Recensione ristorante.
Come tanti illustri suoi colleghi anche il grande Don Alfonso non ha resistito alle sirene delle grandi catene d’Albergo accettando di dirigere, senza compromessi, le cucine dell’Aldovrandi Palace.
Certo il nome, quel prefisso Baby, dovrebbe far intendere una miniatura della reggia di Sant’Agata. Purtroppo così non è se non per un piccolo particolare, il conto. Quello si è abbastanza vicino a quello della casa madre.
Peccato, davvero. Non è un mistero che siamo fan del buon Alfonso e dei suoi rampolli, ormai proiettati a prenderne in autonomia le redini dell’impero di famiglia. L’impronta di Ernesto, che abbiamo avuto modo di apprezzare al ristorante di Sant’Agata, qui non si è proprio vista.
Una cucina di palazzo, che scimmiotta l’autentica e verace cucina del Don Alfonso, con qualche tocco intrigante ma mal eseguita e poco curata. Qualche piatto, si, degli storici cavalli di battaglia di Sant’Agata penalizzato però da una esecuzione pessima ed incolore. Imbarazzante il calamaro ripieno di provola e ricotta con fagioli spolichini, ( in apertura ) pinoli uvetta e nero di seppia. Imbarazzante la pesantezza della salsa al nero, imbarazzante la consistenza e la cottura dei fagioli, imbarazzante la gommosità del calamaro.
Tutto s-centrato.
Dal contenuto anonimo il sartù di riso in sfoglia di melanzane, buoni e ben in evidenza gli intriganti gnocchetti di segale con astice, capperi, olive ed infusione ai 5 pepi e per niente convincente il dentice in sfoglia di zucchine, schiuma di curcuma e limone confit, anonimo e decisamente poco appagante nei contrasti.
Buona anche se non esaltante la variazione di limone. Buoni i pani in accompagnamento, discreto e ben presente il servizio, carta dei vini dai ricarichi stellari, adatti forse alla facoltosa clientela dell’albergo ma tutt’altro che invitanti per gli appassionati e i clienti che giungono da fuori. Questo è il punto : forse il Baby soddisferà la facoltosa clientela americana ma non può soddisfare chi si reca in questo ristorante sperando di trovare una copia felice del Don Alfonso.
Chi parte con queste aspettative rimarrà certamente deluso, suo malgrado. In ultimo una riflessione : ci tocca confermare che a Roma, nei ristoranti più blasonati della capitale, la qualità espressa della cucina è bassa, troppo bassa rispetto ai conti ed alle aspettative. Peccato davvero.
Altri piatti in immagini:Gnocchetti di segale con astice.
Sartù di riso in sfoglia di melanzane.
Dentice in sfoglia di zucchine.
Variazione di limone.
il pregio : Pranzare in un bellissimo palazzo Umbertino di fine Ottocento.
il difetto : Il rapporto tra la qualità della cucina ed il prezzo.
Baby dell’Hotel Aldrovandi Palace
Via Aldrovrandi, 15
Tel. ( + 39 ) 06 3216126,
dining@aldrovandi.com
Sempre aperto, chiuso lunedì
Coperti 40
Prezzi: alla carta 90 – 140 euro
Menù degustazione : 115 euro
Visitato nell’ Agosto 2009
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Alberto Cauzzi