Passione Gourmet La Peca, chef Nicola Portinari, Lonigo (VI) di Luca Canessa

La Peca

Ristorante
via Alberto Giovannelli 2, Lonigo (VI)
Chef Nicola Portinari
Recensito da Luca Canessa

Valutazione

17/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Uno dei grandi ristoranti Italiani.
  • La grande intesa fra sala e cucina.
  • La carta dei vini.

Difetti

  • I piatti non sempre danno emozioni.
Visitato il 11-2013

Ci sono insegne destinate a lasciare il segno nel cuore degli appassionati e la Peca, nel suo essere quasi l’archetipo della Maison all’italiana, è un locale che ha inciso un solco profondo nella storia della ristorazione dello Stivale.
Dell’accoglienza di casa Portinari, delle piccole attenzioni che non sono mai scontate, anche quando le stelle sono gemelle, si dovrebbe parlare nelle scuole di settore, tanto esse sono, a nostro modo di vedere, parte di un modello che sarebbe opportuno clonare prima che scompaia. Ciascun dettaglio viene qui curato con lo scopo di rendere indimenticabile l’esperienza del cliente: la distanza tra i tavoli, che permette di conversare senza sentire o essere uditi dai vicini, la splendida cantina a vista, il salottino dove bere in tutta tranquillità un grande distillato: non sono altro che la punta di un iceberg fatto di gesti, di premure, di ineffabili dettagli. E ciò che sorprende maggiormente, in quest’oasi di serenità che è la sala governata da Pierluigi Portinari e dalla moglie Cinzia Boggian (realizzatrice degli splendidi centrotavola), è che tutto ciò avviene senza quegli eccessi di affettazione, quell’aria di maniera che talvolta ci capita di riscontrare in altri locali.
Perché saper cucinare è un dono che si coltiva fino alla perfezione, ma per dominare la sala servono autentica vocazione e voglia di trasmettere il mestiere: e a questo punto non stupisce neppure più di tanto il fatto che ognuno, a partire dal giovane e preparato sommelier fino all’ultimo dei commis, comunichi perfettamente la stessa gioia nel rendere la clientela felice.
Ma La Peca non è certo solo un luogo confortevole: dietro le quinte dello spettacolo non troviamo infatti un cuoco qualunque, ma un asso del livello di Nicola Portinari. La sua è una cucina riconoscibile, estremamente personale, poco influenzata dalle mode e capace di passare dal mare alla selvaggina con estrema naturalezza e solo con qualche rara indecisione di ordine tecnico.
Come la sala, anche la cucina della Peca non perde tempo in tediosi autocompiacimenti, ma pone sempre in primo piano il cliente, sia esso il gourmet più navigato o l’avventore occasionale capitato qui per celebrare una serata particolare.
Il tentativo, certo lodevolissimo perché in grado di portare nuova linfa a tutto il movimento ristorativo, non mancherà di dare, a chi cerca emozioni più forti e tinte accese, l’impressione di non spingere mai fino in fondo sull’acceleratore, e non si potrà evitare di considerare come la cucina, accontentandosi di battere quasi costantemente sulle morbide corde del dolce, perda l’occasione di sfruttare la propria perizia tecnica per effetti di maggior mordente, ma il tutto si armonizza in una ricerca della piacevolezza complessiva palesemente programmatica, con spunti però di eccessiva sapidità talvolta incontrollati, che ci fanno accendere più di qualche lampadina.
L’intelligenza di Nicola Portinari fa sì che, pure al termine della parte anche nominalmente dolce del menù, al solito di livello più alto della media del pasto, si avverta una sensazione di totale leggerezza. Merito di ciò va ovviamente alla bravura dello chef nel moderare l’utilizzo di materie grasse e nel ponderare ingredienti e preparazioni, rendendo un percorso guidato facilmente fruibile anche da clienti di bassa cilindrata.
Citazione d’obbligo per la carta dei vini, senza punti deboli grazie alla presenza di molte etichette italiane e internazionali, ricaricata con leggerezza in rapporto al tono del locale e ricca di spunti soprattutto sul versante dei vini naturali.
In conclusione un grande ristorante, ma soprattutto una grande casa dove passare due ore gustando un’ottima cucina italiana a tutto tondo.

Il benvenuto della cucina.
520
Marshmallow di pomodoro, cialda croccante, basilico.
520
Pane e grissini.
520
Elegante (anche se di difficile consumo) pinzimonio in coppa Martini.
520
La melanzana: svuotata, gelata e ricomposta, ripiena di burrata, mozzarella di bufala, capperi, pomodoro: un vero inno all’estate, fresco e divertente.
520
Piccole carote di montagna con tataki d’oca e maionese di mango alla senape: un piatto nel complesso molto piacevole, non ci ha convinto del tutto l’oca in forma di piccolo hamburgher, forse in forma di straccetti sarebbe risultata ancora più piacevole al palato.
520
Spaghettoni Cavalieri, tonno e finferli: l’ennesima rivisitazione della carbonara, golosa niente da dire, ma alla fine quasi sempre resta la nostalgia per la versione originale.
520
Calamari di pasta con ragù di selvaggina, asparagi verdi e caffè Principe: un grande piatto di pasta, il grasso e la dolcezza della selvaggina, l’erbaceo tendente all’amaro degli asparagi selvatici e l’amaro puro del caffè si rincorrono senza mai sovrastarsi e regalando ad ogni boccone una nuova sensazione.
520
La beccaccia: il petto scaloppato, la coscetta ripiena di foie gras, il fegatino sul crostino.
520
Sorbetto al limone verde, zenzero e cristalli di zucchero di canna.
520
Ravioli croccanti alla crema brulèe con agrumi infusi alla vaniglia: un grande dessert come sempre accade alla Peca.
520
Piccola pasticceria.
520
520

4 Commenti.

  • rolando3 Dicembre 2013

    Come quasi sempre sono d'accordo con te in generale ma ,col gusto da cliente di bassa cilindrata e amante del pesce ,ho trovato la loro cucina di mare personale ed intrigante ,gustosa ma leggera,sì forse un po' "piaciona" ma qualche piccola emozione a me l'ha data.

  • Alberto Cauzzi3 Dicembre 2013

    17/20imi non mi pare un voto di una cucina che non dia qualche emozione no ?

  • rolando4 Dicembre 2013

    No, sono assolutamente d'accordo con la valutazione e la bella recensione di Luca.La mia voleva solo essere una piccola provocazione nei confronti del carnivoro Luca che ,secondo me,si è perso il meglio della Peca,il pesce.

  • Elvis698 Marzo 2016

    Concordo per recentissima visita: accoglienza e ambiente, unici, da replicare. Invece della beccaccia c'è la lepre. Ma "La Laguna", presente sia nel menu "pesce" sia nel menu "impronte" (il degustazione "principe") è in linea con il "Bagnasciuga" di Uliassi. Stavolta poi la costante era la "rapa", filo conduttore della vita poverissima di quelle parti, fino a 40 anni fa... E' forse che la Peca è una tale costante nell'altissimo livello, che induce aspettative spaziali, ma che lo stesso chef probabilmente non vuole.

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