L’Argaj
Valutazione


Pregi
- Ottimo esempio di cucina piemontese a prezzi onesti.
Difetti
- Necessità di prenotare con largo anticipo a causa dei pochi posti a sedere.
Un nome, un presagio
Scelta terminologica importante per questo ristorante che, nel cuore delle Langhe, in dialetto piemontese promette l’argaj, ovvero la soddisfazione al termine di un buon pasto.
Sicuramente a un primo impatto l’appagamento lo ricevono dapprima gli occhi: un locale con vista sulle colline de La Morra, fulcro langarolo, su cui si affacciano le imponenti vetrate della sala. Premesse, anche loro, di questo nome che promette una rinnovata cucina piemontese di territorio e di tradizione.
E la tradizione segna già l’incipit con la carne cruda, lime, nocciole e petali di funghi porcini, dove l’accoppiata tra la carne, certificata Coalvi, e nocciola, risulta sempre vincente.
Capitando, poi, nel periodo del tartufo, non si può prescindere dall’ordinare qualche piatto arricchito dall’oro bianco della zona: semplici e ben fatti i tajarin ma ben più goduriosi i ravioli del Plin con fonduta.
Davvero ottimo, poi, il maialino con salsa barbecue ai fichi: impatto croccante di un morso che si scioglie gustosamente al palato.
Magistrale, infine, il dolce fuori menù, interprete dei sapori dell’autunno, ribattezzato CCCP: gelato di castagna, marmellata di cachi, crumble di cioccolato e peperoncino: un boccone semplice ma reso perfetto dal riequilibrante piccante finale che risveglia dal prolungamento della nota dolciastra.
Ebbene, alzandoci da questa tavola non si può che constatare come le iniziali promesse siano state, in definitiva, completamente e piacevolmente mantenute.