…the perfect storm
Si tratta proprio di una tempesta perfetta quella che vi voglio descrivere in questo articolo dopo la visita all’azienda Sturm, sita in quel magico lembo di territorio friulano che risponde al nome di Collio Goriziano.
Loro si chiamano Sturm che significa tempesta in lingua tedesca, arrivano dall’Austria e si stabiliscono a Zegla di Cormons, qui da tre generazioni la famiglia lavora con passione i propri vigneti. I capostipiti giunsero dall’Austria nel 1800 e decisero che era terra buona per mettere radici. La filosofia aziendale è orientata alla ricerca dell’eleganza, pulizia e fragranza dei prodotti, al fine di garantire un vino dalla grande personalità, che emozioni nel tempo. L’azienda da qualche anno è condotta da Patrick e Denis che affermano. “Abbiamo ereditato i fondamentali da nostro padre: passione, terra, cultura. Poi sono venuti i viaggi: la frequentazione dei vini renani da un lato, dei vini francesi da invecchiamento dall’altro. Sono state queste le matrici dell’evoluzione. La nostra è ricerca di struttura e longevità. Un’idea di eleganza, di vino frutto che dura nel tempo.”
Papà Oscar è un uomo che sa dialogare con le viti, ma ai discorsi preferisce le azioni concrete: la curvatura perfetta di un tralcio, prima che il Collio diventasse glamour, prima che il vino fosse alla moda, lui era già qui, a coltivare in silenzio. Patrick che si occupa della vigna e della cantina nonostante l’età giovane è un eccellente tecnico, “la fatica del vino è anche disciplina, in cantina mi affido alla mia intuizione e alla mia esperienza, ma cerco di non lasciare nulla al caso, perché desidero struttura ed eleganza.” Vitigno preferito: il Friulano. Denis che si occupa della parte gestionale e di vendita vanta una laurea in economia, ha uno sguardo rivolto ben oltre l’ultima collina che incornicia Zegla. Da buon “bocconiano”, sa bene che il mercato del vino richiede visioni e valori. Sarà lui a definirli e a portare il nome dell’azienda verso nuovi orizzonti. Vitigno preferito: la Malvasia.
L’azienda si trova nel Comune di Cormons, in località Zegla nel cuore del Collio, il giardino dei grandi vini bianchi friulani, una manciata di declivi che salgono dal Collio Friulano alla Slovenia. È più di un Cru: è il giardino dei grandi, levigati bianchi di questa terra. Qui, in pochi ettari, sono concentrate le élite enologiche che esprimono la vera anima del Collio. La DOP Collio, con i suoi 1.300 ettari vitati, è tra le più prestigiose zone viticole del Friuli Venezia Giulia. A determinare il suo esclusivo dna contribuiscono tradizione della cultura vitivinicola e presenza di fattori naturali che rendono i vini qui prodotti particolarmente eleganti, strutturati e sapidi. La disposizione del Collio, con un’estensione est/ovest, ha la tipica forma della mezzaluna: tale sviluppo genera omogeneità qualitativa nella produzione.
L’intervista-racconto di Denis è intrisa di significati, di passione, di duro lavoro per raggiungere un obiettivo comune, la consapevolezza con cui mi snocciola queste parole mi hanno dato il là per il titolo, la tempesta perfetta, da una parte avere in qualche modo cambiato il modus operandi dei genitori e di quelli che stanno intorno a loro, dall’altra la consapevolezza che non c’è altro modo di produrre dei grandi vini se non quello di essere maniacali in ogni singolo passaggio, per avvicinarsi il più possibile alla perfezione. L’estensione aziendale 20 anni fa contava 8-9 ettari, da quando sono entrati i due fratelli è stata raddoppiata la superficie, ora sui 20 ettari. La rivoluzione nella conduzione agronomica rispetto al padre è stata quella di convertire il blocco dei vigneti di Russiz, in conduzione biologica, percorso cominciato 10 anno orsono, poi con l’ultima acquisizione poco prima del covid di 1,6 ha di vigna e 7.000 metri di bosco in quel luogo, si è potuto avere un blocco unico di 10 ettari, quindi va da sé che si riesce ad avere un ambiente incontaminato, tanto che è presente un apiario con 10 arnie che, sono importanti per il modello di sostenibilità di agricoltura, dove sono presenti le api l’ambiente è salubre.
“Dopo decine di anni di pratiche agronomiche dove la chimica regnava, ed è ancora una consuetudine per molti, abbiamo deciso di fare un passo indietro abolendo i diserbi, i prodotti di sintesi, gli endoterapici consentiti, gli antibotritici, utilizzando solo rame e zolfo, la pulizia fra le viti si fa meccanicamente. Tutto questo ha un prezzo sia in termini di ore lavorate, e in termini di produzione, c’è stato un calo del 30% rispetto alla conduzione convenzionale, ma questo già si sapeva. Quello che si voleva ottenere era un frutto sano, salubre, pulito sulla quale poter lavorare in maniera tradizionale.”
La linea dei vini bio con etichetta bianca fermentano con lieviti indigeni, fanno una macerazione nell’ordine dei 5-6 giorni sulle bucce, successivamente affinano in tonneaux di rovere non tostate per rispettare la tipicità di ogni singolo vitigno a livello aromatico. Eccezzion fatta per il Pinot grigio che macera sulle bucce qualche ora. Attualmente la produzione della linea Bio si attesta sulle 40.000 bottiglie, queste hanno consentito di aprire nuovi mercati come l’Asia e la penisola scandinava, da sempre attenti ai valori della genuinità e della sostenibilità, sono vini con un contenuto di solfiti molto basso e nessun residuo di prodotti di sintesi.
A monte di tutto è stato definito un protocollo di lavorazione in cantina, che dà dei crediti in termini di solforosa, quando l’uva arriva in cantina e viene scaricata dal carro dentro la pigia-diraspatrice viene addizionata di ghiaccio secco, che fondamentalmente è CO2, ed elimina completamente l’ossigeno, successivamente passa nello scambiatore di calore dove la temperatura si abbassa di circa 20 gradi nel giro di 10 secondi bloccando ogni azione microbica. Quindi passa nei maceratori di ultima generazione dove il pigiato viene rimescolato con la CO2, quindi non c’è il prelievo di liquido dal fondo verso l’alto inglobando ossigeno ma si ha l’effetto geyser, insufflando dal fondo CO2 che rompe il cappello e mantiene il pigiato in sospensione, anche qua utilizzando CO2 non c’è la necessità di usare solforosa. Quindi non viene usata in prima battuta all’arrivo dell’uva, non viene usata per la macerazione e non verra usata neanche due giorni dopo quando si va a pressare. Le vecchie presse inglobavano ossigeno e quando il mosto sgrondava da sotto il liquido era scuro, marrone, con quella di ultima generazione, che ha un polmone carico di CO2 in compensazione lavora sottovuoto, il mosto esce di colore giallo, anche in questo caso non c’è bisogno di solfiti, quindi sono tre passaggi fondamentali dove la tecnologia aiuta moltissimo per avere un credito di solfiti. Il mosto viene poi pompato nei tini di fermentazione e producendo CO2 non ha bisogno di essere protetto, quindi si arriva prima dell’imbottigliamento ancora senza, viene poi aggiunta per avere una vita del prodotto congrua con le aspettative di durata del vino.
“Quindi in tutta la fase di vinificazione questo protocollo permette di non aggiungere solfiti, e l’aggiunta in imbottigliamento la porta ben sotto i 100 mg., e siamo circa a metà del consentito per il Bio, ma a parte questo c’è una nostra visione dietro, preservare il lavoro fatto fuori in vigna rispettando il frutto, quindi ogni innovazione tecnologica è per noi importante per aiutarci a lavorare meglio. La linea etichetta nera non è ancora certificata bio perché nel territorio ci sono ancora produttori convenzionali, non avendo una propietà a corpo unico ma frammentata, soffriamo un po’ di contaminazione per quello che ci sta intorno. A Russiz invece non c’è effetto contaminazione, quindi le uve che arrivano da quel sito sono pure, non hanno residui di nessun genere, anche le api ne beneficiano e si implementano, dalle 5 arnie iniziali ora siamo a 10, produciamo un miele bio eccezionale e tutto questo è il nostro orgoglio. Quindi i vigneti da dove si produce la linea nera sono declassati a vini convenzionali pur sapendo di dare qualcosa in più al consumatore.”
La produzione per ettaro della linea etichetta nera si attesta sugli 85 quintali ettaro su 110 consentiti, nella linea bio si toglie un 30% passando a 60 quintali, ma era già stato preso in esame questo aspetto. “Vista la scelta di 10 anni fa di entrare nel biologico possiamo dire che la gestione è difficile, piove tanto in Friuli, quindi magari è più facile in regioni più asciutte, però le cose facili le fanno gli altri, per noi era fondamentale dare un segnale, fare vedere che con questa via si producono vini migliori, sperando che fra 10-15 anni altri produttori ci seguano. Per noi il nostro protocollo rappresenta il futuro, rappresentiamo un’azienda che ha dato un segnale forte, anticipiamo la vendemmia di una settimana rispetto ai colleghi per avere vini più freschi, con l’espressione aromatica più pulita.”
“Abbiamo imparato che rimanendo un po’ indietro di maturazione la produzione zuccherina è leggermente più bassa, i vini quindi si attestano sui 13-13,5 % in alcol, un’acidità più alto quindi di conseguenza un ph più basso, che richiama solfiti bassi. Viceversa se si arriva alla vendemmia in maturazione piena l’acidità si abbassa, si alza il livello di zuccheri, il ph è alto che richiama un uso di solforosa maggiore. Questo spiega anche la nostra filosofia produttiva rispetto ad altri colleghi, la nostra vendemmia leggermente anticipata ci porterà a vini più freschi, varietali, con ph basso e poca solforosa, tutto lavora in sinergia, il vigneto con la tecnologia. Discorso opposto invece per i nostri rossi dove cerchiamo concentrazione, visto che si bevono principalmente nel periodo freddo e il palato, secondo noi, pretende appagamento da un vino rosso.
“Per quanto riguarda la linea etichetta nera c’è la continuità stilistica che aveva iniziato nostro padre, quindi una macerazione breve, 34 massimo 36 ore, anche qui eccezzion fatta per il Pinot Grigio che viene diraspato e va direttamente in pressa. Si utilizza su questa linea lieviti selezionati, e affinamento in acciaio per garantire freschezza, fragranza. Per quanto riguarda i rossi non c’è nessuna distinzione fra le 2 linee, vengono vinificati alla stessa maniera, cambia solo il periodo di affinamento, 12 mesi per il Franc, tutti gli altri 24 mesi, fra poco uscirà annata 2021.”
“La produzione è contraddistinta da due etichette, nera e bianca: la prima riguarda i vini prodotti e affinati in acciaio, molto tecnici, verticali e floreali, la cui grafica moderna raffigura la tempesta. L’etichetta bianca rappresenta invece i vini biologici con fermentazione spontanea ed affinati in legno che derivano dai nostri vigneti migliori. Qui è stato scelto un segno libero, spontaneo: lo scarabocchio di un bambino che raffigura una tempesta naturale e unica come lo è in natura. Questi vini rappresenteranno la nostra idea di territorio e il futuro della nostra azienda.”
I vini mi sono piaciuti molto, tutti superano ampiamente i 90 punti, ho trovato grande corrispondenza con le parole usate da Denis, uno sguardo al passato ma un piede nel futuro, le due linee di vino diametralmente opposte, che daranno grandi soddisfazioni sensoriali e gustative a chi si approccerà a loro, sia ora che fra qualche anno.
La degustazione
Friulano Collio 2023 etichetta Nera
Grande pulizia al naso, ottima sia la qualità che la quantità di note percepite. Mandorla amara, mela, pera, mentuccia, tocco agrumato punteggiati da rifinitura gessosa. Fresco e fluido l’impatto gustativo, mette in mostra pulizia, precisione, finezza, tensione e leggerezza. Non ti fermerai certo al primo calice.
Friulano Collio 2022 Biologico etichetta Bianca
Proviene da singola vigna di 62 anni, storica vigna aziendale. Un anno in più non è molto ma si percepisce tutto, unito alla bassa resa e alla diversa gestione del vino in cantina. Naso denso e ricco che offre toni di frutta matura, susina, mela, albicocca e pera molto mature unite a profumi di buccia delle stesse, fiori gialli, mandorla, pepe bianco, erbe aromatiche, finale pietroso. Grande performance anche sul palato, assaggio pieno, vivissimo, setoso, sapido non poco, lunghissima la persistenza che invita a nuovi sorsi.
Malvasia Collio etichetta Nera 2023
Olfatto tratteggiato a linee morbide, dolci e tropicali, sfilano passion fruit, mango, papaya, melone, limone, pompelmo amaro, fiori di ginestra e gelsomino, finale minerale. Assaggio denso e di ottima finezza, come ci si aspetta dal naso, con dolci toni fruttati e appena pepati, ma immediatamente bilanciato da giusta freschezza e tanta salinità, ottimo l’allungo.
Pinot grigio Collio etichetta Nera 2023
Naso molto didattico e fine, pera, mela, banana, floreale, note vegetali, mentuccia e venature rocciose. Gusto di sostanza senza peso, vini finissimo, fresco, dalla beva pronunciata e dalla intensa vena minerale.
Chardonnay Collio Andritz etichetta Nera 2023
Si offre al naso con slancio, dense note tropicali mature, melone, papaya, ananas, crema al limone, pepe bianco e note minerali di pietra focaia, fiori gialli, cera d’api. Florida struttura sul palato, denso, ricco, cremoso, pieno in allungo di tanta freschezza e sapidità.
Sauvignon Collio 2023 etichetta nera
Seducente impatto olfattivo di uva spina, kiwi, litchies, melone bianco, vegetale di salvia, pomodoro, asparago verde, sambucoIl sambuco è un genere di piante tradizionalmente ascritto alla famiglia delle Caprifoliacee, che la moderna classificazione filogenetica colloca nella famiglia Adoxaceae. I fiori del sambuco trovano impiego in erboristeria per la loro azione diaforetica. Con i fiori è possibile fare uno sciroppo, da diluire poi con acqua, ottenendo una bevanda dissetante che è molto usata in Tirolo, in Carnia... Leggi. Sorso compatto, fresco e vitale. Vino dalla precisione assoluta, piacevole, finissimo.
Sauvignon Collio 2022 Biologico etichetta bianca
Naso complesso e denso che si concede un po’ per volta, intreccio di lime, cedro, pompelmo, melone e lampone bianco, zenzeroLo zenzero (Zingiber officinale Roscoe, 1807) è una pianta erbacea delle Zingiberaceae (la stessa famiglia del Cardamomo) originaria dell'Estremo Oriente. Coltivata in tutta la fascia tropicale e subtropicale, è provvista di rizoma carnoso e densamente ramificato dal quale si dipartono sia lunghi fusti sterili e cavi, formati da foglie lanceolate inguainanti, sia corti scapi fertili, portanti fiori giallo-verdastri con macchie... Leggi, sambuco e tiglio, roccia bagnata. All’assaggio è ben fuso e pieno di vitalità, pregiata la consistenza esibita con classe e slancio, allungo che mette in mostra note fresche e sapide all’ennesima potenza. Super vino.
Collio Bianco Riserva 2021 Biologico etichetta Bianca Loyza
Vino in affinamento, assaggiato in anteprima, dedicato alla nonna Loyza e che rappresenta insieme la visione della famiglia, la potenza del territorio, le vigne più vecchie e una grande annata. Un naso di grande seduzione, si alternano melone, ananas, passion, mango, mela limoncella, tanto agrume, fiori di pesco e di tiglio, pasta di mandorle, pepe bianco. Gran sorso, nitido, sostanzioso, stilisticamente impeccabile, di grande consistenza che trova puntualmente l’acidità grintosa e la sapidità a supporto dell’equilibrio. Grande espressione di vino.