Famiglia Rana
Valutazione
Pregi
- Una cucina diretta al piacere e mai banale.
- Materie prime di grande qualità.
Difetti
- La strada statale non molto distante.
Il gran gusto della… semplicità
Giuseppe D’Aquino, napoletano, classe 1971, vanta tante esperienze all’estero: Dubai, Parigi, Los Angeles, Londra poi il ritorno in Italia, in Veneto sua patria di elezione dove ha animato per ben 10 anni la cucina dell’Oseleta, a Cavaion Veronese. Su di lui decise di puntare nel 2020 Gianluca Rana, per rilanciare il ristorante gourmet della nota famiglia, leader mondiale della pasta fresca. E mai scelta si rivelò più azzeccata. Il ristorante va che è una bellezza; e la gran parte del merito, riteniamo che sia proprio di D’Aquino. Napoletano doc, profondamente attaccato alle proprie radici ma con lo sguardo attento di chi ha viaggiato tanto, lo Chef non è semplicemente un cuoco bravo. Ad un palato fine e a tanta passione aggiunge grandi capacità organizzative e un’intelligenza viva (che non guasta mai).
Un professionista solidissimo e, non a caso, tutto qui è e pensato e studiato per far stare bene gli ospiti. Nulla è lasciato al caso. Dall’accoglienza calda, al servizio precisissimo, alla carta dei vini molto ampia e completa, con tanto Champagne e un focus particolare sul Veneto, Amarone in primis. La cucina è di impostazione classica, non spiccatamente creativa ed ha il dono, a differenza di tante altre, di non essere mai banale. Qui, banali, non sono neanche gli amuse bouche che raccontano perfettamente la stagione e il territorio, cinque bocconi, cinque variazioni su un unico tema, il radicchio ingrediente principe di questo territorio nel periodo invernale.
Una cucina che coglie nel segno, più interessata a piacere che a stupire
Altro grande dono della cucina di D’Aquino è la capacità di concentrare i sapori. Altro aspetto tutt’altro che banale. Se la cucina non vuole essere di avanguardia non può, però, non essere perfettamente centrata gustativamente. Ogni elemento è calibrato perfettamente: dalle cotture, alle consistenze, dalle temperature agli accostamenti. Giuste le acidità, non estreme, ben dosate le note dolci, mai prevalenti neanche nel dessert, di grande livello le materie prime che, per l’elemento vegetale, attingono al bellissimo orto biologico situato tutto intorno al ristorante. E così ci si delizia con piatti come il Risotto al pomodoro giallo a cui la salsa ai crostacei e i gamberi rossi regalano dolcezza e grande eleganza e la polvere di limone bruciato apporta la giusta nota acida, con l’aggiunta delle teste dei gamberi fritte, croccanti, a dare un ulteriore tocco di godibilità. E, ancora, la Triglia cotta in olio induzione e servita con le sue squamette deliziosamente croccanti e una salsa RomescoLa salsa romesco è una salsa tipica della cucina catalana originaria della zona di Cambrils, Tarragona. Secondo alcune fonti le origini della salsa si nascondono in un piatto della tradizione marinara la cui base è un soffritto di pomodori, peperoncini rossi secchi, peperoncino e frutta secca. La classica salsa romesco si prepara con pomodori e aglio (arrostiti al forno), pane... Leggi assolutamente precisa ed equilibrata e l’Elogio al pomodoro, signature dish dello Chef, uno spaghetto al pomodoro (del Piennolo) che ha pochi rivali nel suo genere. Si esce con la voglia di tornare al più presto.
IL PIATTO MIGLIORE: Triglia, salsa Romesco, agretti e crescione di fiume.
La Galleria Fotografica:
Interni. Amuse bouche Particolare: arancino ai tre radicchii. Particolare: radicchio rosa in asazuke, ricotta e wasabi. Ostrica cotta ai carboni, jus di vitello e cipollotto… ….in accompagnamento: caviale Beluga. Mosaico di tonno e ricciola, leche de tigre e spinacino. Triglia, salsa Romesco, agretti e crescione di fiume. Risotto al pomodoro giallo, salsa ai crostacei e gamberi rossi. Elogio al pomodoro. Anguilla Kabayaki, insalatina di cavolo cappuccio fermentato, crescione di fiume e cappero. Piccione, cardoncelli e salsa verde. Orzo e cioccolato. Piccola pasticceria. Il bel carrello dei formaggi.