Passione Gourmet Domaine Philippe Pacalet Chambertin-Clos de Bèze 2009 - Passione Gourmet

Domaine Philippe Pacalet Chambertin-Clos de Bèze 2009

Vino
Recensito da Alberto Cauzzi

Il vino – e il vigneron – che non ti aspetti

Philippe Pacalet: professione rugbista e, come hobby, vigneron di Borgogna, con alle spalle un’esperienza da direttore – sino al 1999 – del Domaine Prieuré Roch. Basterebbe questo per esser già certi di ciò che troveremo nel nostro bicchiere. O forse no.

Ma procediamo con ordine. Correva l’anno 2004, ci capitò di imbatterci in uno Chambolle Musigny di un giovane produttore di Borgogna, sconosciuto ai più. Ai più, ma non a Luca Gargano e a Fabio Luglio, che con la loro classe e competenza avevano già inserito nel listino TripleA questa meraviglia della natura.

Si, se non l’avete capito fu un colpo di fulmine immediato. Amore a prima vista. Un naso di fragolina di bosco, di violetta, un uso sapiente del legno e una beva di profondità inaudita. Un vino che è finito ancor prima di iniziare.

Da allora non abbiamo più smesso di berlo. Un produttore prevalentemente rossista, ma con una buona profondità anche sui bianchi – del suo monumentale Corton Charlemagne scriveremo a breve su queste pagine – ha sempre regalato emozioni uniche con i suoi vini, che sono un fedele specchio dell’annata raccontata in maniera quasi didascalica, tanto precisa quanto profonda.

Negotiant anomalo, Pacalet, che non ha terreni di proprietà ma solo in affitto, privilegiando grandi parcelle su cui detta il disciplinare di coltivazione e dai cui proprietari acquista le uve per la sua produzione. Negotiant che però ci piace molto perché – con atteggiamento laico – privilegiamo innanzitutto i vini buoni e questo produttore li produce di certo. Biologico ? Biodinamico ? Tutto e niente di questo. Però da quando le uve, prevalentemente coltivate con i dettami della cosiddetta via naturale, varcano la soglia della sua cantina, allora il rigoroso approccio “naturale” e attento si afferma con vigore nell’utilizzo esclusivo di lieviti indigeni, fermentazioni spontanee e un’aggiunta di solforosa quasi inesistente.

E nel 2009, unico anno in cui gli fu data una parcella in affitto, produsse questo monumentale Chambertin-Clos de Bèze, che ci ha dato emozioni veramente intense. Annata pronta, tutto sommato minore – così definita da taluni – che in realtà ci sta riservando, ad ogni apertura, molte sorprese. Questa bottiglia è stata una di quelle.

Un attacco al naso che ricorda la rosa appassita, leggermente candita. La caratteristica dominante dell’affinamento dei vini di Pacalet regala anche note balsamiche – in questo caso di pino marittimo – davvero intriganti. Ma è la ciliegia a prendere il sopravvento, in bocca, affiancata dalla fragolina di bosco e dal finale di violetta, profumata e persistente. Si svolge diritto, esile ma teso e lungo, persistente. Un vino monumentale senza esserlo.

 

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