Un siciliano nella terra dei Papi
Tra tutte le muse ce n’è una che, oltre a ispirare le arti liberali, ispira anche, e volentieri, l’arte culinaria: è la nostalgia e, in particolare, la nostalgia di casa e dei sapori dell’infanzia. È questo motore che muove Lorenzo Iozzìa, da circa dodici anni, appena fuori dal borgo medievale di Vitorchiano.
E pensare che da Lentini (SR) era arrivato a Viterbo per studiare agraria ma, proprio nella città dei Papi, viene folgorato dal sacro fuoco della passione culinaria che esercita dapprima alla Pentolaccia e, quindi, proprio qui, a Villa San Michele, dove avvia una fiorente attività banchettistica, la trattoria Basilicò al piano inferiore e, a quello superiore, il ristorante gourmet che porta il suo nome e che strategicamente colloca in una piccola, intima sala con solo cinque tavoli, alcune sculture brutaliste e un bellissimo camino.
Una cucina generosa, entusiasta e, ovviamente, barocca!
Qui, e nonostante l’urbanità dell’arredo, ogni piatto rappresenta un omaggio incondizionato alle proprie origini siciliane e, come tale, è un crogiolo fertile e generosissimo di ingredienti e suggestioni, spesso ben combinati tra loro ma anche solo giustapposti, benché con costanze zelo e pure una certa barocca opulenza. Tra gli elementi ricorrenti si ritrovano gamberi, mandorle, arance Tarocche, alici e uve di Pantelleria qui unite o, meglio, contaminate dal paniere della Tuscia fatto di nocciole, verdure e prodotti caseari locali.
È questo il substrato con cui lo chef elabora un viaggio di andata e ritorno da un luogo all’altro fatto di sentieri talvolta solo abbozzati, o comunque troppo poco audaci, che non possono tuttavia lasciar indifferente il commensale a patto che questo decida di lasciarsi trasportare dall’intimo legame di appartenenza di Iozzìa con la propria terra natia.
In questo senso questa è, a tutti gli effetti, una casa e, come tale, è privata e accogliente al punto da permettervi di trascorrere ore di autentica serenità dopo aver visitato, magari, una delle tante affascinanti mete turistiche della zona.
La Galleria Fotografica:
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Amuse-bouche: cannolo di rapa rossa, ricotta di pecora e gambero di Mazara marinato; pesce spada con melanzana e tapas
Con il termine spagnolo tapa, si indica un'ampia varietà di preparazioni alimentari tipiche della cucina spagnola consumate come aperitivi o antipasti. Le tapas spagnole sono preparate con ingredienti legati alla produzione alimentare mediterranea. Le tapa possono essere fredde, quando vengono preparate, per esempio, con le olive miste ed il formaggio, o calde, con polpo e calamari fritti. L'origine della parola... Leggi di baccalà: pelle fritta con mousse di baccalà, aceto di lamponi e gel di pomodoro
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- Capesante, carciofi, nocciole dei Monti Cimini, pinoli tostati, uva passa di Pantelleria, alici Masculina da Magghia, rete al nero di seppia, spinaci al burro salato
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- Mazzancolla sabbiata al panko, gel di rapa rossa, crema di patate arancioni, limone candito, clorofilla e polvere di spinacino
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- Salto della campagna: guazzetto d’arancia, ricotta, grue di cacao, carruba, mandorla D’Avola e Tarocco candita
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- Al contadino non far sapere: crumble al burro, gel di rapa rossa, gelato di erborinato, cialda di cannolo al cioccolato, mostarda di pere, aceto balsamico