L’inverno e la lepre alla Peca di Lonigo
Tripudio d’inverno: estratto di un pranzo trimalcionico a La Peca
In una cruda e grigia giornata di inizio febbraio
Seduta al tavolo dell’accogliente e calda sala de La Peca di Lonigo, dopo una sequenza di portate pantagruelica e di alta levatura, mi viene presentato un piatto così declinato: lepre, fegato grasso, nespole al bitter e chips di verza.
La visione d’insieme mi regala immediatamente sensazioni molto piacevoli. Lo sguardo è rapito e attratto da una cromaticità variegata, straordinaria: si va dal rosso rubino della carne alla carrellata di tonalità del verde della verza, passando per l’ ocra – ruggine della composta di nespole al bitter.
Avvicino il viso al piatto per cercare un ritorno olfattivo e un’esplosione di sentori aromatici sale verso di me, esaltandone l’intensità: su tutto, i profumi speziati dati dal bitter di Baldo.
Accosto le mani al piatto e sento che la sua temperatura è calda: il giusto accorgimento per far sprigionare appieno i sapori.
La lepre, a vederla, è soda e compatta; al palato, il sapore è giustamente gustoso, avvolgente, nessuna nota selvatica: ciò che sto assaporando è il frutto di una sapiente frollaturaLa frollatura è un procedimento che consiste nel conservare per un periodo più o meno lungo carne, selvaggina e talvolta anche pesce, prima di cucinarli, affinché i tessuti si inteneriscano e acquistino sapore e profumi. Tutti i vertebrati dal momento del decesso subiscono un processo di irrigidimento dei muscoli, rigor mortis, per cui è necessario un periodo di pausa tra... Leggi e di una ricercata modalità di cottura, di brevissima durata e a temperatura assai bassa. Adagiata sulla carne, c’è una salsa civetIl civet è un metodo di cottura particolarmente adatto alla selvaggina, che consiste nel cuocere la carne a fuoco lento in una salsa a base di vino, sangue, verdure e spezie.... Leggi dal timbro sì speziato, ma non invadente e, in bocca, si avverte una consistenza piacevolmente setosa. Ancora, c’è un gioco serrato tra la componente acida della crema di nespole e quella aromatica del bitter. Di più, ci sono la dolcezza e la grassezza del fegato grasso, resa lieve perchè servito fresco, semplicemente salato, a dare morbidezza al piatto, sposandosi perfettamente alla magrezza della carne.
Su tutto, qua e là, con grande perizia estetica, delle chips di verza, rese croccanti e friabili affinchè pure l’udito abbia la sua felicità, donata dai suoni della masticazione.
Nell’ insieme, il piatto, pur nella sua complessità, presenta un equilibrio di rara fattura e, degustandolo, mi convinco, una volta ancora, che il cibo è gioia, divertimento, allegria, emozione, cultura, storia, soddisfazione. E merito immenso a un ristorante di cui veramente troppo poco si decantano i pregi : La Peca di Lonigo.
Un bellissimo racconto grazie!!!
Grande Chiara, una cosi vivida e appassionata descrizione che mi sembra di aver partecipato al banchetto...
Complimenti Chiara ! e un viaggio di puro piacere per i cinque sensi !
Che buono!!!mi sembrava di sentire i saporii e profumi che descrivevi. Grazie Chiara, per aver condiviso questa esperienza culinaria. Complimenti al cuoco.
Grazie Chiara, sempre eccellente la sua descrizione.
Sempre sul pezzo. Il tuo sapere e gusto me lo fai apprezzare sempre grazie
Che Bella descrizione Chiara! .... ora mi hai fatto venire L ‘acquolina
Colori, profumi, consistenze, temperature, sapori: tutti i sensi sono stimolati da un gran piatto. E insieme alla parte sensoriale emozione, gioia e allegria. Grazie Chiara per questa descrizione magistrale di un piccolo capolavoro culinario.
Una descrizione accurata che rende l'idea e la particolarità del piatto. Complimenti Chiara
Anche se non fosse il momento per un pranzo o una cena dopo questa precisa e competente descrizione l'acquolina ti viene, grazie Chiara.