Degustazione verticale di un grande vino italiano
Qualche settimana in visita presso la Tenuta di Trinoro ho appreso che avrei potuto partecipare a una degustazione verticale dell’omonimo vino e non mi sono fatto scappare l’occasione.
La Tenuta di Trinoro, il sogno di un visionario
Ci voleva un visionario, un pioniere con lo sguardo rivolto oltre l’orizzonte, per immaginare un grande vino laddove nessuno ne aveva mai prodotto uno. Negli anni ’90, Andrea Franchetti salì tra le colline selvagge di Sarteano, ai confini estremi della Val d’Orcia, non lontano da Lazio e Umbria, e vide ciò che agli occhi di molti appariva come un’eresia: un terroir vergine, duro, remoto, ma con un’anima che aspettava solo di essere raccontata. Lì, dove non esisteva alcuna tradizione vitivinicola, piantò Cabernet Franc e Merlot, sfidando ogni logica territoriale, ogni consuetudine produttiva. Tenuta di Trinoro nacque così, dal gesto radicale di chi non cerca scorciatoie, ma la verità profonda di un territorio. Franchetti non solo costruì una cantina: scolpì un’identità. Con vigneti a densità estrema, vinificazioni parcella per parcella e un’idea fissa – quella di raggiungere la vetta dell’eccellenza – trasformò quel lembo dimenticato di Toscana in uno dei luoghi più iconici del vino italiano. Oggi, ogni bottiglia di Trinoro è il testamento liquido di quella visione, di quella follia lucida che ha cambiato per sempre la mappa del vino. A una persona che il vino, quello buono, lo conosceva per averlo bevuto, ci volle un periodo di formazione a Bordeaux per avere le basi per realizzare il sogno. Lì apprende la filosofia che sta dietro a un grande vino da grandi maestri come Alain Vauthier di Château Ausone e Luc Thunevin di Château Valandraud. Tornato in Italia, pianta i primi vigneti, e nel 1997 produce la prima annata di Tenuta di Trinoro, un vino rosso realizzato con vitigni tipici del taglio bordolese: Cabernet Franc, Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot.

L’azienda possiede 200 ettari di terreno in un area dove i vigneti si estendono per 23 ettari suddivisi in 50 micro-parcelle su pianure e pendii esposti a sud e ad altezze che variano tra i 450 e i 600 metri. Gli impianti sono in prevalenza di Cabernet Franc e Merlot, con il Cabernet Sauvignon e Petit Verdot presenti in misura minore. Come a Bordeaux, la vigna è impostata ad alta intensità d’impianto (10.000 piante per ettaro), si effettua un drastico diradamento dei grappoli, le rese vengono mantenute basse e la vendemmia viene fatta a piena maturazione fenolica. Nascono così vini eccezionali, estremi nel profumo, nel colore e nel sapore, godibili da subito ma concepiti per un lungo invecchiamento, vini molto apprezzati dalla critica e dal mercato, come l’omonimo Tenuta di Trinoro il vino di punta della Tenuta.
Dopo la scomparsa di Andrea Franchetti nel dicembre 2021, la gestione della Tenuta di Trinoro passa a suo figlio, Benjamin. Con una formazione in ingegneria e un dottorato conseguito all’Imperial College di Londra, Benjamin matura esperienza nel settore tecnologico prima di dedicarsi all’azienda di famiglia. Dal 2016 è attivamente coinvolto nelle attività della tenuta e, attualmente, guida l’azienda con l’obiettivo di mantenere la continuità e rispettare la visione del padre. La squadra operativa della tenuta comprende il direttore ed enologo Calogero Portannese e l’enologo Lorenzo Fornaini, che collaborano strettamente con Benjamin per garantire la qualità e l’identità dei vini prodotti. La visita dell’azienda è stata condotta da Lene Lundvald Bucelli, Direttrice Marketing di Trinoro e dell’altra azienda di Franchetti, Passopisciaro alle pendici dell’Etna. Abbiamo appreso che tra i progetti di Benjamin c’è quello di investire nel miglioramento delle strutture della cantina e dell’accoglienza dei visitatori.

Cabernet Franc e Merlot
Due parole su questi due vitigni. Il Cabernet Franc è un vitigno camaleontico, capace di riflettere contesto geologico, climatico e culturale (in una parola il terroir) in modo profondo. Ogni zona gli conferisce un’identità unica. Per esempio, generalizzando un po’, a Saint Emilion il Cabernet Franc esprime finezza, florealità e tensione salina, con una bocca verticale e vibrante e note di violetta, frutti rossi, spezie fini ed erbe, mentre a Bolgheri, il calore e la luce tirano fuori il lato più “goloso” del Cabernet Franc: frutta matura, tannini morbidi, alcol generoso, pepe bianco che col tempo si trasforma prima in pepe nero e poi in noce moscata; in Loira l’espressione è più snella, fresca e floreale, con spiccata sapidità e acidità vibrante, menrte nella Tenuta di Trinoro, al di là delle differenze che ogni parcella può donare, le note sono di mora, liquirizia, tamarindoIl tamarindo o "dattero dell'India", è un albero tropicale della famiglia delle Fabaceae, originario dell'Africa Orientale, ma ora presente in aree tropicali asiatiche e dell'America Latina. È l'unica specie del genere Tamarindus. Il tamarindo è utilizzato per l'alimentazione, per scopi ornamentali e anche per le sue proprietà medicinali.I frutti del tamarindo sono commestibili. La polpa dei frutti acerbi è molto... Leggi, resina e grafite e i vini concentrati, profondi, sapidi e balsamici.

Caratteristica comune a molti Cabernet Franc provenienti da zone diverse è l’immediata bevibilità di vini non eccessivamente tannici a cui non manca acidità che a volte peccano di eccessiva esuberanza. Col tempo le note fruttate tendono a diventare più profonde, le spezie diventano più complesse, le note verdi diventano balsamiche, i vini sono longevi e diventano diventano stratificati e complessi. Parimenti il Merlot si esprime in modo estremamente diverso a seconda del territorio. A Saint Emilion dove è il vitigno protagonista il Merlot dona vini eleganti, setosi e complessi con note di prugna, ciliegia nera, cuoio, violetta e spezie fini, a Bolgheri vini ricchi, solari, rotondi con note di frutta nera matura, cioccolato, erbe, tabacco dolce, mentre nella Tenuta di Trinoro il Merlot dona vini concentrati, potenti e profondi con note di mora, tartufo, terra, grafite, liquirizia e pepe nero (sono le cose che mi vengono in mente quando penso allo strepitoso Palazzi). Ho approcciato questa fantastica degustazione con mente aperta, ma senza trascurare questo piccolo bagaglio che mi porto dietro e che mi sono sentito di condividere. I palati più raffinati mi perdoneranno.

La verticale di Tenuta di Trinoro
La degustazione è stata organizzata da Tesori Liquidi, con Francesco Bonomi e Francesco Mastrosimone, ideatori di un interessante format itinerante, Vintage Wine Room, in cui si degustano annate passate, non solo dell’azienda ospitante ma anche di altre realtà, il tutto alla cieca. Insieme a quattro annate di Tenuta di Trinoro c’erano infatti anche due “pirati”: un grande vino italiano, Ornellaia 1999 da Bolgheri e un grande vino di Boredeaux, Château Ducru-Beaucaillou 1981 dalla zona di Saint Julien. Quindi tutti vini dal taglio bordolese. Intrigante la scelta delle annate della Tenuta di Trinoro incluse nella verticale: la 1998, la seconda annata prodotta dalla Tenuta, due annate molto diverse tra loro soprattutto per il clima freddo e piovoso della 2013 e caldo della 2015 e l’ultima annata in commercio, la 2021, la prima annata assemblata e vinificata sotto l’egida di Benjamin.
Ecco le note di degustazione limitate ai quattro vini Tenuta di Trinoro.
Tenuta di Trinoro 1998
Un assemblaggio con una percentuale alta di Cabernet Franc e poco Cabernet Sauvignon: al naso more e ribes nero, erbe aromatiche, cacao e cuoio; l’attacco è morbido, e in bocca il vino esprime ancora una grande concentrazione con tannini e acidità in perfetto equilibrio e un finale di eccezionale lunghezza e superba persistenza. Nonostante i suoi 27 anni il vino è sorprendentemente fresco. Una prova dell’intramontabile profondità del vino di punta di Trinoro. 94/100
Tenuta di Trinoro 2013
Annata umida e molto fredda, sebbene la maturazione sia arrivata a compimento con uve sane, appena povere di zuccheri. La vendemmia si è svolta dal 4 al 23 ottobre. Il vino si presenta nel bicchiere rosso rubino carico. Al naso una nota floreale di pot-pourri e sentori di mora e ribes rosso, accompagnati da note di cuoio, spezie e tabacco. L’attacco è un po’ timido per un vino che esprime nella media bocca intensità e profondità impressionanti. In evidenza l’acidità che dona freschezza e facilità di beva. È un vino dinamico, che evolve nel bicchiere. L’ho trovato più aperto ed elegante di alcuni anni fa in cui il vino mostrava un energia fuori dal comune ma era un po’ chiuso. Credo che abbia ancora una lunga vita davanti a sé. Mi ha entusiasmato. 95/100
Tenuta di Trinoro 2015
Annata eccellente quasi dovunque e la Tenuta di Trinoro non fa eccezione. Mitezza e calura in primavera, intermittenza di pioggia leggera nella seconda parte dell’estate: queste le condizioni di una stagione produttiva che ha portato ad una maturazione lenta e piena delle uve, vendemmiate tra il 21 settembre e il 22 ottobre. Dal colore rosso rubino carico il vino ha un naso intenso e complesso di lampone e confettura di ciliegia, cenni balsamici e quasi di incenso e una trama di cuoio, cioccolato, tabacco e grafite. In bocca il vino è succoso grazie a tannini levigati e grande freschezza con un sorso allungato da una piacevole sapidità. Si tratta di un vino ricco, ma mai eccessivo, che alla fine risulta elegante, dal netto retrogusto di liquirizia. Ed è anche campione di beva: è quello in cui il bicchiere si è svuotato più rapidamente! 96/100
Tenuta di Trinoro 2021
Annata caratterizzata da sfide climatiche come gelate primaverili e siccità estiva, affrontate con interventi mirati in vigna che hanno permesso di ottenere un prodotto di grande espressività. La vendemmia ha riguardato 45 parcelle vinificate separatamente. Merlot e Cabernet Franc sono risultati eccezionali, mentre i Cabernet Sauvignon e i Petit Verdot non presentavano l’equilibrio necessario per un grande vino. Ne è derivato un blend atipico: 60% Merlot proveniente da 5 diverse parcelle e 40% di Cabernet Franc da 4 parcelle. La produzione è stata di 8590 bottiglie (sei delle quali le ho comprate io), imbottigliate durante la luna calante di maggio 2023. Dal sito dell’azienda si evince quanto segue: “Il Merlot si esprime con autorevole pienezza, spinto da una concentrazione e da una persistenza disarmante, mentre il Cabernet Franc dona croccantezza e lunghezza nella beva.”
Il vino si presenta rosso rubino intenso con riflessi violacei e al naso risulta molto ricco e speziato con note di frutta matura sia nera (ribes e confettura di more) che rossa (ciliegie mature), rabarbaro, menta e un accenno di tamarindo. Al palato risulta concentrato e avvolgente, con tannini ben integrati e una freschezza che dona equilibrio. Il vino è succoso con una persistenza lunga e armoniosa e un retrogusto balsamico. Un vino strepitoso già oggi, che darà grandi soddisfazioni a chi avrà la forza di tenerlo per un po’ in cantina. 96/100
Gli altri vini della Tenuta
Oltre al vino di punta Tenuta di Trinoro l’azienda produce altri vini.
Palazzi
Dal 2009 è al 100% a base di Merlot, che dona lui un frutto intenso e carnoso, equilibrato da una giusta freschezza e sapidità.
Campo di Magnacosta; Campo di Tenaglia; Campo di Camagi
Tre vini a base di Cabernet Franc provenienti ciascuno dalla parcella che dà il nome al vino. Tre diversi terreni, capaci far emergere un carattere distintivo al Cabernet Franc da esse prodotto.
Le Cupole
Il second vin della Tenuta, in cui troviamo i quattro vitigni tipici del taglio bordolese diventato un classico tra i super-tuscan più accessibili.
Bianco Trinoro
Messo in commercio dall’azienda nel 2016, è un affilato 100% Semillon.