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Poretti: una storia di innovazioni fin dalla nascita

06-12-2018
di Alessio D'Aguanno

Una storia ultracentenaria

Cinque anni fa il binomio birra-Italia non era così immediato. La prima, infatti, è sempre stata un prodotto tipico di Belgio, Germania, Repubblica Ceca, Irlanda, Gran Bretagna e dei paesi dell’Est, mentre la seconda è patria, assieme alla Francia, del vino. Oggi, con il trend delle birre artigianali, il fermento della ricerca nel mondo birraio italiano cresce sempre di più anche se, a dir la verità, un’azienda italiana fa della ricerca uno dei punti chiave del proprio successo da oltre 140 anni.

Stiamo parlando del Birrificio Angelo Poretti di Induno Olona (VA). Il fondatore, dopo una vita spesa nelle ferrovie, nel 1877 – all’età di 47 anni – decise di investire i tanti risparmi accumulati per fondare un’azienda birraria, dopo aver maturato la passione durante i viaggi lavorativi in Repubblica Ceca. Prima di questo periodo, in Italia la birra veniva prodotta esclusivamente a Nizza (allora ancora annessa al territorio italiano) e, la nascita dell’azienda lombarda permise un miglioramento della qualità del prodotto. Fin dalla nascita, l’acqua utilizzata da Poretti proviene da una sorgente pura, un tempo chiamata “Sorgente degli ammalati”, per le decantate proprietà curative. Dopo essere passata nelle mani della famiglia tessile Bassetti, negli anni ’70 è avvenuto l’incontro con il brand Carlsberg che ora la detiene. All’epoca il marchio varesino era l’unico ad aver architettato una fitta rete di distribuzione in Italia, e il colosso danese nato nel 1947 dall’imprenditore Jacobsen volle sfruttare questa strada fino a quando mostrò interesse per acquisire il brand, totalmente inglobato nell’anno 2001.

Le recenti innovazioni

Oggi il trend non sembra assolutamente invertirsi, visto l’ottenimento nel 2011 del brevetto per la tecnologia DraughtMaster, un innovativo sistema di spillatura sostenibile che utilizza fusti in PET riciclabile a differenza dei più comuni fusti in acciaio. Il risultato è una birra alla spina che mantiene intatte le proprie caratteristiche organolettiche fino a 30 giorni dall’apertura del fusto, a differenza dei soli 5 giorni dei fusti di acciaio, che comportano il contatto della bevanda con la CO2, con il risultato di un prodotto dai sapori metallici, ultragasato e ossidato.

A questo proposito non possono non essere menzionate la partnership con lo chef Davide Oldani, nata dall’obiettivo di allargare lo spettro di abbinamento della birra (fino ad allora confinato alla pizza), la differenziazione delle birre per numero di luppoli, e la produzione della prima birra spumantizzata, la 10 luppoli nata in occasione di Expo, con la doppia fermentazione in bottiglia a opera dello stesso lievito (Saccaromices Baianus) utilizzato negli spumanti.

Nella visita guidata in sede abbiamo potuto verificare con mano quanto il mondo della birra sia vasto e, con il pranzo curato dal ristorante Olona Da Venanzio, quanto lo stesso possa essere approfondito nell’importante tema dell’abbinamento al cibo.