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Il privilegio del mio lavoro…

Vino
Recensito da Angelo Sabbadin

Il concorsi del vino

Questo articolo vuole raccontarvi qualcosa in più della mia professione di Sommelier, una parte impegnativa ma molto gratificante, la partecipazione come Giudice nei Concorsi sul vino, il 2024 è stato particolarmente ricco ed intenso, per questo Leila mi ha invitato a scrivere qualcosa a riguardo. Il 2024 è stato per me fondamentale perché mi ha permesso di aggiungere delle importanti esperienze degustative, nella parte finale del 2023 mi sono trovato in un momento poco felice, con poche certezze, con più dubbi che punti fermi. Quindi ho deciso di cercare di allargare le mie competenze provando a scrivere ai più importanti Concorsi enologici europei chiedendo la possibilità di entrare nel loro panel di giudici.

Sono giudice da 12 anni in quello che è considerato il più importante tra i Concorsi al mondo, il Decanter World Wine Awards di Londra che nel 2023 è arrivato alla ventesima edizione sforando i 18.000 campioni testati nei 6 giorni di giudizio. Nonostante questo, la voglia di rimettermi in gioco e la passione mi hanno portato a scrivere e, a ricevere le risposte positive da 3 concorsi nuovi, più il più prestigioso concorso italiano, WOW di Civiltà del Bere.

Quindi partendo da metà marzo fino a giugno ho partecipato a:

Concours Internationale de Lyon

Frankfurt International Wine Trophy

International Wine Challenge London (giunto quest’anno alla Quarantesima edizione)

Decanter World Wine Awards London

WOW Milano Civiltà del Bere

Devo dire che le 3 nuove esperienze dei Concorsi fuori Italia sono state illuminanti per me: il metodo di giudizio rimane sempre lo stesso, ma a differenza del Decanter World Wine Awards dove valuto i vini italiani, (quest’anno 4 giorni Veneto e 1 giorno Nord Italia), negli altri 3 concorsi si degustano vini da tutto il mondo. Lione con una percentuale rilevante di Francia (molte zone minori che non conoscevo, denominazioni minori che stanno crescendo); Francoforte con una percentuale rilevante di Germania e Austria; IWC London con una girandola di paesi incredibili, Transilvania, Polonia, Croazia, Tasmania, Cile, Urugay, Brasile, Cina oltre che le classiche regioni europee e non. Esperienze incredibili perché oltre a conoscere aspetti diversi sui vini, stili e tendenze, ci si confronta con altri degustatori nei Concorsi che conoscono perfettamente quelle zone, spiegando a tutti pregi e difetti delle sopracitate.

I Concorsi prevedono degustazioni “alla cieca” cioè a bottiglie coperte in modo che i giudici non possano vedere etichetta e produttore, è previsto però un foglio illustrativo circa alcune informazioni salienti come l’annata, le uve, la zona di produzione, e in alcuni la fascia di prezzo. Nei Concorsi tutto è vocato verso la precisione e il tempo, giudicare nel miglior modo e nel più breve tempo possibile, quindi i sensi devono percepire profumi, gusti, armonia, equilibrio in tempi brevissimi, scrivendo delle note degustative tecniche. Impari prestissimo ad essere veloce, preciso, attento e, pronto a discutere l’eventuale punteggio diverso dagli altri del tavolo, in negativo o positivo, nel senso che si può osare con un punteggio alto se si percepisce la possibilità che il vino sia sopra la media, argomentandone le caratteristiche.

Mi ha sempre affascinato questo aspetto, fin dal primo dei Concorsi, nel 2012, scoprire se sei in linea con gli altri, e se non lo sei discutere sul singolo vino, dei momenti di crescita di cui mi sono sempre nutrito. Questo timing stretto è forse il lato meno affascinante dei concorsi, però forma e plasma il palato, lo prepara a qualcosa di più profondo, la descrizione del vino fatta da soli di fronte al calice, riempiendo un foglio bianco. Il concorso è essenziale per conoscere il vino, ma c’è di più, la connessione emotiva e psicologica che rende ogni degustazione unica e personale. La degustazione del vino non è solo un’esperienza sensoriale, ma anche un viaggio emotivo e psicologico, un percorso introspettivo che ti permette di guardarti dentro per riuscire ad esprimere meglio l’insieme di emozioni, ricordi e sensazioni che un calice può evocare.

Chiudendo gli occhi e guardando nella memoria gustativa 2024 il vino, anzi i vini, che più mi hanno emozionato in queste mie partecipazioni ai Concorsi, senza dubbio vanno a dei vini da meditazione provenienti dal Sud dell’Australia che ho avuto il piacere di avere in un flight a Francoforte, 4 vini della medesima tipologia, di invecchiamenti diversi ma dello stesso produttore.

Ho sempre sostenuto e pensato che la complessità e la bellezza di un grande vino dolce-da meditazione è inarrivabile per tutti gli altri, questa mia convinzione e passione si è generata dopo assaggi a più riprese dei vini che arrivano dall’Europa, partendo da Madeira con le varie sfumature dei vini in base al collocamento sull’isola, le malvasie nella zona soleggiata e calda con vini generosi, il Terrantez nella parte nord più fredda con vini più asciutti, poi i vini di Jerez de la Frontera, i vini del sud della Francia, prodotti nei dintorni di Perpignan, in particolare nella AOC Rivesaltes, i Mas Amiel, i grandissimi Porto con i Colheita e i Vintage, i passiti prodotti a Pantelleria lungamente invecchiati, il Creato di Salvatore Murana su tutti.

Al Decanter a più riprese ho degustato però anche gli australiani con dei vini che mi hanno stupito per la concentrazione aromatica e gustativa, incredibilmente complessi, con un finale salino, davvero splendidi, sorprendenti. Nel concorso di Francoforte, abbiamo trovato in una batteria 4 di questi vini, sapendo solo la provenienza, tradizione vuole che i migliori 2 vini della batteria, possano venire scoperti e riposti nel buffet, dove tutti gli altri giudici possano degustarli. Siamo rimasti imbarazzati perché erano tutti e 4 incredibili. Successivamente abbiamo saputo all’annuncio dei vini premiati che erano tutti della stessa azienda di cui vi riporto qui sotto alcune notizie e le note di degustazione.

Quando incontri qualcosa di così buono capisci che non può essere solo vino, ma dentro a quelle botti, al buio, al silenzio e al fresco, dopo innumerevoli anni avvengono dei fenomeni soprannaturali che portano dei vini a uno stato dell’arte difficile da eguagliare.

La degustazione

Galway Pipe Wine – Salisbury – South Australia

Nel sito una news recita questo: “Galway Pipe, il principale produttore australiano di vini liquorosi, è entusiasta di annunciare il suo trionfo al prestigioso Frankfurt International Trophy 2024, una delle competizioni più importanti a livello mondiale per vini, birre e spiriti, nota per i suoi rigorosi standard. Con oltre 2.550 vini degustati provenienti da quasi 30 paesi, Galway Pipe ha ottenuto due importanti premi che evidenziano il loro impegno per l’eccellenza.” Il Galway Pipe Bourbon Barrel Tawny 10 YO è stato premiato come miglior vino d’Australia nella competizione, un riconoscimento significativo data la categoria altamente competitiva. Inoltre, il Galway Pipe Grand Tawny 12 YO ha ricevuto il Grand Gold award, consolidando ulteriormente la posizione del produttore come leader nella produzione di vini Tawny eccezionali. “Questi premi sono una testimonianza del nostro duro lavoro e della nostra passione per la creazione di vini liquorosi che sono intrisi di tradizione e che attirano i palati contemporanei a livello globale. È un onore essere riconosciuti su un palcoscenico così importante come il Frankfurt International Trophy,” afferma Chris Dix, capo enologo e maestro blender di Galway Pipe.


Galway Pipe prende il nome dal governatore dell’Australia meridionale, Sir Henry Galway, in carica dal 1914 nal 1920, è stato un grande sostenitore dei vini di questa zona dell’Australia e appassionato dei vini fortificati di alta qualità, spesso faceva vista alle varie aziende per capire le loro potenzialità. Durante queste visite le migliori “Pipes” piccole botti da 500 litri di vino fortificato, venivano marchiate come Galway’s Pipe e venivano utilizzate a Governement House. La famiglia Smith che gestisce questa azienda ai giorni nostri, ha portato avanti gli stessi principi di un tempo, cercando di portare in bottiglia un prodotto di altissima qualità, come Sir Galway avrebbe preteso. L’azienda si trova a Salisbury, 25 km. a nord di Adelaide, il team è composto dal capo enologo e Master blender Chris Dix assieme all’enologo senior Chad Fendom-Smith.

Il clima temperato dell’Australia, che rispecchia aspetti della Spagna e del Portogallo, tipicamente mediterraneo, offre condizioni di crescita eccezionali per utilizzare varietà del vecchio mondo come Grenache, Syrah, Mourvèdre e Palomino. Assicurando che il frutto sia adeguatamente maturato e possieda sapori complessi e ricchi, l’azienda è in grado di produrre vini di straordinaria complessità. “Da una prospettiva enologica, il blend è l’aspetto più importante del nostro duro lavoro. Non solo ciò che selezioniamo dal nostro inventario di botti, ma anche ciò che escludiamo, e questa è una parte fondamentale della nostra chiave per produrre un vino di qualità.” Il lungo periodo di maturazione in rovere e le diverse tostature delle botti conferiscono ai vini una profondità e complessità incredibili, pronti per essere gustati ora o per essere conservati in cantina per molti decenni.

GALWAY 12 ANNI GRAND TAWNY

12 lunghi anni di invecchiamento in rovere per questo Tawny che promette scintille già dal denso mogano scuro che esprime alla vista, incredibile la carica aromatica con note di frutta secca, fichi secchi, uvetta, datteri canditi, frutta tropicale disidratata, fichi d’india, noci caramellate, pere caramellate, pan di spezie. Denso e voluttuoso il sorso, con una dolcezza mai stucchevole, alcol sempre ben integrato, potente espressività rifinita da profonde note sapide e di frutta candita. La porta d’ingresso agli altri vini il 12 anni, e già qualcosa che lascia senza fiato per la profondità, complessità eppure leggerezza. Non vi nego che la beva di questi vini è incredibile, questa è la bellezza e magia del vino.

Galway 15 anni rum barrel Tawny

Questo Tawny parte di base dal 12 anni e ne fa ulteriori 3 sostando in barili che hanno contenuto Rum Beenleigh australiano. Così oltre agli aromi del Tawny 12 si arricchisce di aromi derivanti dal Rum come il cocco, la vaniglia, la melassa, il chiodo di garofano, arancio candito, rovere, legno di cedro, incenso, miele di castagno, “rancio-benefica maderizzazione”. Sul palato entra sciropposo, denso, una materia calda e dolce, strutturato e lussureggiante, compensato da freschezza inaspettata, tanta sapidità e un finale da godere minuto dopo minuto, sembra non finire mai…

GALWAY 10 YO Bourbon barrel Tawny

Sono state utilizzate delle botti contenenti Bourbon arrivate in Australia dall’Indiana, della capienza di 190 litri, riempite con il Tawny 10 years old e tenute in affinamento per almeno 6 mesi garantendo la perfetta fusione dei sapori e aromi nel vino. Quantità limitate a sole 60 botti destinate a chi vuole apprezzare le sottili note aromatiche del Bourbon in un vino fortificato. Color Mogano vivido, offre aromi di caramello, vaniglia Tahiti, noci caramellate, spezie dolci, legno bruciato, malto tostato, frutta secca, arancio candito, “rancio-benefica maderizzazione”, toffee al cioccolato. Incredibilmente intenso al palato, uno spessore aromatico come pochi, potente, dolce, carnoso, la materica polpa del vino si integra con freschezza e alla svettante sapidità salmastra. Lunghissima la chiusura su toni caramellati e canditi.

Galway 25 anni rare Tawny

Il progetto Galway 25 YO Rare Tawny è stato in fase di realizzazione per molti anni, attingendo alla vasta selezione di lotti e botti rare. Dal 2012, il programma mira a preservare i nostri migliori Tawny più vecchi, invecchiando ulteriormente il vino per molti anni ancora per fornire maggiore complessità o ricchezza, offrendo il miglior prodotto di qualità possibile.” Il motivo decorativo dell’etichetta è un omaggio all’uniforme militare di Sir Galway, a testimoniare la sua ricerca per la qualità assoluta. Prezioso e aristocratico, si mostra nel calice di un colore mogano intenso e luminoso. Spaventoso nella carica e complessità aromatica, uno dei migliori nasi mai incontrati nel mio lungo viaggio degustativo.

Dispensa inebrianti note di rovere vanigliato, tabacco dolce, torta alle noci, frutta secca, caramello, resine, incenso, miele di castagno, pepe nero, ginepro, cannella, dattero candito, cuoio, cioccolatino al rum, bastoncino di liquirizia, fico d’india in composta, “rancio-benefica maderizzazione”, su una cornice di pennellate salmastre, senza respiro… Devo dire di avere avuto il privilegio di degustarne svariati sorsi, è difficile descrivere tanta bellezza… graffiante, potente, sciropposo, grasso, spesso, eppure così scorrevole, fresco e salino…una magia. Colpisce la sua progressione gusto-olfattiva, senza nessun cedimento, un’onda senza fine e come un’onda del mare porta soffi salmastri e salini… Energy for life.


“Rancio”
è un’espressione che si riferisce a vini che hanno acquisito un particolare profumo e gusto grazie al lungo affinamento in botti esposte al sole, in misura minore anche non esposte al sole, in questo caso si tratta di tocchi, sfumature che rendono il bouquet ancora più complesso. Possiamo quindi affermare che hanno subito una sorta di benefica maderizzazione che ha portato ad un miglioramento delle loro qualità conferendogli anche una certa raffinatezza. Madeira e alcuni Marsala hanno queste caratteristiche, così come alcuni vecchi vini dolci naturali francesi (Vins Doux Naturels, detti anche VDN).

1 Commento.

  • Claudio Pick Up21 Agosto 2024

    Grande professionista!

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