Passione Gourmet Inopia, Chef Andrea Dolciotti, Roma, di Norbert

Inopia

Ristorante
via del Fontanile Arenato 155/157, Roma
Chef Andrea Dolciotti
Recensito da Presidente

Valutazione

13/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Tranquilla risorsa in una zona semiperiferica della capitale

Difetti

  • Alcune preparazioni poco equilibrate
Visitato il 05-2013

In una tranquilla zona semi periferica della capitale, da un paio d’anni, lo chef Andrea Dolciotti ha aperto la sua risorsa negli stessi locali dell’ex ristorante Iolanda.
L’intento è quello di offrire, in un ambiente un po’ spartano ma raccolto e molto intimo, appena cinque-sei tavoli (ma con la terrazza antistante la sala da poter sfruttare nella bella stagione), una cucina tradizionale in connubio a un’altra senz’altro più audace e innovativa, che strizza l’occhio a tendenze meno territoriali e più personali; entrambe, ripartite in un essenziale menù con una quindicina di pietanze salate in tutto.
In un’atmosfera rilassata con ritmi quasi compassati e un servizio particolarmente cordiale capiterà di assaggiare pietanze molto ben realizzate insieme ad altre ricche di buoni propositi ma decisamente perfettibili sia riguardo a concezione che a esecuzione.
Il fatto che Andrea Dolciotti abbia dei trascorsi in una istituzione romana come Roscioli lo si nota chiaramente dall’impeccabile carbonara che ci è capitato di assaggiare, giustamente inclusa nel menù degustazione grande.
Più perplessi ci ha lasciati la tartare di manzo con gelato di senape, spinaci e gelato all’olio d’oliva. Questo non perchè sia un piatto assemblato, la grandezza può risiedere infatti anche in questo tipo di preparazioni, piuttosto per la fattura dei due gelati, soprattutto quello all’olio, molto poco concentrato, che avrebbero dovuto accompagnare e sottolineare le qualità della carne.
Di buona consistenza ed equilibrati gli gnocchi di seppia con un fresco gazpacho di barbabietola e saporiti e acidi agretti mentre le ben più azzardate linguine con burrata, ricci di mare e caffè sono caratterizzate dalla netta prevalenza della nota grassa della caseina sia sulla delicatezza del riccio di mare, non pervenuto, che sul contrappunto speziato del caffè.
La costina di maiale, alle quattro cotture, marinata, tostata, cotta nel brodo e passata al forno, arriva alla prova dell’assaggio un po’ troppo provata, leggi sfibrata, in modo tale da opporre troppa poca resistenza sia al taglio che alla masticazione.
Molto più soddisfacente la texture della picanha, servita con una buona salsa ai funghi e chips di patate dolci.
Il semifreddo, piuttosto freddo, di cioccolato bianco e lime, crema al karkadè, meringa al limone e crumble alle nocciole completa un’esperienza tutto sommato piacevole in cui i margini di miglioramento si intravedono tutti.
Carta dei vini embrionale con poche etichette di piccole cantine ma è davvero lodevole l’invito a portare bottiglie da casa con un diritto di tappo di soli due euro.

Sarda fritta, marinara e mozzarella.

Pane e grissini (perfettibili, soprattutto questi ultimi).

Tartare di manzo, gelato di senape, spinaci, gelato all’olio di oliva.

Impalpabile ostrica con whisky torbato.

Gnocchi di seppia con gazpacho di barbabietola, latte di cocco e agretti.

Linguine con burrata, ricci di mare e caffè.

Carbonara.

Costina di maiale marinata, tostata, cotta nel brodo e infornata, salsa di cipolla, chutney di pomodoro, vaniglia, schiacciata di patate.

Picanha (codone di manzo), salsa ai funghi, chips di patate dolci.

Predessert: Montblanc, composta di castagne al rum, mousse di fava tonka, meringa.

Semifreddo di cioccolato bianco e lime, crema al karkadè, meringa al limone, crumble alle nocciole.

Sala

Particolare

Ingresso

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