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La degustazione del caffè

di Luca Turner

Le Piantagioni del Caffè

C’è un approccio orizzontale e un approccio verticale. Un fare spesso inconsapevole, a tratti passivo, palesa l’approccio orizzontale; uno più consapevole, dedicato e attento, manifesta invece l’approccio verticale. Non è una questione solo filosofica, né riconducibile a una mera ermeneutica comportamentale.

Pasta, pizza, caffè, cosa c’è di più mainstream e, dunque, di orizzontale? Cosa c’è che rischia di appiattire di più di un’omologazione che deriva dal quotidiano e automatico uso e consumo?

Poco o nulla.

Il caffè è nel nostro quotidiano. Bevitori o non bevitori, che siamo. C’è una parola per la bevanda, una parola per la pianta, una parola per il chicco, o per la polvere, la cialda o la capsula. Vuoi un caffè? Una sola parola racconta esperienze disparate.

È così che vogliamo, qui, avvicinarci al caffè. Con fare curioso e attento. De Le Piantagioni del Caffè ne abbiamo scritto qui, qui e qui e, volentieri, perché ne abbiamo compreso e condiviso la mission. Qualità, rispetto, diversità. Il tutto giocato su grandi numeri. Non facile.

Oggi partiamo da una storia che vive di un’attualità perenne. Negli anni ’40 negli Stati Uniti si iniziava a vedere una diminuzione del consumo di caffè. Gli economisti attribuirono la responsabilità alla scarsa qualità del caffè, di specie robusta. In realtà, era solo un problema di riduzione delle spese dai trasporti alla conservazione e questo incise sulla qualità del caffè stesso, a prescindere che si trattasse di robusta o arabica. Serviva, in quel momento, un messaggio sicuro per rinvigorire l’economia americana e, così, fu istituito il Pan American Bureau of coffee, che tendeva a promuovere l’immagine del caffè specie Arabica proveniente principalmente dal Sud America. L’attualità che ci coinvolge, oggi, tutti i giorni è che fu questo bureau a istituire, quasi ufficialmente, nel 1952, la “pausa caffè”. Un momento, quello del coffe-break, che doveva servire da un lato a fermare momentaneamente il lavoro, il business, la lezione, il mestiere e, dall’altro, a incentivare il consumo di caffè attraverso le sue proprietà – definiamole – terapeutiche. E, a proposito di pause caffè nazionali, specie Arabica,  vi presentiamo ora la nostra degustazione di tre diverse espressioni di Arabica, tutte di qualità non meno che eccellente.

Buenos Aires

Questo il nome del caffè, e della piantagione, nasce in Nicaragua, da coltivazioni al confine con l’Honduras, tra i 1200 e 1700 metri sul livello del mare. Il chicco allungato e grosso ha durezza media, che al grinder manuale si fa apprezzare con una macinatura non troppo fine, mentre risulta una polvere perfetta per ottenere un caffè “drip”: goccia dopo goccia, lentamente, si forma un caffè tenace ma elegante, con sentori di violetta al naso; al palato, una buona acidità, non eccessivamente spiccata, si traduce in un gusto lievemente cioccolatoso. Un caffè da distrazione, e da pausa caffè, perfetto!

100

Un blend di Arabica che mette d’accordo Guatemala, Etiopia, El Salvador e Brasile. Non è facile trovare il giusto equilibrio tra caffè di diverse piantagioni eppure, qui, si ritrova un amalgama coerente, perfetto da adoperare nella macchina espresso: cremosità discreta, intensa nel colore brillante, profumi netti e definiti che ricordano il cacao amaro e note di spezie nere, non troppo invasive. Un caffè per momenti di attenzione e concentrazione.

Dambi Uddo

100% Arabica Etiope. Coltivato a più di 2000 metri di altitudine, è un caffè che merita attenzione. Chicco oblungo e grosso, racconta già, da forma e colore, la sua importanza. Consigliata una macinatura fine da espresso, macchina calda, acqua di durezza media (le acque non sono tutte uguali e influiscono sul risultato finale del nostro caffè) pressione non eccessiva della polvere: colore intenso e deciso, leggera patina brillante, cremosità contenuta, buona viscosità. Profumi intensi e avvolgenti che ricordano un campo di piccoli frutti rossi, assolato a mezzodì. Retrogusto e persistenza concreti e intensi. Un caffè ricco e piacevole per palati allenati che amano riconoscersi nei dettagli e nelle sfumature.

* In copertina, da sinistra il Presidente Chairman de Le Piantagioni del Caffè Enrico Meschini durante una degustazione organolettica con Paolo Milani, tecnico assaggiatore vendite Italia.  

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