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Recensione Ristorante
Ecco una bella Trattoria. E lo scriviamo con la maiuscola: Trattoria. Come deve essere, come purtroppo raramente è. Cucina casareccia si usava dire una volta; semplice diremmo noi ma al contempo curata, perché le due cose: semplicità e cura possono e devono stare insieme.
Elogio della normalità? Forse. Ma non dimentichiamo che siamo a Roma, dove “normalmente” le trattorie (con la minuscola) sono caratterizzate da osti caciaroni, materie prime scadenti, cucina a dir poco sciatta. E d’altra parte la cucina romana aiuta. Piatti apparentemente facili e alla portata di qualsiasi improvvisato spadellatore. Apparentemente.
Da Cesare abbiamo trovato una cucina tradizionale, eseguita bene, con mano leggera; buone materie prime e cotture corrette. Il tutto in una cornice lontana anni luce dalla iconografia della trattoria romana. Qui regnano sobrietà, educazione, misura.
Senza nessuna concessione alle mode. Qui la gricia è semplicemente una buona gricia, anche se il guanciale non è “griffato” e la pasta non è di questo o quel piccolo/grande pastificio artigianale. L’elogio della normalità, appunto. L’unica precisazione che ci è dato leggere sullo spartano menu è che le carni sono di provenienza nazionale.
L’ambiente è gradevole, la sala è linda e pinta, il servizio garbato, supervisionato dal patron Leonardo Vignoli. La carta dei vini, non amplissima e priva di bollicine, è però tutt’altro che banale e rivela anch’essa cura e buon gusto oltre a una fondamentale onestà nei ricarichi.
La cucina è quella tradizionale romana senza fronzoli né sorprese di sorta. Tra gli antipasti, da non perdere i fritti declinati in molte versioni dalle ultraclassiche polpette di bollito ai supplìIl nome deriva dall'italianizzazione del francese surprise, sorpresa. Pietanza rustica tipica della cucina romana e del cibo da strada popolare. Il supplì ha forma allungata cilindrica ed è preparato con riso (carnaroli, arborio o vialone nano) bollito in acqua salata, condito con sugo di carne, parmigiano o pecorino romano, burro e lasciato raffreddare. Lavorato da freddo con uova crude e... Leggi passando per i Cesarotti, quattro panzarotti (paste cresciute, pizze fritte, insomma ci siamo capiti) di cui tre aperti a mò di panino e ripieni rispettivamente con peperone arrostito, cicoria e prosciutto crudo. Uno non è ripieno ma condito con mozzarella, pomodoro e parmigiano (a Napoli si chiama Montanara). Fritti ben fatti, asciutti, per quanto possibile leggeri (hanno superato brillantemente la prova digestione notturna).
I primi piatti, a parte qualche concessione marinara (leggi vongole o cozze e pecorino) sono essenzialmente tutti i classici romani e non deludono. Il cliente può scegliere il formato di pasta da abbinare. Un motivo tra gli altri per tornare e provare i diversi abbinamenti.
Semplicità, di quella buona, anche nei secondi: coda, trippa, baccalà, tenerissimi involtini, ma anche ottime carni alla griglia e le patate fritte maison brutte ma buone, molto buone. Si chiude in bellezza con una buona crostata di viscioleLe visciole sono il frutto del ciliegio aspro (Prunus cerasus), da cui deriva anche l'amarena, la varietà più diffusa di questa specie. I frutti si distinguono per il colore rosso intenso e per il sapore dolce e leggermente acido. Si consumano come tali, in confettura, in dolci come la crostata di ricotta e visciole della tradizione ebraico-romana e sotto forma di... Leggi e un conto davvero da trattoria.
Da Cesare, ovvero l’elogio della normalità si diceva.
Poi non puoi non rilevare che nella stragrande maggioranza delle trattorie (o sedicenti tali) a Roma mangi le stesse cose cucinate peggio (anche molto peggio) pagando di più (anche assai di più). E allora forse è più corretto parlare di Miracolo della normalità.
Da Cesare: la Trattoria romana come la vogliamo.
Ad Majora
Cesarotti (foto di apertura)
Tonnarelli alla gricia con carciofi
Rigatoni al sugo della coda alla vaccinara
Patate fritte alla cesarina
Spezzatino di vitello nazionale alla cacciatora
Involtini di manzo al sugo
Crostata di visciole
il pregio: cucina romana ben eseguita
il difetto: parcheggio non facile
Da Cesare
Via del Casaletto 45
Roma
Tel. +39.06.536015
Chiuso il mercoledì
Prezzi: 35 euro v.e.
Visitato nel mese di Marzo 2012
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Giovanni Gagliardi
Si, gran bella trattoria. Cucina anche - tenuto conto dell'impostazione del locale - di insospettabile finezza. Bravo Gagliardi