Passione Gourmet A.T. - Passione Gourmet

A.T.

Ristorante
rue du Cardinal Lamoine 4bis, Parigi
Chef Atsushi Tanaka
Recensito da Marco Bovio

Valutazione

17/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Tecniche e abbinamenti interessanti eseguiti con maestria.
  • Oltre al gusto grande senso estetico.

Difetti

  • Solo 2 menu degustazione possibili.
  • Spazi ristretti.
Visitato il 10-2022

Il palco di Atsushi Tanaka

Passeggiando lungo la rive gauche a Parigi, arriviamo sull’angolo tra Quai de la Tournelle e rue du Cardinal Lamoine, un angolo storico per la gastronomia parigina: qui sorge infatti La Tour d’Argent, simbolo della cucina classica francese, quella con la basquette in testa e la baguette sotto al braccio che fischietta, come colonna sonora, la vie en rose. Oltre a questo stilema c’è però anche la nostra meta: A.T.

Cemento e legno dietro alle due vetrate mostrano agli avventori il palco del teatro kabuki del regista e sceneggiatore, Chef Atsushi Tanaka, dove il bistrominimalismo spoglio degli arredi accoglie il goloso alle sue tavole. La divisa dei ragazzi in sala si intona con le pareti, grigio e marrone: un’attenzione ai cromatismi che poi ritroveremo nei piatti dello Chef. Il menù o, meglio, un foglietto, presenta le due possibili proposte di degustazione.

Una commistione di Giappone e Nord Europa

Il primo boccone dalla cucina è un Porro cotto in succo di barbabietola e burro nocciola, guarnito con tre consistenze di barbabietola: polvere, gel e chips. Bella masticazione e gusto che in bocca si evolve e da dolce termina con tenui amarezze burrose. Bell’inizio. La Tartelletta di mais con cozza affumicata e brodo di sedano rapa ricorda Philippe Petit che passeggia su di un cavo tra le torri gemelle. La Tartare di manzo e tagete colpisce subito per la bellezza, dando all’occhio la parte che sempre brama, esplode poi in bocca l’agrume: si mastica con poco sforzo e all’atto finale escono sentori floreali simili al sambuco. Con Capasanta, daikon e sudachi il livello non accenna a calare e, in questo piatto descritto con solo tre ingredienti, si aggiungono l’acqua di pomodoro, il finocchietto e lo yuzu, dove, la capasanta non è la protagonista ma il punto d’unione di tutti questi ingredienti. Ostrica, olio di levistico e granita all’acetosella profuma di piselli freschi e prato appena tagliato, gioca col caldo, col freddo, col citrico e col vegetale. Granchio, fava tonka e carote è una spirale di scaglie arancioni che foderano il bordo della ciotola tuffandosi nel brodo di granchio. Piatto dalle mille sfumature, magistralmente equilibrate, per l’ennesima volta, ancora una volta, Philippe Petit sta in equilibrio tra le torri gemelle ma stavolta fa le capriole. In Camouflage torna l’affumicatura ora con la trota, olio al prezzemolo e cialde croccanti, formaggio fresco azotato, un piatto vivo di giochi di temperatura e acidità che vanta grande pulizia finale e lunghezza aromatica.

Abalone, porcini e castagne, un brodo montato al burro con l’aggiunta di yuzu vede tornare il brodo e, come nel piatto col granchio, troviamo poca masticazione. La castagna cruda grattugiata, stuzzica e incuriosisce, infondendo umami. Pane cotto in padella con burro fermentato costituisce un intermezzo di carboidrati, tra lieviti e fermentati. Si prosegue con Astice affumicato, olio di foglie di fico e zucchina gialla dove le affumicature, cosa pregevole, non sono mai coprenti, anzi aiutano a far esprimere al meglio il resto degli ingredienti. Rombo alla brace con broccolo romanesco, cotto a puntino, presenta acidità agrumate domate dal burro sullo sfondo, molto in linea con ciò che si è gustato fino ad ora. Entriamo dunque nella portata principale col Piccione affumicato all’abete, aglio nero, zucca: qui il petto è servito con il suo fondo e le composte di aglio nero e yuzu mentre la coscia è ripassata in una polvere di violette secche.

Pre-dessert a base di prugne mirabelle e pepe timut servite in tre differenti tecniche e dessert con Cachi, pepe e verbena mostrano come, al netto della piacevolezza, dell’equilibrio e della tecnica fanno il loro, il pensiero resti ancorato alla parte salata.

In accompagnamento una bottiglia Chenin, per la precisione la Roche Bezignon di Jean Christophe Garnier completa il quadro; ottimo il supporto del sommelier nel sondare una carta dei vini comunque molto interessante.

Cenare da A.T. è un piacere per occhi e bocca. La cucina dello Chef Tanaka è una commistione di Giappone e Nord Europa, che poi monta al burro come nelle migliori tradizioni della cucina francese, rendendo l’esperienza raffinata e indimenticabile.

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