Passione Gourmet La Trota - Rivodutri - Scheda 2021 - Passione Gourmet

La Trota

Ristorante
Chef Sandro e Maurizio Serva
Recensito da Claudio Persichella

Valutazione

17/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • Nel panorama gastronomico italiano, una cucina che si conferma d’elezione.
  • La modestia, vera, dei due fratelli Serva.

Difetti

  • Non è a portata di mano... ma forse il bello è anche questo.
Visitato il 03-2021

La Trota: uno scrigno gastronomico della provincia italiana

Ci sono luoghi che entrano a far parte del proprio immaginario personale grazie alle esperienze fatte che poi il tempo, giudice finale, cristallizza nella memoria.

Al termine di una strada che da Roma, attraverso la Salaria, si dispiega nel cuore dell’alta Sabina fino alle campagne intorno a Rivodutri ecco, lungo il torrente Santa Susanna, la villetta che alle porte del piccolo centro abitato, da tanti decenni ospita La Trota, uno di quei luoghi nobilitati dal passato, di cui sempre troppo poco si parla, ma che costantemente dimostrano di avere tutti i titoli per essere parte della ristorazione d’elezione del nostro Paese.

La ristrutturazione architettonica, avvenuta più di un lustro fa, ha reso più luminosa la sala, svecchiandone l’atmosfera, e ha aperto l’ingresso alle nuove generazioni, i cugini Amedeo e Michele, che in vestono i panni dei padroni di casa proseguendo nell’arte dell’accoglienza il già brillante esempio dato loro dai genitori: i fratelli Sandro e Maurizio, ora esclusivamente dediti al lavoro ai fornelli.

Una cucina elegante e ricca di sfumature

L’impronta culinaria del ristorante si conferma quella che conosciamo, basata su architetture gustative non appariscenti che veicolano come sempre un gusto equilibrato, sfaccettato, e ricco di sfumature che spaziano a 360° amplificando una spiccata eleganza di fondo, autentico biglietto da visita dei fratelli Serva.

La cucina de La Trota esalta il territorio e i pesci di acqua dolce, ma non si risolve affatto in essi traendone piuttosto l’abbrivio per un percorso che vivacemente brilla in tutte le partite evidenziando quella versatilità, quella creatività e quella padronanza delle tecniche già più volte da noi apprezzate e sottolineate.

Beninteso: la malefica pandemia ha colpito tutti indistintamente lasciando strascichi da cui nessuno risulta esente e questo lo si intravede in qualche semplificazione, chiaramente contingente, che stona un po’ con la complessa, giammai complicata, sensibilità alla base della cucina del ristorante.

Squisita l’apparentemente semplice bisque di gambero cui l’elicriso dona note che sono quasi di liquirizia e curry che completano felicemente le note minerali di un carnoso cardoncello, o il brodo di genziana, le cui nuances aromatiche rappresentano degno contraltare dei tortelli ripieni di patate affumicate e anguilla.

Ancora un luccio dalla lunga salatura (15-20 giorni) che lo rende di consistenza simile a un baccalà, si coniuga felicemente alla voluttuosa nappatura di una squisita salsa di patate americane; i dolci, da sempre uno dei punti di forza del locale, confermano la propria fama grazie a una riuscita rivisitazione della zuppa inglese – in cui golose sfere di cioccolato bianco e crema pasticcera sono magistralmente ricoperte da polvere e scaglie di Alkermes – o alla basica concentrazione di una salsa ai mirtilli che, arricchendosi di assai opportune note di timo, accompagna uno yogurt di capra e pere di esemplare fattura, a chiudere un pasto in uno scrigno gastronomico di valore assoluto della provincia italiana.

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