Passione Gourmet Osteria Bottega - Passione Gourmet

Osteria Bottega

Trattoria
Via Santa Caterina 51, Bologna
Chef Fabrizio Monti
Recensito da Filippo Boccioletti

Valutazione

Pregi

  • La migliore tradizione felsinea.
  • Alcuni tra i migliori salumi in circolazione .
  • L’oste patron e la sua passione valgono la visita.

Difetti

  • Manca un sito internet.
  • Non c’è la carta dei vini.
Visitato il 05-2019

Il manifesto di Bologna e del suo istrionico patron

Frequentiamo l’osteria di via Santa Caterina da pochi giorni dopo la sua apertura, nel 2005, e terminata la nostra ultima cena un senso di rammarico ci ha pervaso: quello di non aver frequentato, negli ultimi anni, questo locale più spesso. Purtroppo, anzi per fortuna, la “Bottega”  è sempre piena, e per accaparrarsi uno dei cinquanta coperti occorre organizzarsi con un po’ d’anticipo, ma l’esperienza vale lo sforzo. Di Bologna “la grassa” questo ristorante costituisce l’icona e il manifesto, in un unicum senza soluzione di continuità con Daniele Minarelli – Dado per tutti, istrionico oste e patron senza cui questo luogo non sarebbe lo stesso – che incarna un modo di servire, anzi di intrattenere, unico, fatto di passione maniacale per il proprio lavoro, calore e empatia per l’ospite, coinvolgente teatralità nel raccontare le pietanze.

All’osteria Bottega si viene per godere, magari per sporcarsi le dita con una fetta del miglior culatello che avete mai assaggiato (ce ne sono diversi, tutti stagionati 36 mesi e selezionati personalmente da Minarelli)  o per concedersi una libidinosa rondella di salsiccia cruda abbinata con un A.R. Lenoble millesimo 2008, e ritrovare un po’ di quella gaudente bolognesità a tavola ormai ahinoi in via d’estinzione.

Un percorso ristoratore, incentrato sulla migliore tradizione felsinea

Il menù è incentrato, come da copione, sulla tradizione bolognese e quindi ampio spazio al “divin suino” negli antipasti, primi piatti di pasta all’uovo, secondi a base prevalentemente di animali da cortile e piccione. Insieme alle ghiotte animelle di vitello cacio e pepe, cotte alla perfezione e servite con fave e piselli, siamo partiti con una sontuosa selezione di salumi: ricordiamo ancora la scioglievolezza del lardo di maiale nero profumato al rosmarino, e il salame da Oscar macinato e insaccato direttamente dall’oste, mentre della selezione di culatelli e della salsiccia cruda abbiam già detto. Ineccepibile il passaggio delle due pastasciutte, entrambe fatte a mano: una suadente tagliatella al culatello e asparagi, e uno strichetto piselli e salsiccia, dal morso calloso.

Sul versante secondi, immancabile la cotoletta petroniana, correttamente eseguita nella variante a base di vitello e il fortemente ematico piccione di nido con spinaci e spugnole, piatto virile a cui abbiamo perdonato senza remora il fondo di cottura forse lievemente troppo sapido. Dopo la bollicina d’Oltralpe succitata, abbiamo optato a sostegno delle pietanze cucinate per un Barbaresco Serraboella 2014 (Cigliuti) elegantemente robusto e vellutato.

Due sorbetti, alle fragole e allo zenzero e albicocca, ci hanno consentito di chiudere con agilità la cena: tre ore di calore, buona atmosfera e  godimento per le papille gustative. Se, come noi, credete che ristorante è innanzitutto il participio presente di ristorare, correte senza indugio sotto i portici di via Santa Caterina troverete soddisfacimento al palato e, perché no, all’animo!

La galleria fotografica:

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