Il Vino Nobile di Montepulciano Docg
Il Madonna della Querce 2016, Vino Nobile di Montepulciano Docg prodotto dalle Cantine Dei, è un’etichetta aristocratica.
E non solo perché la famiglia Dei è stirpe senese di patrizio lignaggio, ma perché questa bottiglia racchiude e rappresenta al più alto livello e in una delle migliori forme possibili lo spirito del Nobile di Montepulciano. Primo vino italiano ad aver ottenuto la Docg, agli inizi degli anni Ottanta dell’ormai secolo passato, il Nobile così si chiama a ragion veduta. La sua storia, come la sua fama, è secolare: già nel Quattrocento era sulla tavola del pientino Pio II Piccolomini, mentre cento anni più tardi Caterina de’ Medici, regina di Francia, lo porta con sé Oltralpe.
La nobiltà del Nobile
Ma, al di là di date e di nomi che ne certificano la storia, il Nobile è nobile per sue caratteristiche intrinseche: sui declivi poliziani il Sangiovese, qui nel clone Prugnolo Gentile (che, secondo disciplinare, deve concorrere per almeno al 70% all’uvaggio), si distingue infatti per i suoi esiti spettacolari, che possono ulteriormente essere affinati da lungimiranti vinificazioni e da oculate pratiche di cantina. È così che sotto il tappo di un Nobile si celano profumi fini, materia suadente, tannini vellutati, lunga ed equilibrata persistenza gusto-olfattiva.
Caterina Dei guida l’azienda di famiglia, fondata dal nonno Alibrando e sviluppata dal padre Glauco, con spirito d’artista. I princìpi della musica – lei è compositrice e interprete – primo fra tutti l’armonia, permeano la sua concezione del “fare vino”. Armonia fra la terra e chi la coltiva. Fra la vigna e il terroir. Fra l’acino d’uva e chi lo vinifica. Così, come specchiandosi l’uno nell’altro, la cantina (una magnifica opera sotterranea in travertino, al quale si accede da una rampa circolare a chiocciola) è a impatto zero. E le vigne sono condotte secondo rigidi criteri di sostenibilità.
Il rispetto dell’ambiente e delle caratteristiche del Nobile di Montepulciano prendono forma in una gamma di etichette fra cui svettano i due cru: Bossona e Madonna della Querce. Quest’ultimo (100% Sangiovese), prodotto in appena 4.500 bottiglie, nasce dalla vigna La Piaggia, un piccolo appezzamento di poco più di un ettaro, dalle meravigliose caratteristiche pedoclimatiche. Il terreno, ben esposto, è di origine pliocenica e risale a due milioni di anni fa. La tessitura è omogenea, composta da un’alternanza di argille tufacee e sabbia. Il vino, dedicato da Caterina a suo padre, prende il nome dal piccolo santuario omonimo che sorge nei pressi della vigna.
La degustazione
Il Madonna della Querce, che qui raccontiamo nella splendida annata 2016, appare, nel bicchiere, di un bel rosso rubino. Roteando la materia, impenetrabile e di buona consistenza, la doppia caduta di archetti segnala sin da subito quelle che saranno le sensazioni caloriche e pseudocaloriche che si andranno a percepire poi in bocca. Frangendo la rotazione giunge al naso l’intensità dello spettro aromatico. Ma ciò che colpisce sin da subito è la sua compostezza che si dipana in una corale, fine complessità di elementi fruttati e floreali, minerali e speziati, legati fra loro da leggerissimi tocchi erbacei ed etereo-balsamici.
I riconoscimenti, quanto mai ampi, spaziano da profumi di piccoli frutti rossi e neri alle immancabili marasca e prugna dolce, passando per una inconsueta e fragrante albicocca nella varietà Reale di Imola. Fra i fiori, oltre la caratteristica viola mammola, si possono ravvisare anche la peonia e il geranio rosso, con la sua freschezza erbacea. Proprio quest’ultima trasporta i riconoscimenti su note di sottobosco che virano presto su eleganti sentori minerali (ardesia?). Giunge quindi la non invadente speziatura (data dal passaggio di almeno venti mesi in botte grande) che, integrata agli altri aromi, si muove su sensazioni di dolce equilibrio: pepe nero, chiodi di garofano, soffici tocchi di liquirizia e di tabacco da pipa.
Il vino in bocca entra in modo assai elegante e sin rarefatto: generosamente ampio ma tutt’altro che scomposto. Il tannino, levigato dal legno e già ben integrato, la giusta mineralità e la magnifica freschezza, ben bilanciano le morbidezze apportate dall’alcol e dai polialcoli. Il quadro complessivo risulta di grande armonia: equilibrato, intenso e molto fine, con un impressionante allungo improntato a pulizia ed eleganza.
[…] la manciata di aziende di punta – Avignonesi, Boscarelli, Dei… – che tengono alto il vessillo della denominazione spicca, per la sua storia […]