Tradizione, circolarità e avanguardia
Quando Pasquale Forte arriva in Val D’Orcia se ne innamora perdutamente. Fonda l’azienda agricola Podere Forte, deciso a recuperare la centenaria tradizione agricola valdorciana e lo storico Podere Petrucci, ormai abbandonato.
Un’azienda agricola certo ma anche un ecosistema in cui nulla è lasciato al caso e ogni dettaglio è attentamente studiato per essere in simbiosi con tutti gli altri: come le api che, col miele, presiedono all’impollinazione delle piante. Le pecore, oltre al latte per fare i formaggi, producono anche il compost necessario ai terreni, così come loro le vacche di razza ChianinaRazza bovina molto pregiata dal manto bianco porcellana, inizialmente usata come capo da mezzadria, che deve il suo nome "chianina" alla Val di Chiana. La carne presenta gusto sapido e delicato al tempo stesso, ricco di sfumature vegetali nei tagli più magri.... Leggi.
L’azienda, biodinamica dal 2007, segue i precetti di Rudolf Steiner basati su correttezza e rispetto di terra, piante e animali con cui l’uomo vive in equilibrio. Tradizione, certo, ma Pasquale Forte è e rimane pur sempre un ingegnere, che nel suo caso ben aderisce al latino ingegnum, ovvero creatore/dalla capacità mentale: ed è questo che si ritrova nel suo Podere. Qui i terreni sono irrigati grazie a un’avanguardistica rete idrica pensata in modo da non creare ruscellamenti, per non togliere sostanze al terreno, e quindi alle piante. Tutta l’acqua utilizzata viene poi recuperata.
Cristallizzazione sensibile.
Nella cantina c’è un laboratorio per effettuare le molteplici analisi biochimiche, ma non solo: è infatti presente anche un grafico per l’analisi della cristallizzazione sensibile, utilizzato tanto per il vino, quanto per l’olio e per il miele, in cui ogni segno sull’immagine acquisisce un significato che può essere codificato grazie all’archiviazione delle medesime immagini nel tempo: interpretando le forme-tipo è così possibile determinare la capacità di invecchiamento di un vino, i bisogni della pianta e molto altro. Grazie alla cromatografia invece, sono analizzati i terreni in modo da poter avere un’indicazione della tipologia di compost necessario.
Vigneto Anfitatro.
I terreni del podere, seppur vicini tra loro, sono molto diversi per conformazione geologica. Una conoscenza, questa, che ha permesso nel tempo, essendo che inizialmente veniva prodotto un solo tipo di vino, di dare vita a vini con caratteristiche distinte, come Anfiteatro (nome deciso in quanto l’inclinazione naturale del terreno è stata rispettata, coltivando i vigneti in pendenza) e Melo che deve il suo appellativo all’appezzamento sul quale vengono coltivate le sue uve.
Vigneto Melo.
Petrucci Melo e Petrucci Anfiteatro 2020: l’anteprima
In occasione della visita al Podere, abbiamo avuto il piacere di degustare precisamente l’anteprima di questi due vini: Petrucci Anfiteatro “il chiacchierone”, e Petrucci Melo, “il misterioso”. Pur trattandosi di vini del 2020, e di assaggi direttamente da botte e quindi destinati ad altri tre anni, tra maturazione e affinamento, appare chiaro che si tratti di vini di grande statura. Come detto, Petrucci Anfiteatro è espansivo, è di un colore rosso rubino brillante. Al naso si manifestano frutti e fiori rossi, agrumi e foglie. I tannini presenti già denotano morbidezza, un vino che, seppur in fase embrionale, è già piacevole. Petrucci Melo , è influenzato dal terroir più “povero” ed un microclima differente. Dal color rosso violaceo, al naso si percepiscono sentori di frutti rossi più scuri come l’amarena e la mora, le spezie e il pepe. In bocca i tannini sono più duri, indice che avranno bisogno di tempo per smussarsi, consegnando un vino che sarà sempre più austero di Anfiteatro, nella stessa annata. Le sue ombre ci consegnano un vino quasi mistico, per il quale il “non detto” è molto più di quanto è celato.
Petrucci Anfiteatro.
Podere Forte non è un’isola
Come detto, Podere Forte è un’azienda avanguardistica, un esempio virtuoso, certo, ma l’ingegnere non vuole che rimanga un’isola felice bensì sogna di esportare il “metodo Forte” dalla Val D’Orcia all’Italia e perfino all’Europa, per garantire futuro e sostenibilità alle prossime generazioni. Infatti, riguardo alla Direttiva Europea “Farm to Fork” attualmente in discussione in Parlamento, è indubbio che essa crei scontento tra gli agricoltori, fissando degli obiettivi di sostenibilità da raggiungere entro il 2030 ma senza dare i mezzi per raggiungerli. A questo proposito, Pasquale Forte, uomo del fare, invita chiunque desideri approfondire il tema della biodinamica a prendere contatto e fare pratica al Podere.