Il gioiello della Costa Azzurra
Correva l’anno 1953 quando l’hotelier Robert Wolf posò gli occhi su una dimora privata arroccata nel borgo di Èze. Una scelta che si sarebbe rivelata profetica. Da quella intuizione nacque lo Château de La Chèvre d’Or, una struttura destinata a diventare simbolo di charme e raffinatezza, sospesa tra cielo e mare. Oggi, questo luogo iconico si affaccia su uno dei panorami più suggestivi della Costa Azzurra. Nel suo omonimo ristorante le ampie vetrate incorniciano l’orizzonte, tramutando ogni tavolo in un palcoscenico privilegiato per immergersi nei colori del Mediterraneo, tra le sfumature di blu del mare e il verde che si arrampica sulla costa. La sala, adornata dalle raffinate boiserie dorate, dialoga armoniosamente con lo stile delle sedute imbottite e con una mise en place ben curata. Un ambiente che invita a perdersi, tra scorci nascosti e dettagli che svelano, poco a poco, nel fascino di questa perla costiera.
L’esordio di un nuovo chef
Alla guida della cucina c’è lo chef Tom Meyer, Meilleur Ouvrier de France nell’anno 2023, un giovane talentuoso che ha raccolto una sfida complessa: mantenere alto il livello di un ristorante storico, e al contempo cercare di lasciare la propria firma. Una missione non priva di difficoltà, come testimoniano piatti in cui le sue capacità affiorano a corrente alternata. Tra le creazioni che centrano il punto, l’Asparago Bianco di Provenza, arricchito da limone di Èze e una salsa al miele e pistacchio, si distingue per l’uso ben congegnato dell’amaro, che dona sprint e personalità al piatto. Spicca anche l’Agnello del Sisteron, accompagnato da fragole, coriandolo e olive nere, una combinazione audace che gioca sui contrasti senza perdere eleganza. Non mancano, tuttavia, proposte più accomodanti, come la Triglia con cime di rapa, mezcal e arance del giardino, piatto che pur mostrando una costruzione solida non riesce a sorprendere ed è giocato su toni sussurrati, con una triglia che non brilla per intensità iodata. Il servizio è elegante e discreto, con uno staff che sa muoversi tra i tavoli, orchestrato dall’abile maître Yann Vaye. Carta dei vini profonda e articolata, con una selezione che abbraccia territori e annate di prestigio. E , come spesso accade in Francia, i ricarichi sono tutto sommato accettabili, considerando il luogo e il contesto.
È proprio nel sottile equilibrio tra rassicurante classicità e guizzi di sperimentazione creativa che si misura il talento di un giovane chef. Tom Meyer si muove su questa linea, tra piatti che confortano e altri che intrigano. Le premesse per un ulteriore passo in avanti verso l’olimpo gastronomico ci sono tutte. Speriamo avvengano, ora la corrente alternata ha il sopravvento.
IL PIATTO MIGLIORE: Asparago Bianco di Provenza, limone di Eze e salsa al miele e pistacchio.
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