Amarone alla cieca, per capire il terroir
Sono stati molti gli assaggi di Amarone, dalla zona di produzione che copre l’intera fascia pedemontana della provincia di Verona, dal lago di Garda fino quasi al confine con la provincia di Vicenza: un vero parterre de rois che ha incluso i grandi nomi della Denominazione.
L’obiettivo non era tanto quello di determinare una classifica di Amarone, anche perché sono state proposte annate diverse, quanto, invece, di cercare di evidenziare come annate, terreni, microclimi e stili di vinificazione diversi fossero in grado di mettere in risalto molteplici sfumature di un vino che può essere annoverato tra i grandi vini italiani.
La degustazione, del resto, faceva seguito a una riflessione sul concetto di terroir, o meglio di climat (inteso come singolo terreno, incluso in un determinato territorio, che ha delle sue specifiche caratteriste pedoclimatiche e di composizione del suolo), a cui un importante contributo è stato dato dai coniugi Bourguignon, Claude e Lydia, agronomi di fama internazionale – anche loro presenti alla degustazione – consulenti de La Collina dei Ciliegi.
L’assaggio è stato organizzato in due sessioni: una prima serie di 8 vini delle annate 2015, 2016 e 2017, serviti in due flights di 4 vini, e una seconda serie di 16 vini mediamente più maturi di annate dalla 2007 alla 2016 serviti in 4 flights di 4 vini.
La prima batteria: 6 vini
Collina dei Ciliegi 2017: note speziate e di ciliegia matura; esprime eleganza ed equilibrio, tannini ben integrati e una succosa acidità, a garantire una scorrevole beva.
Capurso 2015: note di ciliegia sotto spirito e di cacao, un vero mon cheri, speziato e col tannino ancora in evidenza che rende il finale un po’ asciutto.
Massimago 2015: colore rosso rubino brillante, esprime note di amarena sotto spirito e cioccolato, da Boero al Rum, di grande volume e un finale di erbe officinali.
Bertani Valpantena 2018: di colore rosso rubino tenue, tendente al granato, esprime note di fragola e rabarbaro e, grazie a una bella freschezza, risulta equilibrato al palato.
Masi 2015: colore rosso rubino carico, esprime note di prugna e confettura di ciliegie insieme a note tostate e di torrefazione. In bocca il vino risulta rotondo, caldo, tannico e fruttato.
Tommasi 2016: colore rosso rubino con sfumature granate e, insieme alla frutta sotto spirito, esprime note di humus, grafite e torrefazione. In bocca il vino è corposo, morbido, sapido e con tannini levigati.
La seconda batteria: 16 vini, ve ne raccontiamo la metà
Assolutamente eccezionale si è rivelato l’Amarone di Giuseppe Quintarelli 2012. Dal colore rosso rubino intenso e dalle note di prugna, ciliegia, cacao e liquirizia è un vino di straordinaria eleganza e finezza: pugno di ferro in un guanto di velluto, se consideriamo che l’Amarone ha nella potenza, nella struttura e nella gradazione elevate, alcune delle sue più peculiari caratteristiche.
Un vino che abbiamo riconosciuto un po’ tutti grazie alla mano inconfondibile del produttore è quello a firma di Romano Dal Forno, il Monte Lodoletta 2013. Dal colore scuro e impenetrabile è un vino di incredibile potenza, vellutato e rotondo all’attacco e con tannini ancor molto presenti che consigliano di aspettare ancora un po’ prima di aprire le bottiglie in cantina. Note di rosa appassita e cioccolato con finale lunghissimo.
Collina dei Ciliegi “Ciliegio” 2016: stupisce per l’eleganza e l’equilibrio, un vino di grande stoffa, dal finale molto persistente con retrogusto di after-eight.
Guaite 2012: dal naso di ciliegia matura e prugna, finocchio fresco e pepe nero, anch’esso molto equilibrato.
Fieramonte Riserva 2013 Allegrini: rosso rubino note di ciliegia matura, erbe aromatiche e pepe nero, vanta un bel volume a metà bocca e buon equilibrio.
Ca’ la Bionda 2012: naso intenso, con amareneLe amarene sono i frutti del ciliegio aspro (Prunus cerasus), dalla quale derivano anche le visciole (varietà meno diffusa). Dai frutti di colore rosso chiaro, dal sapore amarognolo e leggermente acido, le amarene vengono consumate come tali, sotto forma di gelato, sciroppate o nel liquore portoghese ginjinha.... Leggi sotto spirito, prugna secca e tabacco; in bocca è potente e austero, di equilibrata freschezza e dal finale lungo e persistente.
Amarone alla cieca.
Corte Sant’Alda 2015: offre note di frutti bosco, cioccolato al latte e torrefazione. In bocca il vino esprime un notevole volume, con tannini esuberanti, ancora da smussare.
Erbin 2007: il più maturo dei vini degustati e anche il solo servito in magnum, un vino molto fine, morbido e avvolgente, di grande equilibrio tra potenza e acidità e dal finale lunghissimo.
Dalla degustazione sono emerse diverse espressioni di un vino, l’Amarone non sempre facile da capire per via della sua dualità di gusto dovuta all’appassimento dell’uva da una parte, che lascia sempre una leggera nota dolce, e la caratteristica di vino secco dall’altra, la cui gradazione alcolica molto elevata necessita di essere controbilanciata, cosa non sempre facile, affinché il vino risulti equilibrato. Dai commenti condivisi tra i partecipanti sono emersi la potenza dell’annata 2015, che probabilmente necessita di un po’ di permanenza in bottiglia per esprimere al meglio il suo potenziale, le caratteristiche tipiche della grande annata per la 2016, volume e potenza soprattutto dai vini provenienti dalla Valpolicella Classica, eleganza ed equilibrio dai vini provenienti dalla Valpantena.
Un grazie a Massimo Gianolli.
Bravo!! Grazie Orazio!! 👏👏👏👏 cin cin!’ 🍒🍷