Valutazione
Pregi
- Il pesce fresco
Difetti
- In cucina si tende a semplificare un pò troppo
Trattoria di lusso. Mai come per il ristorante di Nadia Vincenzi questa definizione ci pare azzeccata. Rende perfettamente l’idea di quello che troverete in questa accogliente casetta immersa nel nulla della bassa bresciana.
Qui non ci si capita per caso. Si viene apposta per mangiare del buon pesce, proveniente tutti i giorni dal mercato di Chioggia. E d’altra parte la materia prima che abbiamo trovato è inappuntabile. Sia che si parli di crostacei, sia di pesce povero il risultato non cambia. Solo pesce freschissimo e di buona qualità.
Fatta questa doverosa premessa sulla sincerità della materia prima proviamo ad entrare nel merito della definizione trattoria di lusso.
La confezione è certamente di lusso: ambiente elegante, tavoli correttamente distanziati, mise en place di buon livello. Anche i prezzi non sono certo da trattoria, come i ricarichi sulla non estesissima carta dei vini.
Poi c’è lei , Nadia Vincenzi, che interpreta alla perfezione la figura dell’oste di una volta. E il suo è un vero e proprio one woman show. Dominatrice assoluta della sala, grande affabulatrice, eccellente venditrice è lei ad illustrare ad ogni tavolo la carta che, come in ogni trattoria che si rispetti, è in parte scritta e in parte raccontata a voce a seconda del pescato del giorno.
Un approccio diretto e appassionato quello di Nadia, che in assoluto può piacere o meno ma che nello specifico raccoglie grandi consensi da una clientela composta in larga parte da clienti abituali. Segno che qui si torna, che la formula funziona.
Carta dei vini, dicevamo, non molto ampia ma ricca e di lusso sul versante bollicine.
Il servizio è volenteroso e gentile anche se qualche impaccio al momento del servizio del vino tradisce la mancanza di un sommelier professionista.
Quindi c’è la cucina, che, come noto, è quello che ci interessa di più.
Detto in premessa della bontà della materia prima, rileviamo che la cucina è molto semplice. In alcuni casi a nostro giudizio fin troppo semplificata, come cercheremo di chiarire di qui a poco.
Gli antipasti, assai abbondanti, sono suddivisi tra crudité assortite e assaggi caldi e sono di buon livello.
E qui tocchiamo con mano il talento di Nadia che ci presenta un buono ma semplice sauté di vongole come se fosse l’ultima creazione di un genio della cucina. E’ un piatto che, ci confessa, non può eliminare dal menu poiché sempre richiestissimo da tanti suoi clienti che pare vengano apposta per mangiarlo.
Quindi, la chef (che nel frattempo tra il serio e il faceto ha “intimato” ai ragazzi in sala di lasciare a lei sola il contatto con questo tavolo di clienti particolarmente “curiosi”) ci confessa che preferisce non servire pasta secca poiché i tempi di cottura le creano qualche problema in cucina. Per lo stesso motivo, riteniamo, in carta non c’è un risotto.
Grande tensione verso la semplificazione che però a nostro giudizio diventa eccessiva quando ci rendiamo conto che tre dei quattro primi in carta sono piatti pressocchè fotocopia e il quarto è “soltanto” molto simile.
Tutti basati su una base di pomodorini, prezzemolo e peperoncino, a variare è il formato di pasta e il crostaceo o il pesce di volta in volta utilizzato.
Per farla breve le Orecchiette mazzancolle canocchie pomodoro datterino e carciofi e gli strozzapreti gamberi rossi e guancette di pescatrice ci sono sembrati davvero cucinati allo stesso modo. Come può facilmente evincersi anche dalle foto si tratta di piatti davvero difficili da distinguere. Non abbiamo provato gli gnocchetti di patate, pescatrice, pomodorini datterini e canocchie ma non fatichiamo ad immaginarli.
Lo stesso intingolo che poi sembra riemergere nella zuppa di pesce, buona anche se non troppo “tirata”.
Nel solco della semplicità i secondi dove il pescato del giorno viene classicamente declinato alla griglia (anche sotto forma di divertenti spiedini), fritto o al vapore.
In sintesi, da Nadia ci è parso un locale dell’impostazione un po’ vintage che ha il suo pubblico di affezionati, cosa di cui siamo lieti, ma dalla cui cucina onestamente ci aspettavamo di più.
Ad Majora.
Amuse bouche, sorprendentemente non marino: zuppa di farro e roveglia.
Sautè di vongole. Per la precisione trattasi non di vongole veraci ma dei cc.dd. lupini.
Crema di patate e porri con rana pescatrice e olio al basilico.
Il piatto migliore: SchieGamberetti tipici della laguna veneta che solitamente vengono fritte e accompagnate da una morbida porzione di polenta bianca a base di farina di mais, tipica della regione Veneto. Le schie sono dei gamberetti di piccole dimensioni di colore grigio e caratterizzate da un gusto unico, la cui polpa è ricca di sapore... Leggi della laguna veneta con polentina bianca. Qui la materia prima è non solo fresca ma anche ricercata.
Strozzapreti gamberi rossi e guancette di pescatrice. Pasta di consistenza non entusiasmante.
Orecchiette mazzancolle, cannocchie, pomodoro datterino e carciofi.
Gli spiedini di calamaretti, seppioline, gamberi e scampi sgusciati sul carbone.
La zuppa di crostacei e pesce di scoglio.
Semifreddo lime e tequila.
Concordo in tutto e per tutto, da Trattoria a Majora, qui se la giocano “sull’inappuntabile materia prima”. Eppure, o infatti, ci sono stato più volte, sarà per la qualità delle moeche, per la catalana, per gli spiedini, o per ritrovare il gusto delle cc.dd. poveracce, perché le vongoline di sabbia dell’Adriatico hanno un loro perché e un loro perdinci…
conosco la Nadia ed il suo ristorante fin da quando era a Sarnico sul lago d'Iseo....a mio parere una cucina abbastanza scontata e banale, seppur con eccellente materia prima. gli unici piatti che mi attraggono e mi convincono a ritornare ogni tanto nel suo locale sono le schie con la polentina... la gustosa grigliata di pesce, passato nel pangrattato e cotto sulla carbonella...e le moeche fritte in stagione.