Passione Gourmet Atlas Coelestis, Chef Cristiano Iacobelli, Roma, di Norbert

Atlas Coelestis

Ristorante
via Malcesine 41, Roma
Chef Cristiano Iacobelli
Recensito da Presidente

Valutazione

14/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • Una buona e rassicurante cucina in una location molto particolare

Difetti

  • La distonia tra ambiente e tipo di cucina.
Visitato il 02-2013

Nel quartiere trionfale della capitale, zona Cortina d’Ampezzo, ecco un locale che non può certo lasciare indifferenti. In un grande capannone situato all’interno di un complesso sportivo, lo chef patron Cristiano Iacobelli assieme alla moglie Cristina ha impiantato nel 2001 il loro micro birrificio di qualità.
Non bastasse da sola questa passione, l’hanno coniugata con l’astronomia e con una malcelata ammirazione per un tipo di arredamento futurista che, tanto per intenderci, non sarebbe dispiaciuto allo scenografo di Guerre Stellari.
Il risultato in un ambiente così particolare è difficile da descrivere, ma è certamente unico nel suo genere e senz’altro suggestivo.
Le ampie volte, puntellate dalla luce soffusa di pianeti pendenti e costellazioni sapientemente posizionate, il freddo di elementi metallici, i grossi fusti a vista deputati alla produzione della birra, le giunture e le guarnizioni ricorrenti sin dalla porta d’ingresso del locale: tutto contribuisce a creare una commistione caldo-freddo, romantico-glaciale, di indubbio interesse.
La linea di cucina che lo chef ha sviluppato nel corso degli anni per accompagnare la produzione di birra non è altrettanto suggestiva, potendola piuttosto definire rassicurante e borghese. Non che questo sia di per sé un difetto, per carità.
La conoscenza di ciò che è nelle proprie corde e il saper intercettare correttamente i desideri della clientela sono due virtù mai sufficientemente evidenziate per un ristoratore.
Così Cristiano Iacobelli ha sviluppato una cucina ricca di elementi tradizionali ricercati con cura e attenzione, declinati in modo onesto e professionale.
Già dall’amuse bouche, dove una cozza, un gambero e un cannolicchio sono circondati da una funzionale e amichevole crema di patate, si può ravvisare il chiaro intento dello chef.
Il seguito è coerente con tale impostazione: la golosità è confermata in ogni portata con confortante puntualità. Carne e pesce sono accompagnati sistematicamente da elementi che ne arrotondano metodicamente il sapore in un festival davvero ghiotto.
Il gioco di fioretto, magari, è di là da venire, ma è un’esperienza comunque raccomandabile (da cui il voto arrotondato per eccesso) per chiunque voglia passare una piacevole serata in una location originale e particolare.

Crema di patate, lenticchie, cozza, coda di gambero rosso e cannolicchio.

Orata, sale rosso, grani del paradiso e coriandolo, triglia con mirto, mirin, sale maldon, ricciola con vaniglia, cedro candito e sugo della testa di gambero. Buona qualità della materia prima, trattata con marinature un filo sopra le righe.

Gamberi rossi di Mazara, porcini saltati, sale Maldon. Classico mari e monti.

Seppia cotta a bassa temperatura, crema di pistacchi di Bronte, broccoli siciliani saltati, peperone crusco di Senise. Cefalopode cotto perfettamente per un piatto molto rustico.

Ravioli con pecorino, patate e menta, gamberi e carciofi. Ispirati ai tradizionali culurgiones sardi. Presenza del gambero pleonastica e decorativa.

Spaghettone Verrigni, anemoni di mare, broccolo romano e bottarga. Impeccabilmente goloso.

Lomo di baccalà, purè di patate viola, maionese. Idem….con patate.

Passeggiata laziale: trippa alla romana, pajatina con funghi cardoncelli, coratella con carciofi. Qualche piatto tradizionale laziale non manca mai nella carta dell’Atlas.

Capriolo marinato e appena scottato, aceto di ciliegie, mirtilli selvatici, frittelline a mò di sciatt valtellinesi con mela fritta. Buona la cottura del capriolo, piuttosto infelice la fattura delle frittelle con la mela.

Sorbetto defaticante al limone.

Forme di cioccolato.

Onesto cheese cake, sorbetto di ribes, pera cotta nel porto, zeste all’arancia.

Petit fours.

Delamotte rosè, degno compare del pasto.

L’originale ingresso.

Sala con cucina a vista.

2 Commenti.

  • giovanni gagliardi24 Aprile 2013

    Caro Norbert, prezzo alquanto altino in relazione a quanto offerto mi vien da rilevare. Ad Majora

  • roberto carlini4 Maggio 2013

    Ottimo sotto tutti i punti di vista accoglienza gradevole e piatti piacevoli dove si legge la ricerca della materia prima invero notevole ,stupendi gli spaghettoni di verrigni con anemoni di mare broccolo romano , ottima la birra sempre ben associata alle portate da non perdere vale la pena di una visita senza essere delusi roberto

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