Kaupè Restaurant, Ushuaia, Tierra del Fuego (ARG), di Fabio Fiorillo

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Recensione ristorante.
Fin del Mundo.
Così gli Argentini chiamano questo lembo di terra sudamericana che distende le sue propaggini quasi a sfiorare l’Antartide, distante “solo” 1000 km.
La Terra del Fuoco è regione estrema, per il clima, per la scarsità di vegetazione, per la lontananza da tutto.
3 ore e mezza di volo dalla Capitale, come andare da Roma in Lapponia. Ma è terra di grande fascino, di storia. Nell’aria gelida si respira l’avventura, queste lande sono state attraversate da celebri spedizioni, ed ovunque vi sono segni tangenti del passato.


Ushuaia è lì, adagiata tra mare e montagne, a ridosso del canale di Beagle. E’ un paesone, neanche interessante a dir la verità, 60.000 abitanti un po’ sonnecchiosi, interagiscono svogliatamente con i turisti, pochi in questa stagione.


La ristorazione, gioco forza, è piuttosto trasandata, qualche tenedor libre (all you can eat in versione argentina) e tristi ristoranti di pesce dominano il panorama. Poco altro.
Per chi come noi è in cerca di buone mangiatoie, anche a queste latitudini, non c’è altra scelta che il Kaupè. In Argentina non esiste, o almeno non l’abbiamo scovata, una guida vera e propria (fatta eccezione per Buenos Aires). Bisogna affidarsi a comunità generaliste come Tripadvisor e Lonely Planet.
Ebbene, sulla guida turistica per eccellenza, il Kaupè è reputato essere la più interessante attrazione di Ushuaia e la decima attrazione dell’intera nazione argentina.
Speranzosi ci inerpichiamo per le ripide salite che dal lungomare portano in collina, ove scorgiamo una villetta con insegna luminosa ed una, oggettivamente, vista mozzafiato sulla baia.


Alle pareti sono esposti come trofei i vari premi e riconoscimenti di cui è stato insignito lo chef, Ernesto Vivian. Addirittura miglior ristorante d’Argentina nel 2005 per l’Accademia Gastronomica nazionale.
Fiduciosi ci accomodiamo e, sin da subito, siamo coccolati da un servizio molto gentile, anche se un po’ impacciato.
Inizia a nevicare, uno spiedo scoppiettante ed un camino acceso sarebbero l’ideale. Ma qui è il pesce ad essere protagonista.
Centolla natural, non ho dubbi. Il grande granchio è il re indiscusso della Terra del Fuoco. Non c’è ristorante che non lo esponga in bellavista nei piccoli acquari che campeggiano all’ingresso.


Pura materia prima, senza fronzoli, bollita. Molto saporito, anche se un eccesso di acqua di cottura pregiudica la piacevolezza complessiva. Discreta curiosa salsa Aurora in accompagnamento.


Ancora centolla (che domina il menu) con chowder di spinaci. Preparazione confusa e poco curata. Questa volta la polpa del granchio è stracotta e sovrastata dalla salsa al burro in cui sono cotti gli spinaci. Al palato residua una sensazione di grassezza e poco più.


La “merluza negra a la manteca negra” è l’altra specialità del Kaupè, servita con fondo burroso, capperi, e patate con formaggio fuso. La qualità del pesce è da apprezzare, non la sapidità, davvero eccessiva, del “dressing”. Abbiamo difficoltà a terminare la portata. Acqua, grazie.


Il tentacolo di piovra è inaspettatamente, a dispetto della taglia davvero notevole, morbido e succulento. Purtroppo, ancora una volta, è il condimento a rovinare le sorti della preparazione. Se la speziatura è interessante, è la sapidità ad essere spiazzante. Cinque bottiglie di acqua in due la dicono lunga.


Discreto il Marquis al cioccolato con dulce de leche, di buona fattura, onnipresente sulle tavole argentine.


Un disastro, invece, la “Crepe Kaupè” affogata in una salsa stucchevole di banana, fragola e liquore non meglio identificato.


Non pretendevamo di fare il pasto della vita, lungi da noi, ma non nascondiamo un filo di delusione. Leggere sul web le infinite lodi di cui gode il Kaupè non può non creare delle legittime aspettative. Ci godiamo il paesaggio, ne è valsa comunque la pena essere saliti fin quassù.

il pregio : il luogo incantevole in cui è ubicato

il difetto : l’eccessiva sapidità delle preparazioni

Kaupè Restaurant
info@kaupe.com.ar
Roca 470 (9410) – Ushuaia
Terra del Fuoco
Repubblica Argentina
Tel. +54 – 2901 – 422704
Costo: due portate più il dolce 180 pesos (30 euro circa).
Chiuso la Domenica

Visitato ad Agosto 2011

www.kaupe.com.ar


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Fabio Fiorillo

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14 Comments

  1. Fiorenzo Sartore ha detto:

    Devo dire che a leggere PG non mi annoio mai, nemmeno quando le recensioni sono severe come in questo caso. Conoscendovi, ho l’impressione che siate stati ancora generosi. Ma a proposito di fine del mondo, c’è una cosa che mi piacerebbe sapere, anche se è OT rispetto all’argomento gastro: visto che siete stati in un paese che la fine del mondo l’ha vista davvero (mi riferisco al default), avete visto segni tangibili di questo evento nel settore “accoglienza”? Ne avete parlato con i ristoratori che avete incrociato? Ribadisco che la cosa possa suonare parecchio off topic, voi di solito non entrate in questo genere di osservazioni, ma la curiosità è un po’ troppo forte: allora, com’è laggiù?

    • fabio fiorillo ha detto:

      Ciao Fiorenzo,
      la mia è una disamina da turista, nulla più.
      L’Argentina sembra aver superato il crack economico di inizio millennio.
      Buenos Aires (dove risiede 1/3 della popolazione nazionale) è in grande fermento. Ci sono tantissimi locali e discoteche. I ristoranti, almeno per quanto riguarda la mia breve esperienza, erano sempre pieni.
      L’area di Puerto Madero è molto simile a Miami Beach, grattacieli ultramoderni ospitano residenze di lusso e le sedi delle più importanti aziende del Paese.
      Certo ci sono anche le periferie, viste solo di passaggio, che manifestano un’economia a due velocità, ma questo è un problema mondiale.
      Le altre zone dell’Argentina da me visitate sono “turistiche”, quindi non ideali per tastarne il polso economico-finanziario.

  2. Giovanni Lagnese ha detto:

    “3 ore e mezza”… “segni tangenti del passato”…
    Non sono andato oltre.

    • Vignadelmar ha detto:

      Caro Fabio, con questo link non vorrai mica subordinare l’assoluta ed incondizionata superiorità di Lagnese rispetto a quei quattro semi analfabeti dell’Accademia della Crusca, vero ???
      .
      Pentiti, chiedi scusa e percuotiti ripetutamente con il cilicio 😀
      .
      Ciao

      • Giovanni Lagnese ha detto:

        Vigna, paradossalmente ci hai azzeccato.
        Infatti, dire “nove ore e mezza” è grammaticalmente corretto ma non logicamente rigoroso.
        Addirittura, ci sono casi in cui il rigore logico comporta una scorrettezza grammaticale (vedi certe regole sulle concordanze, che codificano la sciatteria).

        Giovanni

    • Giovanni Lagnese ha detto:

      Aspetto il link sui “segni tangenti del passato”! 😛

      Giovanni

  3. Pippo Lagnone ha detto:

    ” i segni tangenti del passato” pura poesia se voluto.
    Altrimenti manca il link all’ Accademia della Crusca. 🙂

  4. la max61° ha detto:

    Consentitemi una battuta di fine anno: Se la cucina è arte, questi del ristorante recensito sono dei graffitari murajuoli…….si….proprio quelli che imbrattano portoni e muri delle case.
    Aguro a tutti voi un prospero e felice 2012. Ciao ALBERTO.
    LAMAX61°

  5. luigi cremona ha detto:

    Venti anni fa ho fatto capodanno a Ushaia e nei miei ricordi c’è uno dei capretti più buoni della mia vita
    Auguri Fabio

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