Aymavilles

IL NOSTRO GIUDIZIO

Tre aziende, una tradizione

La piccola Val d’Aosta racchiude in sé un comune, Aymavilles, bagnato dalla Dorea Baltea e che ha da sfondo il Parco Nazionale Gran Paradiso, il Castello del XII secolo e le Chiese di Saint Martin e di Saint Léger. Questo piccolo borgo, che conta 2.000 abitanti circa, a 650 m s.l.m e a poca distanza da Aosta, porta in dote una storia di viticoltura, è infatti il comune più vitato della Val D’Aosta. Nei suoi 80 ettari allevati a vite è il comune che più si vota per estensione al vino e alla sua eroica fattura.

Tre sono le aziende vitivinicole del territorio di Aymavilles: Les Crêtes, la Cave des Onze Communes e l’azienda vitivinicola Didier Gerbelle. La prima, Les Cretes, nasce nel 1750 ed ancora oggi è affidata alle sapienti mani della famiglia Charrère, che trae dai 30 ettari, suddivisi in 9 comuni della Val d’Aosta lungo la Dora Baltea. La Cave des Onze Communes è un’azienda cooperativa vitivinicola che dalla prima vendemmia, nel 1990, conferita da 86 soci, ha dato il via a una crescita aziendale continua e costante, fino ad arrivare a oggi con 160 aziende associate e  la produzione di 500.000 bottiglie l’anno. L’azienda Didier Gerbelle nasce nel 2006 da una tradizione tramandata di padre in figlio e l’intento di valorizzare i vitigni coltivati, quali il petit rouge, il cornalin, la premetta e il fumin, oltre al pinot grigio e al gewürztraminer.

Il terroir, che si sviluppa ai piedi  del Monte Bianco, è condizionato da forti dislivelli e caratterizzato da suoli di origine morenica, sabbiosi, drenanti e a componente granitica. Il clima alpino, secco e ventilato, favorisce una coltivazione a basso impatto ambientale perché le uve richiedono pochissimi trattamenti, inoltre, le grandi escursioni termiche arricchiscono il profilo aromatico delle uve. Un territorio viticolo definito e lavorato dalla mano dei viticoltori, estremamente difficile da lavorare e gestire, ma che permette di dar vita a grandi uve destinate alla produzione di vini di alta qualità.

Tre sono i vini che ci hanno colpito: il Petite Arvine 2019 della Cave des Onze Communes, l’Aîné 2019 di Didier Gerbelle e il Fumin 2020 di Les Crêtes.

La degustazione

Il Petite Arvine 2019 di Cave des Onze Communes, derivante dall’omonimo e tradizionale vitigno a bacca bianca valdostano, è vinificato e affinato per dieci mesi in vasche di granito del Monte Bianco e, per un successivo periodo di dodici mesi, in bottiglia nelle ex miniere di magnetite di Cogne, ad oltre 2000 metri di quota a temperatura costante di 6°C. Nelle note dorate del suo color giallo paglierino emergono sentori di agrumi e frutta esotica quale l’ananas, note di camomilla che terminano nell’avvolgente rotondità del babà al rhum. Al palato è rotondo, elegante e allo stesso tempo sapido, come quella roccia a cui appartiene.

L’Aîné 2019 di Didier Gerbelle è un neyret vinificato in purezza che fermenta in anfora con lunga macerazione sulle bucce, tra i 60 e i 90 giorni, per poi affinare, una parte, in anfora per dodici mesi e la restante in carati di legno. La sua prima vinificazione risale al 2013, anno di nascita di Christophe, primo genito dello stesso Didier. La bella speziatura di questo vino si esprime nelle note di chiodi di garofano che adornano i rimandi ad un frutto succoso di confettura di ciliegia e di marasca. Fresco al palato  e di buona rispondenza, si dimostra un sorso piacevole, dal tannino ben bilanciato.

Il Fumin 2020 di Les Crêtes, è un vino da 100% uve fumin, varietà autoctona il cui nome deriva dalla pruina presente sugli acini che ne ricorda una sorta di affumicatura, le cui prime tracce risalgono al 1838 ad opera di Lorenzo Francesco Gatta. Dopo un anno di affinamento in botti di rovere da 300 litri, affina in bottiglia per altri sei mesi e si schiude in un bouquet fruttato e speziato di ginepro, cuoio, tabacco e sentori vegetali. Il sorso ha una buona struttura tannica, fresco, piacevole e di finale pieno e persistente.

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Irene Pinardi

Dalla sua formazione all’Accademia di Belle Arti, ricerca sempre e in ogni contesto la Bellezza, nell’arte, nella fotografia e infine nella cucina e nel vino. Con pianta fissa a Bologna, non disdegna il viaggio, l’andare “errando”, per oltrepassare concetti già afferrati e afferrabili, l’indagare tutto ciò che non si conosce e apra alla bellezza dell’incompiuto, come occasione di narrazione di ciò che non è ancora svelato. Redattrice e social media manager di Passione Gourmet, scrive per altre riviste del settore.

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