto di una tra le tavole più interessanti dello stivale, con stimoli gustativi e ariosi richiami pasticceri davvero unici ed importanti.

La galleria fotografica:

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