Perseveranza
È questa la parola che a nostro avviso meglio descrive la strada seguita da questa osteria (solo di nome) alle porte di Trastevere. È infatti evidente il percorso intrapreso e che, nonostante le possibili difficoltà che una proposta alternativa e moderna possa incontrare in un rione storico di Roma, l’ottimo Chef Davide del Duca sta continuando a portare avanti con convinzione. L’offerta è decisamente a trazione contemporanea, estremamente lineare; in quasi ogni portata troviamo, infatti una sola proteina, esaltata da un ottimo utilizzo di erbe e salse (spesso provenienti da est). Difficilmente vi è commistione di troppi ingredienti, ad eccezione degli Spaghetti midollo e calamaro (ottimi) ottimamente bilanciati fra loro.
Dall’Oriente con (non troppo) furore
Attenzione, non ci troviamo in una realtà fusionFusion è una tipologia (o scuola) di cucina che combina elementi associati a differenti tradizioni culinarie per produrre menù o piatti non riconducibili ad alcuna tradizione culinaria precisa. Leggi; il frequente utilizzo di Del Duca di contaminazioni asiatiche non stravolge mai il piatto né diventa protagonista, lasciando al centro la proteina (carne o pesce che sia) che viene semplicemente ed elegantemente coccolata ora da un freschissimo yuzu
Lo Yuzu è un albero da frutto distribuito nell'Asia orientale del genere Citrus. Si pensa che sia un ibrido tra il mandarino e il papeda. Il frutto è molto aromatico, il diametro è solitamente compreso tra 5,5 e 7,5 centimetri, ma possono arrivare anche a 10 centimetri. Leggi Kosho, come nel caso del Risotto, ora da un succo di pepe di Sancho, perfetto con il manzo, e così via in quasi tutte le nostre portate, sempre con successo, sempre con equilibrio e, soprattutto, sempre con gusto. Questo approccio mostra qualche imprecisione solo nelle Verdure al bitter, dove il sentore amaricante rischia di prevalere e richiede, troppo spesso, un aiuto al bicchiere.
Ben strutturata la carta dei vini e ottimo il contributo dell’oste/sommelier Andrea Marini, abile nel supportare la scelta, soprattutto in caso di esaurimento delle bottiglie, abbastanza frequente vista la rapida rotazione delle etichette proposte. Attenta e pronta la cucina di Del Duca a rispondere a particolari esigenze e allergie, anche se, soprattutto in una degustazione da dieci portate denominata “SE NE OCCUPA LA CUCINA” avremmo apprezzato alcune portate fuori menù.
IL PIATTO MIGLIORE: Spaghetto con ragù di seppia, midollo in polvere, brodo di calamaro e finger lime.
La Galleria Fotografica:
La mise en place. Il benvenuto dello chef. Una sfiziosa chips alle erbe, spigola e maionese alle alici. Il secondo amuse bouce. Tartelletta con fegato di pollo e gel al mandarino. Il pane ed un piacevole burro di Normandia. Ostrica, olio di shiso, limone nero e topinambur marinato. Maialino, di mora romagnola, rosa canina e raperonzolo. Sedano rapa maturato nella genziana, levistico, mela verde e senape. Semplicemente balsamico. Risotto al peperone crusco, acciughe e yuzu Kosho. Spaghetto con ragù di seppia, midollo in polvere, brodo di calamaro e finger lime. Bottone di scorzanera, carpaccio di capriolo marinato e spuma di mirtilli fermentanti. Coinvolgente. Anguilla glassata, verdure al bitter, riso acido e umeboshi. Decisamente troppo persistente la nota amara del bitter, soprattutto nella cipolla, al limite del crudo. Manzo alla brace, pero misso, succo di pepe di Sancho (ottimo) e cipollotto. Molto ghiotto e perfettamente bilanciato. Granita al pompelmo, gelato alle arachidi e popcorn caramellato. Gelato alla birra porter, spuma di aglio nero, cioccolato, bucce e tuberi. Un dolce molto rock. La coccola di fine pasto, la torta della nonna. Piccola pasticceria. Bottoni ripieni di piña colada, gel al lampone e cioccolatino fondente. Un metodo classico 100% riesling. Dritto, pulito, perfetto per aprire le danze. Proseguiamo in Alsazia con un blend di riesling, pinot bianco e grigio. Più armonico e meno minerale, sicuramente più adatto al proseguo del percorso.