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Nebbiolo ad Alta Quota

Vino
Recensito da Gianluca Montinaro

Le Vigne di Montagna della cantina Nino Negri

È dal 1897 che la cantina Nino Negri produce vini sui terrazzati dirupi della Valtellina. In oltre cento anni ha contribuito in modo fondamentale a far crescere e far conoscere, al di fuori dei confini della valle, questa viticoltura eroica, fatta di piccoli lembi di terra e di roccia strappati alla montagna, di migliaia di chilometri di muretti a secco eretti nel corso di secoli, di pendii estremamente ripidi ove le radici della vite sono costrette a penetrare i massi, traendo nutrimento da un suolo sì povero ma estremamente ricco di sostanze minerali.

Chiavennasca si chiama il vitigno da sempre qui coltivato: un clone del piemontese Nebbiolo che, da duemila anni, si è ambientato a questi ambienti ‘estremi’, sviluppando una personalità e una espressività proprie che ben lo distinguono dal sabaudo cugino. E che prendono forma, da un lato, nel celebre e storico Sfursat (Sforzato), un vino DOCG che si ottiene da uve lungamente appassite, che giungono a perdere, per naturale disidratazione, sino al 30% del loro volume. E dall’altro nel Valtellina Superiore Docg, vino capace di enfatizzare al contempo sia note di croccante freschezza (soavemente perse fra molteplici percezioni fruttate e floreali) sia regali sensazioni di mineralità, che donano imponenza e struttura. La scommessa della maison Nino Negri – che con il suo Sfursat 5 Stelle è sempre stata all’apice della produzione valtellinese – è ora quella di ‘enfatizzare’ ulteriormente lo studio sulle potenzialità delle vigne dedicate alla produzione di Valtellina Superiore, andando a individuare quegli appezzamenti – quei cru – in grado di esprimersi con una individualità propria. Non che, in effetti, sia una strada del tutto nuova, visto che la vigna più antica della cantina – Vigna Fracia – da tempo viene imbottigliata separatamente dalle altre. Ma l’ulteriore impulso in questa direzione è arrivato da Danilo Drocco che, dal 2018, ha assunto le redini dell’azienda.

Piemontese di Alba, Drocco ha immaginato che, come accade per il Barolo e per il Barbaresco, anche sui dirupi della Valtellina il Nebbiolo parli linguaggi differenti, plasmati di volta in volta dalla biodiversità, dalla differenza di suoli, dalle diverse altitudini, dalla presenza di cloni più antichi. Ha così individuato altre due vigne, Sassorosso e Ca’ Guicciardi, che ha preso a imbottigliare separatamente, creando una linea battezzata Vigne di Montagna.

La degustazione

A Bormio, al rifugio Heaven 3.000, la vetta che sovrasta la nota stazione sciistica lombarda, è stata recentemente presentata la seconda annata di questo ambizioso progetto. La degustazione, preceduta da un emozionante concerto del compositore Alessandro Martire (che si è esibito al pianoforte, all’aperto, fra raffiche di vento e mulinelli di neve), ha dato la possibilità di apprezzare le tre bottiglie cogliendone personalità e differenze.

Vigna Sassorosso Valtellina Superiore Grumello DOCG 2020

Nasce su terreni completamente erosi dal preistorico ghiacciaio del fiume Adda: qui la vite affonda le sue radici a diretto contatto con la roccia. È difatti «un vino che – secondo Drocco – è il più Pinot Nero fra i nostri Nebbioli», scandito da un frutto soave (ciliegia nera), da una cesellata sensazione floreale e da una bella verticalità. Percezioni che si ritrovano poi in bocca: elegante e leggero, ma persistente lungo, Vigna Sassorosso colpisce per il tannino setoso, per la piacevole freschezza e per la notevole definizione gusto-olfattiva.

Vigna Ca’ Guicciardi Valtellina Superiore Inferno DOCG 2020

Più strutturato, è un vino che, crescendo su pendii molto erti, si giova di un forte irraggiamento che dà luogo a una maturazione più rapida e a maggiore concentrazione di zuccheri. Qui la frutta è intensa, le nuance floreali più vigorose e la mineralità più ‘calda’ ed espressiva. Anche il sorso appare pieno, con le morbidezze sì presenti ma saggiamente non enfatizzate, a fronte di un tannino vivo e di una sapidità elegante, fine e ampia che accompagna tutta la beva.

Vigna Fracia Valtellina Superiore Valgella DOCG 2019

Nasce nella zona in assoluto più fredda della tenuta, al fondo di una piccola valle contornata da ghiacciai. «Qui – sottolinea Drocco – tutto è ritardato: il germogliamento, la fioritura, la maturazione, la vendemmia avvengono all’incirca una ventina di giorni dopo le altre vigne». E persino l’affinamento ha tempi più lunghi: Vigna Fracia fa – come le due precedenti – un anno in botte grande ma ne rimane poi due, invece che uno, in bottiglia. L’annata 2019 si mostra di grande complessità. I profumi, oltre che dalla frutta (oltre alla ciliegia è ben percepibile tutto il mondo dei frutti di bosco), sono dominati da fiori, da erbe aromatiche e da tocchi balsamici. Anche il sorso è assai ampio, imponente ed elegante. La freschezza danza attorno alla struttura polialcolica; il tannino si distende sulle sensazioni caloriche, mentre la mineralità guida il vino in fondo di bocca con grazia, armonia e invidiabile lunghezza gusto-olfattiva.

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