Valutazione
Pregi
- Una straordinaria cucina della tradizione.
- La locanda e la dispensa.
Difetti
- I pochi tornanti da fare per arrivarci.
Che sapore ha il territorio? Sembra difficile già soltanto immaginarlo. Eppure, il composito tesoro regionale del Bel Paese è in grado di custodire preziosi presidi che da nord a sud hanno la capacità di stimolare molteplici sensi facendo parlare direttamente le ricchezze della propria terra.
Quando la vista, l’olfatto e il gusto aprono le porte evocative di un ricordo, allora forse è proprio quella una chiave di lettura per capire come potrebbe essere il sapore del territorio.
In un ideale teatro del gusto, ogni territorio italiano, con i suoi giacimenti gastronomici e la biodiversità del cibo, viene rappresentato dalle ricette della tradizione.
Da Amerigo tramandare la tradizione (emiliana in questo caso) è l’unica “mission”, dal 1934.
Trattoria. Dispensa. Locanda.
In questo luogo, nelle colline occidentali tra Bologna e Modena, oltre a farsi un’idea di accoglienza a trecentosessanta gradi, quella familiare, che perdura da quasi ottant’anni, si nasconde una di quelle tavole imprescindibili per chi volesse comprendere la grammatica del linguaggio gastronomico della tradizione italiana. Qui aleggia una passione smodata per tutto il meglio che la terra offre, da veicolare e trasformare il meno possibile in cucina; e quando viene fatto, i risultati sono egregi. Un angolo di territorio e tradizione bolognesi cesellati per risaltare uno dei microcosmi dell’Emilia Romagna.
Ne è l’esempio la didascalica e campanilista carta dei vini, che dedica la sezione principale ai vitigni autoctoni dei colli Bolognesi, con il preciso intento di risaltare e valorizzare prodotti (a chilometro vero) come il negretto, suadente rosso della zona, in passato utilizzato come vino da taglio, senza però denigrare altre produzioni attigue come il Sangiovese, il Lambrusco o altro.
A tavola la soddisfazione è grande. C’è davvero poco da dire se non che i tortellini li fa la nonna, il brodo è corroborante e intenso, la sfoglia della tagliatella ha una consistenza perfetta, quella alla bolognese viene servita come da tradizione antica, alternando una forchettata con un morso alla cipolla cruda, il maiale di razza mora romagnola e il capretto locale vengono cotti in maniera esemplare e lavorati in diverse consistenze, i gelati presentano una cremosità ed una concentrazione uniche. Materia prima di grande qualità e ricercatezza, piccoli produttori e tutto assolutamente di stagione.
E poi c’è l’ambiente che, dulcis in fundo, è straordinariamente autentico e preservato. Se nella raccolta saletta al pian terreno sembra di fare un tutto nel passato, al primo piano l’atmosfera è ancor più accattivante: la stanza rettangolare è la tela de “il Paese nel bosco di Amerigo”, un avvolgente affresco dell’artista Gino Pellegrini che, da solo, merita la deviazione.
L’insegna.
Biscotti al parmigiano fegatini e carciofi.
Il pane, con tanto di foglietto illustrativo.
Vino, a kilometro zero.
Millefoglie di patate e tartufo marzuolo.
Battuta al coltello di Bianca Modenese al tartufo Marzuolo, olio extravergine e sale di Cervia.
Passata di fagioli e spugnole.
Tigelle con gelato di parmigiano all’aceto balsamico tradizionale.
Tagliatelle al ragù, servite con cipolla cruda.
Perfetta la consistenza della pasta.
Oggi sembrerebbe una provocazione.
Tortellini in brodo. Semplicemente magnifici.
Lasagne agli asparagi verdi di Altedo e parmigiano 48 mesi.
Tagliatelle al verde di malva con funghi prugnoli.
Il maialino brado di razza mora in cotture differenziate, con tortino di cipollotto gratinato. Talglio selezionatissimo e cottura alla stregua dello stesso.
Capretto locale al forno, la lombata in padella e la sua ricotta.
Sorbetto al Lambrusco.
Gelato di crema “d’altri tempi”.
Gelato al fiordilatte con aceto balsamico tradizionale.
Zuppa inglese.
Meringhette.
Dettagli della sala al primo piano.
Il Paese nel bosco di Amerigo, dipinto affresco del grande Gino Pellegrini.
La dispensa.
Datemi pure dello zotico e del cafone ma questa è cucina! Altro che le porcherie di Parini, Cracco, Baronetto & C.
Dai non esageriamo ...la cucina vera ha spazi per ciascuno ... E la pasta col verde di malva , e i prugnoli , e le spugnole ? Anche qui si dialoga col mondo vegetale , mancano le spigolature acide e amare di PierGiorgio Parini , si fa occhiolini alle rotondita ' e all' Umami della cultura emiliana: ma come ri-badisce l'autore Amerigo e' un "Santuario " della tradizione .