Passione Gourmet Edi Kante - Passione Gourmet

Edi Kante

Vino
Recensito da Adriana Blanc

Uva e roccia

Alla fine di ottobre le vie del centro storico di Udine si sono animate in occasione di Ein Prosit 2021, l’evento enogastronomico che negli ultimi anni ha acceso i riflettori su quella splendida regione che è il Friuli-Venezia Giulia e del quale vi abbiamo raccontato qui.

Accanto alle cene stellate e agli approfondimenti tematici di vario genere, si sono tenute degustazioni dedicate ai grandi vini e ai loro più esperti interpreti: uno dei quali è certamente Edi Kante. Nella masterclass dedicata a questo pioniere del Carso e a quello che forse è il suo vitigno più iconico, la Vitovska, Gianluca Castellano ha ben tratteggiato la metamorfosi che questo vino ha subito nel tempo. Ma procediamo con ordine.

Dove ci troviamo?

La terra di cui vi raccontiamo oggi è quella del Carso, una stretta fascia di territorio a cavallo tra Friuli e Slovenia. Una zona di confine, ma soprattutto di contrasti, che dalle colline vede il mare e alterna le carezze della brezza marina alla violenza della Bora. Posata su un substrato di candide rocce calcaree, striate della rossa terra importata dalle Doline, è un luogo difficile da addomesticare. La pregiata Malvasia che si può incontrare poco distante, qui, non cresce. “Dove muore una Malvasia, pianta una Vitovska”, diceva un detto popolare, e così ha fatto Edi Kante, dando vita a uno dei vini più interessanti dell’intero areale.

La Vitovska “…è un’uva del c**o”

Così l’avrebbe definita lo stesso Kante, secondo quanto riportato da Gianluca Castellano nel corso della masterclass. Questo alludendo al sapore perfettamente neutro di quest’uva, che di suo non regala niente. Tuttavia ciò fa presagire il grande plus della Vitovska, che di qualità invero ne ha molte, e proprio Kante più e prima di tutti è stato in grado di individuare.

Si tratta infatti di un vitigno estremamente resistente, che necessita di poca acqua e i cui acini sono protetti da una buccia spessa. Una delle poche varietà in grado di resistere ai venti incessanti e alle arsure estive del Carso, storicamente posta in prima fila a nord-est per proteggere le altre varietà dalla Bora. Preso atto di questo pregio squisitamente utilitaristico, la grande forza della Vitovska risiede nell’essere in grado di fare un’attenta lettura del suolo, rendendo un’interpretazione purissima della terra nella quale si insedia, proprio grazie al suo sapore neutrale.

È questa sua caratteristica che l’ha resa la regina della cantina di Edi Kante, che con i suoi vini ha sempre cercato di raccontare il Carso nel modo più onesto e schietto possibile.

Chi è Edi Kante?

Un contadino prima di tutto, che ama la semplicità e coltiva la vite. Questo in sostanza quanto racconta di sè. A ben vedere, però, è un contadino che ha talmente studiato e approfondito la materia enologica da esser riuscito a portare la vite là dove sembrava impossibile potesse crescere. E difatti i suoi vini sono conosciuti in tutto il mondo e, assieme ad altri colossi (Gravner e Radikon per citarne un paio), ha dato vita a una scuola di pensiero che nel vino ripudia sofisticazioni e alterazioni. Edi è stato tra i primi, infatti, a eliminare quasi del tutto la solforosa, ad affinare in barrique e a macerare per lunghi periodi sulle bucce i propri vini, dando vita agli “orange wine”.

Un personaggio del vino, questo Edi Kante, che dal 1980 ha insediato la sua monumentale cantina, composta da tre livelli scavati nella roccia fino a 20 metri di profondità, in una terra arida e ostile, trasformandola in una miniera d’oro. Duro lavoro e grande curiosità, poi, hanno portato la cantina a produrre oggi circa 65.000 bottiglie, suddivise tra otto etichette. E se Kante è un bianchista dichiarato, tra i suoi splendori alabastrini trovano spazio anche un Terrano in purezza magistrale e Opera Viva, cuvée di Terrano e vitigni internazionali a bacca rossa.

L’evoluzione

Ma se a pochi anni dall’esordio “la via della buccia” è stata abbandonata in favore di vini che interpretassero il territorio in modo più immediato, nei tempi più recenti lo stile di Edi Kante si è evoluto ancora. Gli anni centrali della produzione di questo vignaiolo illuminato sono quelli più cari ai suoi profondi conoscitori, che apprezzano la finezza e la sottigliezza di questi vini, elegantemente in equilibrio tra mineralità, freschezza e le note morbide dei piccoli legni. Tuttavia l’intento di Edi è sempre stato quello di perseguire la purezza, di dar voce alla sua terra intervenendo il meno possibile in vigna e in cantina. Senza estremismi e preconcetti, i suoi vini sono andati via via spogliandosi di ogni ornamento, per arrivare a quel risultato che oggi, con la Vitovska 2019, sembra essere stato raggiunto. Un vino essenziale, spoglio, al quale rimane solo un magro ricordo degli aromi terziari che contraddistinguevano i suoi predecessori.

Ma attenzione, proprio questo era lo scopo perseguito da colui che da sempre ha precorso i tempi: ottenere un vino che fosse solo uva e roccia; il grido della terra elevato al cielo per mezzo della vite.   

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