Valutazione
Pregi
- Una cucina audace.
Difetti
- Non facile da trovare, persino con l'aiuto del Gps e di Internet.
All’ombra delle colline vicentine una bella sorpresa per i gourmet
La provincia di Vicenza, come del resto il Veneto in generale, sta vivendo un momento di fermento gastronomico come mai era successo prima. Accanto a insegne storiche come La Peca, Casa Perbellini e Le Calandre, sono nati negli ultimi anni diversi locali che in brevissimo tempo si sono fatti apprezzare, diventando un punto di riferimento per i clienti gourmet. La concorrenza, solitamente accolta con piacere a questi livelli, può diventare un’arma a doppio taglio, riducendo in un cono d’ombra anche chi meriterebbe le attenzioni che le luci dei riflettori portano con sé. È questo il caso del ristorante TreQuarti a Val Liona, che non si affaccia sulla scena gastronomica con la sicurezza che invece contraddistingue altri nuovi esponenti della cucina italiana come Lorenzo Cogo, Alessandro Dal Degan o Giuliano Baldessari per citarne alcuni. Un vero peccato perché lo chef Alberto Basso dimostra di sapere sferrare ottimi ganci quando necessario, irretendo i commensali con una perfetta alternanza di passaggi qui piacioni, là più sofisticati, senza perdere l’occasione di affondare qualche colpo da ko.
All’interno di una bella sala elegante, dai tratti gentili, arredata con opere di artisti locali, lo chef propone una cucina camaleontica, capace di incontrare desideri e gusti di ognuno. La proposta è modulabile, composta da sei menu degustazione che a loro volta compongono una sorta di carta, con piatti da poter scegliere singolarmente dalle diverse suggestioni. Passione e dedizione totale all’arte del mestiere tracciano le linee guida grazie alle quali il cliente si orienta anche di fronte a una proposta inizialmente spiazzante, ma assolutamente equilibrata al momento della degustazione. Con creatività Basso finge, in apertura di match, di voler lasciare le redini dell’incontro al cliente per poi, una volta attirato a sé, portarlo all’angolo e stordirlo completamente. E che piacevole stordimento!
Strategia al servizio del gusto
La dimostrazione pratica di quanto scritto si riscontra nel menu cicheti declinato in 10 passaggi, durante i quali il talento di Basso si confonde con il coraggio in una proposta che piace per la capacità di spingere sull’acceleratore, pur rischiando la sbandata di tanto in tanto. Zabaione, aceto e erba cipollina è un appetizer da ricordare, con la tiepidità e la grassezza di uno zabaione leggero, spezzato dall’acidità dell’aceto e corredato di un tono aromatico conturbante grazie alla cipollina. Interessante Piselli, ditalini fritti e Patanegra cotto, felice rivisitazione di un classico italiano, a cui si può ammonire solo la quantità troppo esigua di fritto, facendo così rimpiangere una masticazione più articolata, che avrebbe giovato al piatto. Il passaggio più interessante è Birramen, in cui brodo di luppolo, bruscandoli, pancia di maiale e gel di birra acida danno vita a un felice esercizio di cucina fusionFusion è una tipologia (o scuola) di cucina che combina elementi associati a differenti tradizioni culinarie per produrre menù o piatti non riconducibili ad alcuna tradizione culinaria precisa.... Leggi con un omaggio alla scena brassicola contemporanea. Amaro, grasso, acido and repeat! Qualche colpo a vuoto c’è e sarebbe strano il contrario. Falso cacio e pepe, con le lenticchie rosse a sostituire la spezia, risulta troppo morbido al palato, lasciando da parte la tradizionale nota “ignorante” che ne rende celebre la versione originale, mentre Risotto mantecato alle zucchine, gambero rosso e origano entusiasma per la cottura millimetrica del riso, ma disorienta la rotta gustativa, una volta accompagnato allo shot di acqua di pomodoro in abbinamento.
Alberto Basso e il suo staff rappresentano un’altra perla da aggiungere alla collana della gastronomia veneta che, come tutti i gioielli, va indossata e apprezzata nella sua complessa interezza.