Valutazione
Pregi
- L'ambiente, confortevole e moderno.
- Il servizio, cortese e professionale sebbene giovane e disteso.
Difetti
- Uno stile di cucina un po' inconcludente.
- Il conseguente sfavorevole rapporto qualità/prezzo.
Aspettativa canaglia.
Quella che inizia a circuirti settimane prima della partenza, e che per tutto il tempo che separa la prenotazione dal “fatidico giorno” ti perseguita e ti fa pregustare e sognare luoghi, sapori, odori, emozioni. Quella lieve ansia da attesa, legata con un doppio filo all’anima stessa del viaggiare, che è il motore della nostra passione. E che quando viene soddisfatta permette di vivere, se inizialmente non è particolarmente alta, esperienze stupefacenti, inaspettate e sorprendenti; ma quando l’aspettativa è parecchio alta, ed essa viene totalmente appagata ecco, quello è il momento in cui si raggiunge la piena sublimazione, l’orgasmo sensoriale, la pura essenza di una passione.
Chiaramente, come ogni cosa bella, sfortunatamente c’è un rovescio della medaglia, e ognuno di noi appassionati purtroppo lo sa bene: cocenti sono quelle delusioni che, a fronte di un’aspettativa molto alta, non vengono ripagate da un’adeguata risposta. Settimane di attesa e di sogni ad occhi aperti, svanite nella nebbia.
Akrame le carte in tavola per un’esperienza memorabile le ha tutte: 20 coperti, uno dei ristoranti parigini più chiacchierati dell’ultimo anno, lodi più o meno unanimi sul web, riconoscimenti a destra e a manca, una vera e propria ascesa verticale che ha condotto lo chef franco-algerino Akrame Benallal dall’apertura ai pari macarons pneumatici in soli tre anni.
A un mese e mezzo dalla data desiderata, un mercoledì, per pura fortuna riusciamo a trovare un tavolo libero a cena ma per il lunedì, l’unico tavolo disponibile in tutta la settimana.
E invece?
Aspettativa canaglia.
Il locale, sito in una viuzza parallela alla direttrice tra l’Arc de Triomphe e Trocadero, è incastrato tra due anonime vetrine ove ci si aspetterebbe di trovare un fruttivendolo o un macellaio, più che un ristorante di questo tono. Una ristrutturazione imponente, arredi molto moderni, smalti, metalli e toni minimalisti, con quella punta di trendy che smorza i toni, rinvigorisce l’ambiente ma non infastidisce. Un’accoglienza capace, distesa e professionale, accomodante, con il sorriso e in grado di metterti a tuo agio in una manciata di secondi.
E poi c’è la cucina. Corretta, piacevole, adeguata. Tre aggettivi che no, difficilmente contestualizzeresti in una premessa come quella poco sopra. Una cucina che è lecito aspettarsi frizzante, cristallina, in grado di stupire, di coinvolgere, di colpire… e non capace solo di lasciarti sopito, a pensare “…ok, bene, tutto qui?”
Piatti senz’altro corretti, ben fatti e solo blandamente stimolanti, certo scevri da grossolani errori ma purtroppo privi di particolari spunti o chiavi di lettura, fatti di ingredienti ed accostamenti potenzialmente interessanti, ma vanificati da assenza di concentrazione e da elementi prevaricanti sul resto, con una carenza generale di armonia e di equilibrio.
Uno stile forse più adatto alla cucina di un rapido, economico ed informale bistrotBistrot o Bistrò. Piccolo locale tradizionale francese che offre un servizio simile all'osteria italiana. La crescita esponenziale di locali di avanguardia in formato Bistrot (negli anni 2000), prima in Francia come risposta all'alta cucina da Hotellerie e poi in tutta Europa, ha segnato un vero e proprio 'movimento' gastronomico associabile al termine "Bistronomia", da cui deriva l'aggettivo 'Bistronomico' (usato dagli... Leggi, non certo ad uno tra quelli giudicati centravanti della ristorazione parigina di oggi. Quindi viene da chiedersi: al netto dell’aspettativa, dei rumors e delle liste d’attesa di settimane, sarebbe stata questa una cena in egual misura inappagante? Chissà, quel che è certo è che una cucina un po’ banale, anche se corretta, lo è a prescindere, soprattutto quando proposta a certi prezzi non propriamente “a buon mercato”.
La minimale, spartana (e buia) mise en place.
Uno dei quadri alle pareti, tutti curiosamente rappresentanti donne tatuate.
Scorcio della piccola sala
La prima e la più sfiziosa delle entratine: Oreo al Parmigiano…
…e le altre.
Il servizio del burro.
Con il pane, di un solo tipo, ben fatto.
Il primo piatto, dal menù di quattro portate “Coup de Coeur”, tutte a discrezione della cucina (come nel caso del menù da 6 portate, “GourmandPer "gourmand" si intende una persona amante della buona tavola, in particolare delle preparazioni di stampo classico, un cultore della gola. Ghiottone.... Leggi”).
“Verdure: Zucca/Riccio di mare/Formaggio Mimolette”. Piatto potenzialmente interessante, all’atto pratico si rivelerà una vellutata di zucca, che incredibilmente riesce a coprire quasi totalmente sia la Mimolette che i ricci di mare.
“Molluschi: Vino/Molluschi”. Semplicemente, nulla più che la descrizione: vino e molluschi, che non riescono a trovare un punto d’incontro armonico, tra l’acidità del vino, scissa tra l’aria e il brodo, e la gommosità dei molluschi.
“Marinaio: Triglia/Lardo di Colonnata/Indivia/Riso Rosa” Una buona triglia, con un sottile strato di lardo a donare un po’ di grassezza all’insieme, con una concentrata e sapida salsa. In accompagnamento (?) una scodellina di riso e indivia dalle note dai ricordi nordafricani, agrodolce e molto speziata. Buona la triglia, buono il riso… ma insieme?
“Rinfrescante: Sorbetto di mora/Aceto di mele”, servito in maniera… rinfrescante in un bicchierino in ghiaccio. Acido, fresco e dolce. Un bello stop tra una portata e l’altra.
“Carne: Piccione/Mais/Curry”. Idem come i piatti precedenti. Un piccione di buon livello, adagiato su del mais e coperto da una polvere di popcorn, con una salsa… nettamente al curryCon il termine curry in italiano si intende una varietà di miscele di spezie pestate nel mortaio, in uso principalmente nel sud-est asiatico. Le spezie utilizzate possono variare notevolmente e, a seconda di quelle dominanti, possono cambiare il colore e la piccantezza della miscela. In India l'equivalente italiano della parola curry è masala, del quale ne esistono decine di varietà,... Leggi. Simpatica la declinazione mais/popcorn, solo troppo dolci per esaltare il piccione. Ma una volta giunti al curry, tutto il resto un po’ soccombe.
In stile Gagnairano (dove Akrame ha lavorato), tre i piccoli dolci, serviti tutti insieme.
“Avocado/Banana/Cioccolato bianco”: Avocado e banana pungenti ed astringenti (forse un po’ troppo), con il cioccolato bianco che smorza i toni.
“Dolcezza: Cioccolato, Carbone di Bambù” Ottimo equilibrio tra dolce e croccante. Dessert molto buono e goloso.
“Raviolo pera & noci/Sorbetto alla birra”.
Caramellina alla liquirizia finale, rinfrescante.
Dolcetto finale, con tavoletta di cioccolato… “à emporter”
Anche se le Suicide Girls alle pareti fanno tendenza, sembra che Akrame non valga una messa a Parigi...