Passione Gourmet Chateau Eza, Axel Wagner, Eze Village, Giovanni Gagliardi

Chateau Eza

Ristorante
rue de la pise, Eze Village
Chef Axel Wagner
Recensito da Presidente

Valutazione

16/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • Il panorama davvero mozzafiato

Difetti

  • Servizio non al livello della cucina
Visitato il 08-2013

520

“Non ho mai visto da nessuna parte questi tramonti d’incanto, questi incendi dell’orizzonte intero” scriveva Guy de Maupassant nel suo “Sull’acqua” ed in effetti la Costa Azzurra non può non affascinare con i suoi colori, il blu intenso del mare, i fianchi boscosi delle coste, il rosso intenso dei tramonti.
Per godere di tutto questo uno spettacolare punto di osservazione è il villaggio medievale di Eze. Perfettamente restaurato, dà l’impressione di essere magicamente “sospeso” a 390m sul livello del mare ed è comprensibilmente una delle mete turistiche più frequentate della regione. L’auto si lascia all’esterno del borgo per inerpicarsi a piedi tra caratteristiche stradine, negozietti di artigianato, piccole botteghe e scorci davvero suggestivi. Il consiglio è di salire fino alle rovine del castello, da dove è possibile ammirare uno spettacolare panorama della costa.
Qui troverete il bellissimo Chateau Eza, lussuoso albergo 5 stelle che offre una decina di camere e suite, strutturate in modo assai suggestivo come tante piccole case d’epoca.
In un contesto del genere si è voluto comprensibilmente puntare anche su una cucina di grande livello. E così, si è deciso di andare sul sicuro puntando su Axel Wagner, tedesco di nascita ma ormai francese d’adozione, gia executive chef a Vonnas dal grande Georges Blanc.
Il ristorante è elegante, straordinariamente panoramico, romanticissimo.
Il servizio fin dall’inizio non ci pare però da grande tavola. Per tutta la sera i numerosi ragazzotti che si aggirano per la sala sembrano un po’ andare a vuoto e così il piatto sporco ci resta davanti assai più del consentito e il bicchiere resta vuoto troppo a lungo. Eppure sono tanti, passano e ripassano. Guardano. Ma poi tirano dritto. Misteri della sala! A ciò si aggiunga qualche impaccio nel servire i piatti, con l’ovetto di quaglia che viene sbalzato via dalla base di carotina su cui era adagiato e finisce a tuffarsi nella vellutata.
Fortunatamente la cucina viaggia ad altri livelli e non sbaglia quasi niente.
Siamo in Francia, è vero, ma innanzitutto siamo in Costa Azzurra. E, quindi, niente (o poco) burro ma tanto olio extravergine, che, peraltro, in zona sanno fare molto bene.
Cucina del sole, del mare, leggera, sapori e profumi d’estate.
Con un uso sapiente delle note vegetali, delle spezie. E della frutta; magistrale il gelato all’avocado che accompagna il pesce San Pietro, così come ci è piaciuto l’intelligente uso degli agrumi (limoni in primis), altra eccellenza della Costa.
Di francese, in senso classico, resta la grande perizia nelle salse e nelle emulsioni, sempre essenziali, decisive per lanciare il piatto, mai coprenti. E la carta dei vini, di grande livello ma alquanto proibitiva nei ricarichi.
Certo, nel mezzo della cena capita che l’illuminazione già “assai romantica” cali ancora di più con la conseguenza, non solo e non tanto di rendere proibitivo il nostro faticoso lavoro di fotografi, ma soprattutto di non poter godere appieno dell’estetica dei piatti. Interrogati sul punto, in sala ci fanno capire che trattasi di vexata quaestio, motivo di più di qualche tensione tra cucina e proprietà.
Lo chef vorrebbe far si che i clienti fossero messi in condizione di vedere le sue creazioni, la proprietà (a stelle e strisce of course) sembra puntare di più sull’atmosfera. Ristorante per gourmet o per una clientela amante soprattutto del lusso e del contesto?
Per noi più semplicemente un’esperienza da consigliare sotto entrambi i punti di vista. Se poi si fosse alzato un po’ il gomito beh, il consiglio è di approfittare dell’occasione per trascorrere una notte d’altri tempi in una delle meravigliose stanze dello Chateau… noblesse oblige.
Ad Majora.

La targa ci ricorda che proprio durante le sue passeggiate e i suoi soggiorni a Eze, nell’inverno del 1883, Nietzsche ha concepito la sua opera più celebre: “Così parlò Zarathustra”.
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L’ingresso.
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La panoramicissima sala.
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È scesa la sera.
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Particolare.
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Amuse bouche: capasanta e spuma di pecorino.
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Vellutata di carote “rinfrescata” ai limoni di Mentone e uovo di quaglia: il sapore dolce della carota convive con una bellissima nota agrumata.
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Fantastico il pesce San pietro con gelato all’avocado e peperoncini di Espelette. Il piatto migliore della serata: eccellente la cottura del pesce, l’emulsione di peperoncini, l’avocado, un melting pot di sapori davvero riuscito.
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Astice, riso Arroz Bomba, peperoni pequillos e chorizo… praticamente un buon assaggio di paella.
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Pausa a base di granita di anguria e… litchi.
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Tortina di vitello “fermier” pomodori d’Antan e limoni canditi, piatto non bellissimo nella presentazione ma in bocca è un ottimo rustico-elegante.
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Sorbetto.
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Siamo in Francia, ergo il dessert non delude mai: Gelato di mandorle dolci su crema di albicocche al profumo di mimosa. Chapeau.
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