The Spotted Pig, New York (USA), di Fabio Fiorillo

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Un pub gastronomico. Ecco quello che Spotted Pig vorrebbe essere. O, forse, quello che Spotted Pig dovrebbe essere.
Cosa ci ha spinto ad entrare in questo “buco” buio e super affollato situato in un’anonima stradina di West Village, uno dei quartieri “cool” di New York? Ed aspettare oltre quaranta minuti per sedersi? Lo diciamo senza falsi pudori. La Michelin. Una stella. Un macaron o chiamatelo come vi pare! Che sia “pub” la parola chiave per i francesi?! A dire il vero se ne parla tanto anche altrove negli States .

Indubbiamente è inusuale entrare in un locale arruffato e disordinato, con bancone d’ordinanza, spillatrici e tavolini mignon sparsi qua e là e vedersi servire piatti quantomeno onesti. Ma non lo si erga a paladino della buona cucina. Le vostre apsettative, come le mie del resto, andrebbero inevitabilmente deluse.
L’ambiente ha una impostazione giovanile, gentilezza e garbo nel servizio (del resto la lauta mancia finale aiuta..), ma dimenticatevi tranquillità e comodità. Verrete stipati in un angolino, con tovaglie di carta e sedute senza schienale stando attenti a non urtare il bicchiere di chi sarà, per una sera, il vostro vicino di tavolo o, addirittura, commensale.

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Tutto ciò aiuta la conoscenza, ma se non siete lì per questo, non vi godrete granchè la serata.
La carta non è estesa, i piatti numericamente sarebbero anche giusti..se ci fossero. Siamo stati sfortunati se più della metà delle portate originariamente selezionate non era disponibile?
Glissiamo (lo spirito vacanziero aiuta) e con moderata soddisfazione gustiamo gli gnudi di ricotta di pecora al pesto.

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Piatto che ci rimanda alle nostre origini, gnudi buoni a dir la verità. Saporiti il giusto, ma il condimento è davvero eccessivo, a cosa mai servirà tutto quell’olio? Insalata mista del mercato con ricotta salata

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In mancanza d’altro ce la facciamo piacere. Verdure fresche in cui prevale un condimento leggermente acidulo. Ricotta a dare verve e poco altro. Poi il “piatto” da pub, nel senso stretto del termine: hamburgher con patate fritte tagliate a mano.

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Ecco, dimenticate i fast food che qui imperano selvaggi. Questo è un gran panino. Carne ottima, cotta a dovere e pane (finalmente) degno di questo nome. Crema formaggiosa al roquefort che non guasta, anzi. Niente cetrioli, niente lattuga. Bene così. I calamari grigliati con panzanella (ancora Italia) sono piacevoli

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ed il sapore è centrato. Magari una cottura meno prolungata avrebbe aiutato. Discreto anche lo stinco di maiale con mais, timo e taccole

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Lievemente dolciastro ma note speziate fanno virare il palato su toni piacevoli e vagamente orientali.
Dolci, quella sera, non pervenuti.
Chiare influenze british e italiane nell’impostazione del menu, con risultati altalenanti.
Lo consiglierei? Si, ma solo se il vostro approccio sarà informale, senza pretese, per trascorrere una allegra oretta in compagnia di bella gioventù. Se volete titillare le vostre papille no, andate altrove. New York ha troppo da offrire gastronomicamente per starsene rinchiusi in un pub di quartiere.

il pregio: L’Hamburger vale la visita

il difetto: Le sedute.

The Spotted Pig
314 W. 11th Street
@ Greenwich St.
New York, NY 10014

Tel: +1 (212) 620-0393

numero coperti: 100
chiuso: mai

costi : starter e main course 40 dollari + 15% di mancia + 8,875% di tasse

E-mail info@thespottedpig.com
www.thespottedpig.com

Visitato nel mese di Agosto 2010
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Fabio Fiorillo

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3 Comments

  1. direttorTonelli ha detto:

    Sbaglio o leggo una mezza stroncatura di uno dei luoghi mangerecci più significativi al mondo degli ultimi anni? Solo a pensare a The Spotted Pig (ma anche al Breslin) mi viene l’acquolina in bocca.

  2. Fabio Fiorillo ha detto:

    Quella del pub gastronomico e’ un’idea interessante e meritevole, senza dubbio. Avvicina i giovani ad un discorso di qualità a prezzi tutto sommato decenti.
    La critica più che altro era alla Rossa che, soprattutto oltreoceano, accomuna sotto la stessa categoria stellata locali oggettivamente incomparabili.
    Lo Spotted Pig e’ un luogo simpatico, offre una discreta cucina, ma da qui ad ergerlo a paladino della buona tavola ce ne corre.
    Il successo, oramai su scala internazionale, e’ dovuto in buona parte ad un ottimo ufficio stampa(ricordiamo che Batali e’ uno dei soci).

  3. Puccio ha detto:

    Io (appena tornato da Ny) e avendo fatto il Picholine e il Daniel (rispettivamente 2 e 3 stelle Michelin) sono rimasto disgustato… in partenza avevo prenotato i due suddetti, il Gilt (altro 2 stelle) e il Dufresne, ma dopo le prime due esperienze “stellate” ho dovuto rinunciare alle altre prenotazioni e buttarmi su dei posti più “low-profile” con un rapporto qualità/prezzo decisamente migliore…
    La conclusione triste di questa trasferta è l’aver definitivamente constatato che i critici oltralpiani della rossa si dedichino forse esclusivamente al vecchio continente lasciando i gourmet che si approcciano ad un volo transatlantico in preda ad una manica di incompetenti.

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