Valutazione
Pregi
- Cucina classica, ben eseguita.
- Location suggestiva.
Difetti
- Tempi di servizio migliorabili.
- Selezione dei vini offerti in abbinamento al menu degustazione non entusiasmante.
Il connubio tra mura romane ed elementi di design ultramoderni rende assolutamente originale e fascinoso l’ambiente del Gellius. Al punto che quasi meriterebbe una visita anche a prescindere dalla cucina.
Si ha la sensazione di mangiare all’interno di un sito archeologico arricchito però da elementi di raffinata modernità. In particolare il nome del ristorante trae origine dal fatto che tra i reperti del luogo pare vi fosse anche la lapide del patrizio romano Caio Gellius.
Al Gellius si è aggiunto in epoca recente un bistrotBistrot o Bistrò. Piccolo locale tradizionale francese che offre un servizio simile all'osteria italiana. La crescita esponenziale di locali di avanguardia in formato Bistrot (negli anni 2000), prima in Francia come risposta all'alta cucina da Hotellerie e poi in tutta Europa, ha segnato un vero e proprio 'movimento' gastronomico associabile al termine "Bistronomia", da cui deriva l'aggettivo 'Bistronomico' (usato dagli... Leggi, il Nyù, dove cucina e sala costituiscono un unico ambiente che dà l’idea di un museo con elementi high tech. La cucina del bistrot, curata da Daria Casamichele, propone a pranzo un light lunch, mentre la sera la proposta è più strutturata seppure nel solco di una grande semplicità ed immediatezza, a prezzi poco più alti di quelli di una trattoria.
E poi c’è la cucina del ristorante stellato, affidata dall’ormai lontano 2001 alle esperte mani di Alessandro Breda, cuoco formatosi frequentando prestigiose cucine in Italia e all’estero quali il Four Seasons a Londra, l’Enoteca Pinchiorri, Tantris a Monaco di Baviera e, last but not least, approdando alla corte del Maestro Gualtiero Marchesi.
Scuola classica, quindi, come classica si rivela la sua cucina. Sulle note dell’eleganza Breda declina preparazioni con mano ferma da cuoco navigato qual è, mettendo in mostra una conoscenza delle tecniche di cucina non indifferente. Anni di studio e sacrificio che oggi si esplicitano sul calore sprigionato dalla fiammante Molteni di guardia in cucina. Una filosofia che abbraccia i ricordi dei pasti preparati dalle nonne la domenica in chiave moderna, fatta di fuochi, padelle sfrigolanti e forni roventi. Tecnica ineccepibile dunque al cospetto di una vena nostalgica perfettamente contestualizzata con la location.
In un omaggio al territorio, quella provincia trevigiana che all’ombra delle Dolomiti scorge la laguna veneziana all’orizzonte, la carta si divide equamente tra piatti di terra e di mare. Una cucina che si pone l’obiettivo di voler andare incontro al gusto dei più, disegnando traiettorie morbide percorse ad una velocità di crociera utile per godere del paesaggio circostante.
Il servizio disteso e cordiale, nonostante le tempistiche migliorabili, introduce una carta dei vini importante che propone un vasto assortimento di etichette italiane (Piemonte in primis) ed internazionali. Ci si sente immersi in ambiente delicato e accogliente, discretamente distaccato dal resto del mondo, ambizioso e un po’ narciso. Tutto lascia presagire ad una ricerca stilistica minuziosa, eppure, nella nostra ultima visita, abbiamo percepito un po’ di stanchezza, intesa non in termini di esecuzione dei piatti, ma purtroppo nella concezione degli stessi. Il menù degustazione proposto a sorpresa di sorprendente rivela ben poco. Durante il pasto si alternano piatti più convincenti come il Risotto, goloso e perfettamente eseguito che si fa apprezzare anche per la precisione della cottura, o i Tortelli (al cacao) di mandorle con polvere di acciughe, ad altri meno stimolanti come la Costata di manzo servita con crema di patate al limone.
Una cena che assomiglia ad una conversazione attesa e sostenuta con l’amico di una vita, che però pecca in brillantezza. Troppi i piatti incastrati nel limbo della piacevolezza, che pur non deludendo mai non riescono nemmeno a convincere del tutto. Sarebbe lecito quindi aspettarsi di più da un cuoco come Breda, che negli anni ha fatto vedere di saper padroneggiare l’arte come pochi altri colleghi.
Spugna di arachidi con gel di arancia
Molto buono il Burro alla nocciola
Zucchine fritte e alghe
Crema di cipolla, pancetta croccante, pane di segale
Il degustazione inizia con la freschezza di sapori e la delicatezza della Ricciola marinata in cevicheLa cevice è una ricetta a base di pesce o/e frutti di mare marinati nel limone, uniti ad alcune spezie come il peperoncino e il coriandolo. Preparazione tipica della gastronomia di alcuni paesi dell'America Latina che si affacciano sull'Oceano Pacifico quali: Colombia, Cile, Perù, Ecuador, Panama, Messico, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e Guatemala.... Leggi di frutta e in tempuraLa tempura è un piatto tipico della cucina giapponese a base di fritto misto di molluschi, crostacei e verdure. Gli ingredienti vengono intrisi, prima della frittura, in una pastella di farina di riso, acqua gasata e ghiaccio.... Leggi, piatto sostanzialmente mono-ingrediente che gioca molto sulle diverse consistenze al quale avrebbe giovato secondo noi anche un più marcato contrasto tra le temperature
Tortelli (al cacao) di mandorle, polvere di acciughe, parmigiano soffiato
Risotto con finferli e mortadella croccante mantecato al cremino di Vezzena. Sopra, un giro di salsa al vino rosso
Costata di manzo disossata, crema di patate al limone
Cioccolato bianco, fragola, rabarbaro e sorbetto al sambucoIl sambuco è un genere di piante tradizionalmente ascritto alla famiglia delle Caprifoliacee, che la moderna classificazione filogenetica colloca nella famiglia Adoxaceae. I fiori del sambuco trovano impiego in erboristeria per la loro azione diaforetica. Con i fiori è possibile fare uno sciroppo, da diluire poi con acqua, ottenendo una bevanda dissetante che è molto usata in Tirolo, in Carnia... Leggi
Piccola pasticceria
Dida foto dodici.