Passione Gourmet Belé, Chef Giulia Ferrara, Milano - Passione Gourmet

Belé

Ristorante
Via Angelo Fumagalli, 3, 20143 Milano MI, Italia
Chef Giulia Ferrara
Recensito da Alessio D'Aguanno

Valutazione

14/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Una cucina interessante e a tratti azzardata, ma sempre calibrata.

Difetti

  • Servizio ancora non all’altezza della cucina, con qualche piccola sbavatura.
Visitato il 09-2018

Una nuova apertura sui Navigli che promette bene, anzi belé

In una zona popolare della capitale meneghina, universalmente riconosciuta come il centro della movida ma a debita distanza dal chiassoso brusio che la caratterizza, si trova Belé, l’ultimo nato della famiglia Pinch, il noto cocktail bar con cui condivide anche la posizione: il Naviglio Grande.

L’apertura risale a Gennaio e, a differenza di tanti altri locali in zona, siamo sicuri che farà parlare di sé anche dopo l’effetto novità, in un crescendo graduale di interesse. Ai fornelli la giovane chef Giulia Ferrara -diplomata all’ALMA con esperienze da Sarri, Ratanà e Al Pont De Ferr– soddisfa, con una brigata di sole tre persone lei compresa, i 60 coperti divisi tra l’interno e il verandato.

La sala, che prende in eredità dal Pinch una bella offerta di cocktail, è gestita da Sergio Sbizzera, già una mascotte per i frequentatori del cocktail bar e ora anche titolare del ristorante.

Spigliato e amichevole con la clientela, mette a proprio agio i clienti in un’atmosfera inizialmente un po’ ingessata, tanto per l’eleganza dell’arredamento quanto per alcuni “inciampi” del personale, prontamente e brillantemente rimediati durante il corso della cena.

Cucina coraggiosa in un contesto turistico

La proposta culinaria del ristorante è incentrata su una carta stagionale, che annovera 4-5 piatti per portata e che si arricchisce di 2 fuorimenu, i quali variano ogni 3 settimane. Il pairing è suddiviso fra i cocktail – il punto di forza del locale – e i vini, proposti in una carta in verità molto poco interessante.

Negli antipasti si scorge la maturità gustativa della chef, che si rispecchia in Sgombro, ciliegie e pistacchi, dove la semplicità di un pesce povero si arricchisce di dolcezza e grassezza e nei Nervetti fritti con crema di yogurt allo zafferano, nel quale i due ingredienti meneghini vengono sgrassati dall’acidità di sedano e cipolle rosse. L’arcinota Salsiccia di Bra viene anch’essa proposta in una versione non banale, in un insolito accostamento al pan brioche, con friggitelli e stracciatella affumicata.

I primi rappresentano sicuramente il primo motivo per tornare: gli accostamenti, per quanto possano apparire sulla carta azzardati, sono quanto mai pensati e calibrati, come nel caso di marmellata di albicocche e ‘nduja, in cui i due sapori principali collaborano alla costruzione di un equilibrio gustativo perfetto.

I secondi rappresentano ad oggi la portata con maggior margine di miglioramento: nel diaframma di manzo e nelle costine di maiale, seppur buoni piatti, traspare meno l’estro creativo della chef, così come nel pollo, sicuramente perfettibile nell’esecuzione ma ben concepito negli abbinamenti a chiusura del piatto.

I notevoli dessert, dai sapori familiari e mai banali nella presentazione e negli accostamenti – come dimostra Pesche, vino e pane – sono un dolce capitolo per chiudere la cena.

Insomma una cucina interessante e frizzante, con ulteriori margini di miglioramento.

La galleria fotografica:

Lascia un commento

La tua email non sarà pubblicata. I campi obbligatori sono contrassegnati *