Passione Gourmet A di Alice, Monza, chef Luca Mauri. Di Carlo Cappelletti.

A di Alice

Ristorante
Via Pacinotti 22, Monza
Chef Luca Mauri
Recensito da Presidente

Valutazione

13/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Una cucina con dei numeri
  • Le convenienti offerte all'ora del pranzo

Difetti

  • L'addebito del coperto
  • Il conto già ambizioso
  • Carta dei vini banale
Visitato il 03-2012


Lo strano andamento del mondo vuole che Monza, nonostante sia la terza città della Lombardia, sia incomprensibilmente non avara, peggio, di tavole frequentabili. Qualche locale prova a darsi un tono sfoderando un po’ di apparenza, in verità nemmeno tanta , ma pochissima sostanza. Non possiamo quindi che accogliere con piacere l’arrivo in città di Luca Mauri e del suo A di Alice, che ci pare seriamente candidato a colmare questa lacuna ormai storica. Forte di esperienze presso due colonne della ristorazione brianzola come Giancarlo Morelli e Claudio Prandi, Mauri propone una linea di cucina eclettica che contempla tanto piatti tradizionali come l’ossobuco con risotto alla milanese quanto, in maggioranza, declinazioni talora conservatrici e talvolta ardite di elementi eterogenei. Le verdure sono tenute in considerazione in modo tanto notevole che a loro è dedicato uno dei due menù guidati, mentre il resto delle preparazioni risulta equamente diviso fra terra e mare. La cucina ci accoglie con un moscardino al sangiovese che ci fornisce qualche indicazione sul seguito del pranzo. Notiamo fin da subito tanto la precisione dei fondamentali quanto l’ottima qualità della materia ittica, ma il superfluo giro d’olio ritornerà, pur in un contesto di gradita leggerezza generale. Densa ma non stucchevole nonostante l’abbondante porzione è la pappa al pomodoro con degli ottimi calamari, e gradevole e concentrata risulta la terrina di verdure (in apertura). Il piatto migliore giunge inatteso in forma di un innocuo risotto al pomodoro con limone e basilico. Un piatto “senza rete” che rivela mano e sicurezza e che ci fa sperare benissimo per il futuro. Acidità e aromaticità spinte ma controllatissime e “mantecatura” all’olio, ovviamente aiutata dal pomodoro, di consistenza perfetta. La cotoletta alla milanese è filologicamente corretta, anche se impercettibilmente bruciata sotto, mentre risulta un po’ invadente la salsa alle arance amare su un comunque discreto petto d’anatra accompagnato da una crema catalana di fegato dove tutto il carattere pungente del fegato d’anatra viene preservato senza compromessi. Perfino troppo francescana nella paura di essere troppo carica è la sfoglia croccante con crema e lamponi, realizzata comunque con sicurezza tecnica a testimonianza di una bella mano anche sui dolci. Tante note positive insomma da questo nuovo locale, che speriamo possa progredire sulla strada tracciata, magari rendendo un po’più personale una carta dei vini piuttosto standardizzata.

Pappa al pomodoro con calamari.

Risotto pomodoro, limone e basilico.

Cotoletta alla milanese.

Petto d’anatra con salsa alle arance amare…

…e crema catalana di fegato d’anatra.

Sfoglia croccante con crema e lamponi.

Col caffè.

Entrata.

Charles Ludwidge Dodgson..

1 Commento.

  • jpjpjp4 Aprile 2012

    ci sono stato a dicembre e ci tornerei volentieri speriamo che duri

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