I vini tedeschi

IL NOSTRO GIUDIZIO

di Orazio Vagnozzi e Francesco Agostini

Un mondo da (ri)scoprire

Non tutti lo ricordano, ma tra Ottocento e inizio Novecento i Riesling tedeschi erano considerati tra i vini più prestigiosi e ricercati al mondo, capaci di spuntare prezzi persino superiori a grandi Bordeaux e Borgogna. Poi è arrivato un lungo oblio, segnato da guerre, divisioni e produzioni di massa, che ha fatto dimenticare quei fasti.

Oggi, però, la Germania del vino è tornata a brillare

Parlare di vino tedesco in Italia significa spesso muoversi in un territorio poco esplorato. Però, nel corso degli ultimi anni, le cose sono cambiate. Inoltre, nonostante la Germania sia uno dei grandi protagonisti del panorama mondiale, il suo sistema di classificazione — basato su gradi di maturazione, residui zuccherini e denominazioni locali — viene percepito come complicato (anche per regioni linguistiche), e distante dal modello francese o italiano. Eppure, dietro quelle etichette fitte di sigle, c’è un patrimonio enologico affascinante e in grande evoluzione.

Il cuore della produzione resta il Riesling, vitigno nobile e identitario che in Germania trova una gamma di espressioni unica: dai vini con alto residuo zuccherino, resi freschissimi da un’acidità tagliente, fino alle versioni secche oggi sempre più apprezzate e premiate. E i Riesling tedeschi hanno diversi assi nella manica: grandi vini con straordinaria capacità di invecchiamento, gradazioni alcoliche contenute (anche solo 6 – 9 % Vol per i vini dolci), piacevolezza di beva, e prezzi ancora molto competitivi.

Sul fronte rosso, la crescita qualitativa del Pinot Nero (Spätburgunder) è impressionante: vini eleganti e territoriali che oggi si confrontano con le grandi scuole europee, ma con un posizionamento di prezzo molto più accessibile rispetto alla Borgogna.

A completare il quadro, il rinnovato prestigio nelle principali guide internazionali e il fascino innegabile dei territori: paesaggi da cartolina come la Mosella, con i vigneti che sfidano la gravità su ripidi pendii, raccontano un legame antico e quasi eroico tra viticoltura e natura.

La Germania del vino, insomma, non è più solo “quella dei bianchi dolci”. È un mosaico in fermento, che merita di essere raccontato e scoperto

La classificazione dei vini tedeschi: tra zuccheri, terroir e nuove regole

Parlare di vino tedesco significa inevitabilmente affrontare il tema della classificazione, che è stato a lungo considerato complicato. In realtà, come spesso accade, basta mettere ordine.

La prima distinzione fondamentale è tra:

  • Tafelwein /Landwein: i vini da tavola e regionali.
  • Qualitätswein(Qualitätswein bestimmter Anbaugebiete): i vini di qualità, che a loro volta si dividono in:
    • Anbaugebiete/Regionwein: vini prodotti da specifiche regioni / zone vinicole riconosciute, fra i quali i Gutswein / Estate wein (i vini base aziendali)
    • Ortswein. I vini prodotti in un comune specifico
    • Lagenwein. I vini prodotti da un singolo vigneto (Einzellage) di gran pregio
      • i vini trocken (secchi) secchi con le due categorie di ErstesGewächs(Premier cru), e Grosses Gewächs (Grand Cru)
      • i vini süss (dolci) con i Q.m.P. (Qualitätswein mit Prädikat), o Prädikatswein: la fascia più alta, regolata dal grado di maturazione delle uve.

E sono proprio i Qualitätswein, per i vini secchi Gutswein, Ortswein, ErsteseGrossesGewächs e, per i vini dolci e i feinherb, i Prädikatswein, a rappresentare la parte più nota del sistema tedesco. Sono i vini di questa categoria che vengono esportati da noi e che ci interessano.

Secco, semi-secco o dolce: l’etichetta lo dice

Un altro nodo per chi beve tedesco riguarda lo stile: non basta sapere a quale categoria di qualità appartiene, bisogna anche capire se è secco o dolce.

Per questo le etichette riportano (o in fronte o in retro) la dicitura:

  • trocken: secco
  • feinherb/halbtrocken: semisecco, finemente equilibrato

Se nessuna di queste diciture è presente allora si parla di vino süss: dolce, o meglio vini con residuo zuccherino ben percepibile ma accompagnato da elevate acidità.

È la chiave per non perdersi, e per apprezzare uno dei punti di forza dei Riesling tedeschi: la capacità di bilanciare zucchero, acidità e sapidità in modo unico.

Il peso del mosto e la legge del 1971

La legge tedesca del 1971 distingue i vini sia dolci che secchi in base al grado di maturazione delle uve, espresso in Oechsle (grado zuccherino del mosto). Per i più pregiati Q.m.P. le categorie di qualità (i Prädikat) sono:

  • Kabinett: vini più leggeri, freschi, spesso con basso alcol, residuo zuccherino variabile ma sempre equilibrato;

dall’acidità:

  • Spätlese (“vendemmia tardiva”): uve raccolte più mature, vini con maggiore concentrazione e complessità.
  • Auslese: grappoli selezionati, dolcezza evidente o secchi di grande struttura. (a loro volta suddivisi con indicazioni di qualità come Goldkapsel)
  • Beerenauslese (BA): selezione di acini colpiti da muffa nobile (botrite), grande intensità aromatica.
  • Trockenbeerenauslese (TBA): il vertice della qualità, dolcezza e della rarità, con acini appassiti quasi

all’uvetta:

  • Eiswein: uve raccolte e pigiate ghiacciate, con straordinaria concentrazione di zuccheri e acidità.

Con la categoria preceduta in etichetta dal nome del paese con il suffisso in –ere il nome del vigneto

In questo schema il grado zuccherino è l’elemento guida, indipendentemente dal fatto che il vino sia poi vinificato secco o dolce. Ma i Prädikatswein non si fermano qui: oltre ai requisiti minimi di legge, sono sottoposti a controlli rigorosi. In vendemmia viene misurato il peso del mosto, poi il vino deve superare analisi di laboratorio e una valutazione sensoriale ufficiale. Solo a quel punto riceve l’AP number (Amtliche Prüfungsnummer), un codice stampato in etichetta che certifica l’approvazione.

L’AP number non è un dettaglio marginale: esistono bottiglie apparentemente identiche — stesso produttore, stessa annata, stessa etichetta — che differiscono solo per questo codice. Eppure il loro prezzo può variare da poche decine a migliaia di euro, perché l’AP number segnala, ad esempio, una diversa parcella di vigneto o una selezione più rigorosa. Un’informazione tecnica che, per chi conosce il sistema, diventa la chiave per distinguere un grande affare da una rarità da collezione.

La riforma del 2021: verso il vigneto

La classificazione in base al contenuto zuccherino del mosto aveva senso in un’epoca in cui raggiungere maturazioni elevate era difficile: più zucchero nel mosto significava più pregio. Ma oggi, con il riscaldamento climatico, ottenere alte gradazioni zuccherine è diventato normale. E così il sistema, pur ancora in uso, ha perso gran parte della sua funzione discriminante. Per allinearsi alle norme UE e modernizzare il sistema, nel 2021 la Germania ha introdotto una nuova classificazione che mette al centro il vigneto e non più solo il grado zuccherino. Una svolta “alla francese”: più vicina al concetto di denominazione d’origine.

La legge prevede una fase di transizione fino all’annata 2026, durante la quale si possono usare entrambi i sistemi. Non a caso, molti produttori hanno già abbracciato la nuova impostazione.

Qui vale la pena di menzionare il VDP (Verband Deutscher Prädikatsweingüter), l’associazione che riunisce 200 fra le migliori cantine tedesche. Già da decenni il VDP aveva scelto la strada del terroir, creando una piramide di qualità di vigneti con al vertice gli Erste Lage (Premier Cru), e i Grosse Lage (Grand Cru), dai quali produrre Gutswein, Ortswein, Erstes Gewächs (1G) e i celebri Grosses Gewächs (GG), grandi vini secchi da Grand Cru selezionati (i Grosse Lage), seguiti in ciò dal Bernkasteler Ring, un’altra associazione di produttori di qualità. La riforma del 2021 va proprio in questa direzione: il modello del VDP, da sistema “volontario”, sta diventando il riferimento dell’intero Paese.

In sintesi quindi, dal 2026, per i vini secchi tedeschi la qualità sarà definita in base all’origine geografica (territorio, comune, vigneto), mentre per i vini dolci rientranti nella categoria dei vini migliori, ovvero quella dei Q.m.P., continuerà a contare il livello di maturazione e zucchero dell’uva, cioè la classificazione basata sui Prädikat.

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