Passione Gourmet Arté al Lago - Lugano (CH) - 2021 - Passione Gourmet

Arté al Lago

Ristorante
Piazza Emilio Bossi 7, Lugano, Svizzera
Chef Frank Oerthle
Recensito da Adriana Blanc

Valutazione

14/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • La vista impagabile sul golfo di Lugano.
  • Il generoso utilizzo di materia prima locale.
  • Il servizio estremamente accogliente.

Difetti

  • Alcuni piatti non "a fuoco".
  • Il design un po' datato della seconda sala.
Visitato il 08-2021

Una romantica alcova sul lago di Lugano

La città di Lugano sta attraversando una fase di grande fermento gastronomico. Lo testimonia la pioggia di stelle – Michelin – avutasi quest’anno, con l’assegnazione del prestigioso titolo a tre nuovi ristoranti che sono andati ad affiancare quello che, dal 2011, ne era il solo detentore, il ristorante Arté al Lago.

Particolarmente felice è la posizione dell’elegante tavola del Grand Hotel Villa Castagnola: un’alcova situata all’estremo della città, direttamente affacciata sulle acque placide del lago Ceresio, con una vista impagabile sul golfo di Lugano. Se questa particolare ubicazione già offre un’idilliaca cornice esterna, altrettanto caratteristica è la definizione degli interni, che attinge a piene mani dal mondo dell’arte ospitando opere provenienti da tutto il mondo.

Se è netto il gioco di contrasto tra la struttura classicamente Romantica e il moderno design della sala principale, a seguito della pandemia la location ha attinto alla sala delle cerimonie per ampliarsi, proponendo un nuovo ambiente decisamente più in linea con lo stile originario ma che gioverebbe di una rinfrescata.  Lasciando da parte le scelte stilistiche veniamo, ora, alla ciccia, che è ciò che qui più ci interessa.

Less is more

Fin dalla sua apertura Arté al Lago è stato patrocinato da chef Frank Oerthle: accento tedesco nonostante la lunga permanenza in Ticino e un animo decisamente spigliato. La sua è una cucina di chiara impronta classica, che guarda con favore all’ingredientistica locale e, allo stesso tempo, strizza l’occhio a una dimensione più internazionale, diretta conseguenza dell’alta percentuale di clienti stranieri che siedono ai deschi del ristorante. I suoi piatti giocano per lo più su gusti decisi e contano la presenza di numerosi elementi che lo chef è abile a distinguere ed enfatizzare, ma che in qualche caso meno felice si risolvono in accostamenti piuttosto confusi.

È ciò che abbiamo riscontrato nella Tavolozza di pomodori con lamelle di capesante marinate al lime, dove gli ottimi e saporitissimi pomodori di varie specie, combinati con i pregiati molluschi marinati, si scontravano con altrettante varietà di insalate, salse e non meglio definite nuvole croccanti. Note piacevoli prese singolarmente, tuttavia sminuite da quella che risulta essere una sinfonia caotica. Continuando con le note dolenti, se così si può dire, viene in luce il Risotto “San Massimo” alla nettarina, nocciole e fondente di foie gras. Un riso leggermente troppo cotto per i palati nostrani, che avrebbe doppiamente guadagnato di un paio di minuti in meno di cottura per creare un gioco di consistenze che, così, è andato perduto. Tutto, infatti, è incentrato sulle morbidezze: il riso, il foie gras fondente e la sua dolce sfumatura, associata a quella della pesca nettarina con le nocciole che, da sole, non riescono a fare da contraltare. Da applausi, invece, la piccola panna cotta al tartufo servita, come amuse-bouche, assieme alla tartare di vitello. Ottima anche la zuppetta di basilico e shiso con baccalà mantecato e caviale “Adamas” dai sapori scanditi, decisi e complessivamente ben equilibrati.

A tutto ciò si accompagna un servizio estremamente accogliente e rilassato, decisivo punto a favore del locale. Eccellente anche l’abbinamento vini proposto a fianco del menù, con etichette mai banali che spaziano felicemente dal Canton Ticino al “Nuovo Mondo”.

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