Valutazione
Pregi
- La vicinanza al casello autostradale.
- La possibilità di soggiornare in comode mini suite.
Difetti
- Non tutti i piatti sono all'altezza di quello che promettono.
Lasciare un lavoro sicuro, una vita tranquilla, buttare il cuore oltre l’ostacolo per aprire un ristorante ambizioso in una zona lontana dai principali centri abitati, ai più potrebbe sembrare un azzardo o una follia soprattutto in tempi di crisi economica.
Eppure per Maria Rosa Lauro non è stato così.
Proveniente da esperienze lavorative di tutt’altro genere, contro tutto e contro tutti, con coraggio e feroce determinazione, ha deciso di intraprendere la via della ristorazione, attraverso la via più difficile, quella della qualità.
La Locanda dell’Angelo sorge nel cuore del centro storico di Millesimo, in Val Bormida: uno dei borghi più belli d’Italia, circondato dai boschi e il fiume Bormida, che scorre a pochi passi dalla Locanda. Situato a poca distanza dal casello autostradale sull’autostrada Torino-Savona, questo ristorante rappresenta un’ottima sosta per chi si trova a transitare da quelle parti.
L’inizio di questa avventura, come si può immaginare, non è stato dei più agevoli: educare la clientela locale, abituata alle classiche trattorie, richiede impegno e tanta perseveranza, ma quando si ha coraggio e le idee chiare prima o poi i risultati arrivano.
La vera svolta arriva però nel 2010, con l’arrivo di Massimiliano Torterolo in qualità di socio e chef.
Massimiliano, Cairese doc, nonostante la giovane età vanta già importanti esperienze professionali: dapprima in Piemonte con Mariuccia Ferrero al San Marco di Canelli, poi in Liguria con Flavio Costa all’Arco Antico di Savona, a Milano con Andrea Berton e a Erbusco con Gualtiero Marchesi.
La cucina della Locanda è un calibrato mix fra tradizione e innovazione, fra mare e terra, fra Liguria e Piemonte, ma con occhio attento anche alle tecniche ed alle tendenze avanguardiste del momento.
Il menù si compone di tre parti: tradizione, innovazione (con piatti a discrezione dello chef) e la proposta alla carta.
I piatti più riusciti, nella nostra esperienza, ci sono parsi quelli più collaudati e legati alla tradizione: perfetti i ravioli di coniglio, verdure, burro e nocciole, un vero inno al territorio, così come la guancia di vitello, purè di patate e salsa alla birra, tenera e con il fondo tirato alla perfezione.
Nei piatti a più alto coefficiente di difficoltà, invece, abbiamo riscontrato qualche problema.
Ad esempio il baccalà latte e caffè e finferli, dove né il latte né tantomeno il caffè, sbiaditi nel gusto, apportavano il loro contributo alla riuscita del piatto e la seppia ripiena di carne cruda e chips di patate (poco croccanti) ci hanno convinto poco.
Abbiamo notato anche qualche reiterazione di troppo nelle presentazioni: la fogliolina di prezzemolo praticamente ovunque e le poco entusiasmanti chips di patate presenti nell’antipasto e nel secondo.
Particolari che non inficiano un’esperienza comunque piacevole, ma che devono essere assolutamente assestati per far crescere ulteriormente una proposta comunque già interessante.
Un risultato sicuramente realizzabile curando maggiormente la progettazione, puntando di più sulla semplicità e sulla pulizia dei sapori, utilizzando soltanto il necessario per completare il piatto, senza inutili orpelli e ingredienti ridondanti.
Ottimo il servizio coordinato con competenza e cordialità dalla titolare e interessante e completa la carta dei vini con una buona selezione di etichette italiane e qualche non banale rappresentante d’Oltralpe.
Cappasanta rosticciata, broccolo, tartufo nero.
Scampo, foie grasIn francese significa letteralmente "fegato grasso" ed è definito dalla legge francese come "fegato di anatra o di oca fatta ingrassare tramite alimentazione forzata”. È uno dei prodotti più famosi e pregiati della cucina francese. Esistono tipologie di 'foie gras' non derivate da animali sottoposti ad alimentazione forzata. Spesso il fegato grasso è associato all'alta cucina francese e internazionale per... Leggi, mela.
Cotechino e topinambur.
Pansotti ripieni di roquefort, fichi, pere e noci: piatto in equilibrio precario ma tutto sommato interessante, con il formaggio grande protagonista.
Ravioli di coniglio e verdure (foto di apertura).
Scamone di vitello, carciofi, tartufo nero, cialda di panissaLa panissa vercellese racchiude tutte i sapori della tradizione contadina piemontese: il riso, i fagioli freschi e salame della duja, un tipico salume che viene lasciato stagionare in un recipiente di terracotta riempito di strutto. Da non confondere con l’omonima ricetta ligure, è un piatto a base di riso tipico del Piemonte e di alcune zone della Lombardia, anche se... Leggi (anch’essa poco croccante).
Guancia di vitello, puré di patate, birra Scarampola.
Millefoglie alla nocciola e caffè.
Cioccolato bianco, crumble di pinoli e agrumi.