Stefano Amerighi Syrah 2015

IL NOSTRO GIUDIZIO

Syrah Stefano Amerighi 2015

Vini Rossi
93

L’interpretazione italiana del(la) Syrah

Quando Stefano Amerighi produsse la sua prima annata di Syrah correva l’anno 2006. Da quel momento, forse anche prima, prese però anche avvio un percorso di ricerca verso una vitivinicoltura che fosse quanto più naturale possibile, ovvero in armonia coi tempi e coi processi imposti da madre natura.

A quanto si dice, benché lui non ami essere definito il paladino di questa o di quell’altra filosofia di vigna e di cantina, è pure vero che la sua scelta è stata dettata da un’esigenza tra le più concrete, oltre che tra le più sofferte: “Ho visto tanti amici, vicini e familiari, morire di cancro in campagna per un uso smodato dei pesticidi, fitosanitari e altri trattamenti brutalmente imposti dall’industria farmaceutica – ha dichiarato Amerighi nel corso di un’intervista di qualche tempo fa – non avevo certo voglia d’ammalarmi anch’io di chimica”.

Oggi, bisogna ammettere che quei suoi vini – pensati e realizzati col massimo rispetto dei ritmi e delle caratteristiche che la natura impone, senza usare artifici e scorciatoie, senza eccessi di interventismo – sono decisamente, tremendamente buoni, e la scommessa di fare di un grande vitigno internazionale, il Syrah o, come preferiscono i francesi, al femminile, la Syrah, un riferimento dell’enologia italiana e toscana è stata non solo vinta ma altresì addirittura superata. Perché la caratteristica saliente di questo grande Syrah di Cortona, dove ha sede l’azienda, è quella di ricordare proprio i grandi vini prodotti nella Valle del Rodano e, in particolare, alcune delle più grandi bottiglie di Cornas di Auguste Clape, che ovviamente figura tra i suoi riferimenti enciclopedici.

Syrah 2015

L’olfatto si apre su note di marasca, timo, maggiorana, l’onnipresente oliva, qui nella sua declinazione taggiasca. Ma sono il tabacco, l’humus, il tartufo nero e la terra, a farsi largo prorompente in bocca e al naso, dopo qualche tempo dall’apertura. Tutte note connotanti e accentuate dalla prugna in sottofondo, lievemente speziata e aromatizzata dal pepe, che rivela un tannino morbido, setoso e avvolgente. Ciò che sorprende davvero, in questo vino, è la sua smisurata bevibilità: non smetti mai di cercare il bicchiere, anche a calice vuoto: un vino tanto intenso quanto lieve e scorrevole.

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Alberto Cauzzi

Imprenditore della New Economy con il pallino dell’enogastronomia, gira il mondo a caccia del miglior ristorante di alta cucina, non ancora trovato. Al vino è approdato apparentemente per caso, provenendo da una famiglia di astemi. Scoprì in seguito che un suo bis-nonno era un ottimo produttore di vino, nebbiolo in Valsesia, ed anche un discreto consumatore. E' stato il vice direttore della guida ristorante de L'Espresso per gli anni 2023 e 2024. E’ stato l’ideatore ed è il presidente del progetto Passione Gourmet. Le sue passioni: l’avanguardia misurata in cucina e i grandi vini di Borgogna.

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