Passione Gourmet Osteria di Passignano, chef Matia Barciulli e Nicola Damiani, Tavernelle Val di Pesa (FI) di Luca Canessa

Osteria di Passignano

Ristorante
Località Passignano 33, Tavernelle val di pesa (FI)
Chef Matia Barciulli, Nicola Damiani
Recensito da Presidente

Valutazione

14/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • Una cucina affidabile che non delude mai

Difetti

  • La poca luce in sala
Visitato il 07-2013

520

La Badia di Passignano, situata nel cuore del Chianti Classico, è un antico monastero fondato nel 395 dall’Arcivescovo di Firenze. Dopo un periodo di transizione, nel 1986 è tornato ad essere un complesso conventuale abitato dai monaci dell’ordine Vallombrosiano, ramo riformato dei Benedettini specializzato in viticoltura e silvicoltura: le premesse per una sosta di tranquillità e buona tavola ci sono tutte.
Negli spazi delle antiche stalle, ristrutturati con cura e semplicità e arredati con sobria eleganza, si trova infatti l’Osteria di Passignano.
Nasce nel 2000 da un’idea di Marcello Crini, grande conoscitore e appassionato della cultura enogastronomica toscana, e Allegra Antinori. La nobile famiglia della viticoltura italiana è proprietaria dei vigneti circostanti l’Abbazia, dai quali produce il Chianti Classico Riserva “Badia a Passignano”, affinato nelle cantine sottostanti il monastero.
La cucina, affidata alla giovane coppia di chef Matia Barciulli e Nicola Damiani, è chiaramente di derivazione territoriale, anche se lontana dal modello classico di quella Chiantigiana.
Attinge a piene mani dai ricettari tradizionali utilizzando i prodotti più caratterizzanti del territorio circostante, ma rielaborando il tutto in chiave attuale, utilizzando tecniche moderne, alleggerendo le preparazioni, migliorando le presentazioni e gli impiattamenti, senza perdere di vista la centralità gustativa.
Ottimi i piatti a base di carne, sia per la qualità della materia prima sia, soprattutto, per la bravura nel prepararli.
A questo proposito, in carta troviamo un’intera sezione dedicata alla griglia, compresa una monumentale fiorentina, provata in una visita precedente, che vale da sola il viaggio.
Un plauso è sicuramente da riservare ai ragazzi della sala, che svolgono il proprio compito con cordialità e simpatia, trasmettendo l’amore per il proprio lavoro all’ospite e creando quella sinergia positiva fra sala e cucina che è uno degli elementi fondanti del concetto di “buon ristorante”.
Ottima la carta dei vini, con in evidenza i grandi rossi locali, ma ricca anche di prodotti provenienti dal resto d’Italia e del mondo proposti con ricarichi più che accettabili.
Una tappa imprescindibile per chi passa da queste parti, ma anche per la bellezza del luogo, ricco di fascino e di cultura.

Il pane e le sfoglie croccanti.
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Il saluto della cucina, omaggio al pomodoro.
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Il pinzimonio nell’orto: gelato all’olio d’oliva con cruditè e finta terra, gelato all’olio, dadolata di ortaggi e wafer con olio spalmabile e verdure marinate.
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Spaghetti alla chitarra con pomodoro fresco, fondente di burrata e caviale di basilico.
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Quadrucci farciti di coniglio porchettato in zuppetta di fagioli alla santoreggia e albicocche.
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Controfiletto di vitello in panura di funghi secchi e noci al sedano rapa e porcini: il piatto del percorso, perfetta la cottura, il jus e l’abbinamento con i porcini.
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Polpette morbide di cioccolato Gobino 70% con gelato e salsa di fichi.
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Piccola pasticceria.
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Un classico che non delude mai, nonostante qualche imperfezione per una leggera rifermentazione. Resta un vino dal carattere e dalla bevibilità unica.
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1 Commento.

  • Marco 50&5018 Settembre 2013

    Non solo la fiorentina vale il viaggio a ritroso di 1000 anni, un bello spunto per fermarsi nel tempo a tavola e non. Spesso in Toscana è così tanta luce fuori, poca luce dentro. Marco 50&50

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