Ristorante Da Vittorio, Famiglia Cerea, Brusaporto (BG), di Alberto Cauzzi

VALUTAZIONE

Cucina Classica

16/20

PREGI
DIFETTI

390

Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui

Recensione Ristorante

Se dovessi immaginarmi l’ideale standard Italiano (e sottolineo Italiano) di un Relais & Chateaux penserei certamente a Brusaporto. Un luogo incantevole, una villa elegante, una sala raffinata, un servizio attento e silenziosamente presente. E devo dire in tutta onestà, a dispetto di quello che alcuni possono immaginare, anche una buona cucina. Che mostra invitante la sua anima golosa e goduriosa. Che, se proprio dobbiamo trovarle un difetto, è alle volte eccessiva. Un pizzico di neve di wasabi in meno, qualche perla di frutto della passione in meno, un paio di secondi di riposo della sontuosa cotoletta in meno, qualche pomodorino adornante e fatalmente troppo umido in meno. Dettagli ? Forse … anzi no, in un Relais & Chateaux anche Tre Stelle Michelin certamente no.
Una cucina che, certo, soddisfa il palato a trecentosessanta gradi. Una cucina che stupisce, per rigore e qualità. Un ristorante che è all’altezza della tristellata investitura, per tutto l’insieme. In cui la cucina gioca un ruolo importante ma non decisivo. Un luogo per una grande occasione, ma anche il luogo in cui passare una romantica serata con la propria compagna.
Un aperitivo in cantina, attraversando il bengodi del gotha enologico mondiale, scoprendo qua e là sfiziosi carciofini e funghetti fait maison, un buon prosciutto crudo 24 mesi, dei mini hamburgher caldi e fragranti, un taleggio da primato. Basterebbe solo questo per farvi dire si … ci siamo.
Una partenza all’insegna dell’innovazione, nel menù degustazione da Vittorio, con Ol brol (foto di apertura) : piatto a base di verdure e frutta, con emulsione di parmigiano e finta terra di pane, malto e frutti secchi. Un piatto che strizza l’occhio a Bras e Passard, anche se in provincia di Bergamo. Ma tanto distante dai suoi lumi ispiratori, forse solo visivamente simili, e anche no.

Un ottimo tataki, che noi qui chiameremmo carpaccio, di castagnola con rapa rossa, perle di frutto della passione, peperoncino. Perfetto, con qualche perla in meno.
390
Un gambero rosso di Oneglia con neve di wasabi, troppa, edamame e yuzo. Il gambero era appena uscito dal mare, e non scherzo !
390
Irrisolto l’Hamburger di tonno, in cui la meringa all’arancio e il gin tonic, seppur costruito con Fever Three e Hendrics, viaggiavano a se stanti, non comunicando con la strepitosa tartare di vero e grande tonno italico, sempre più raro e costoso.
390
Dolcissimo lo scampo semicotto, anzi cotto alla perfezione, con crema di mandorle e raveja (piccolo legume affine al pisello). Piatto in cui, anche visivamente, manca solo il senso della proporzione per essere perfetto. Ed anche un filo di olio in meno.
390
Golosi i paccheri ripieni con verdure (carciofi, broccoli, pomodoro) e fonduta di robiola ai tre latti.
390
Buono il merluzzo laccato al miele e soia con fagioli di spello e solo discreta l’orecchia d’elefante, di grande materia prima, mortificata forse da un lieve ritardo di servizio, che ce l’ha fatta gustare umida fuori e asciutta all’interno.
390
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Buona la Royale d’anatra con terrina di carciofi e pancetta.
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I dolci, moderni, golosi ed intriganti hanno chiuso degnamente il nostro percorso.
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Piatti complessivamente golosi, tutt’altro che chiusi dal punto di vista gustativo, che consentono di accompagnare con un gran vino il vostro pranzo. Da Vittorio : Il Relais & Chateaux Italiano.


390
Il pregio: Un cadre di charme, una cucina all’altezza.

Il difetto: Qualche eccesso nelle proporzioni degli ingredienti.

Ristorante da Vittorio
Via Cantalupa, 17
24060 Brusaporto (BG)
Tel. +39.035.681024
chiuso il mercoledì

Menù degustazione 100 e 170 Euro
Alla carta 200 Euro

www.davittorio.com

Visitato nel mese di febbraio 2011


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Alberto Cauzzi

Visited 2 times, 1 visit(s) today

20 Comments

  1. Antonio Scuteri ha detto:

    Complimenti, recensione perfetta

  2. Mario ha detto:

    Mi sembra una cucina per raffinati maggutt-gourmet, l’evidenza delle dosi abbondanti mi convincono ancora di più.

  3. Chanandler ha detto:

    E’ frequentato dalla peggior borghesia imprenditoriale di Bergamo..ha un numero enorme di tavoli e ritmi serratissimi..ho avuto la sensazione praticassero il gavage nei miei confronti

  4. Alberto cauzzi ha detto:

    @Chanandler
    Io ho visto tavoli ben distanziati, ben serviti e ben seguiti, un atteggiamento celere ma tutt’altro che frenetico. Lo ripeto : per me il servizio era trois etoiles

    @Antonio
    Grazie. Spero proprio di aver trasferito l’essenza di questo locale.

  5. Chanandler ha detto:

    Non contestavo assolutamente la tua recensione che ho apprezzato. Era solo un sunto della mia esperienza…positiva sotto l’aspetto gastronomico invece

  6. Chanandler ha detto:

    Relativamente ai tavoli non contestavo la distanza ma il numero..insolito..troppi..troppo personale che si aggira..per i miei gusti si intende..Cmq poco intimo

  7. fabrizio ha detto:

    Nella mia esperienza di ormai 3 anni fa ricordo di aver scelto il menù di caccia abbinandolo ad un simpatico Hermitage di Chave, il servizio perfetto tranne il tizio che ci ha portato via le briciole perchè sembrava che stesse strullando la malta ed il forte rumore di stoviglie causato forse dalla forma della sala.

  8. Carlo ha detto:

    nella mia esperienza l’unico appunto che muovo al servizio è la troppa “caciara” nei momenti di torte, tortine di compleanno con festicciole varie. Perchè pressochè ogni famiglia locale con più di 30000 euro l’anno compleanni e anniversari li festeggia lì. E fanno bene, la cucina esprime il livello della valutazione, ma l’esperienza complessiva è di grande edonismo.

  9. Antonio Scuteri ha detto:

    Quando sono andato io, oltre al mio tavolo, ce n’erano solo altri due occupati. In uno il compagno Feltri e amici, e in un altro il compagno Bombassei con colleghi.
    Sono stato divinamente: servizio perfetto ma anche caldo, ambiente sontuoso e cucina di grande soddisfazione (tra il 16 e il 17, direi). E anche i ricarichi sui vini non mi sono sembrati fuori dal mondo, come spesso accade in locali di questa categoria

    Non sarà da Tre stelle per la cucina, ma lo è decisamente (secondo me) per il complesso dell’offerta

    • Carlo ha detto:

      Ci sono stato a ottobre..lunedì sera strapieno con tavoli riapparecchiati a metà serata. Mi aveva fatto una certa impressione questo fatto. Sui ricarichi concordo. Il pianoforte malconcio (e se non ricordo male privo di un pedale) però non glielo posso perdonare…

      • Antonio Scuteri ha detto:

        So che il locale è spesso frequentato da un noto e bravissimo musicista riccioluto, che a fine serata diletta gli ospiti suonando il pianoforte, Forse è lui che ha danneggiato lo strumento con la sua foga musicale

      • Vignadelmar ha detto:

        Scusa, ma se fossero arrivati altri clienti avrebbero dovuto mandarli via?
        Dai, non scherziamo, in questi tempi di magra un cliente non si rifiuta.
        .
        Ciao

        • Carlo ha detto:

          la mia Vigna non era affatto una critica, era un raffronto con l’esperienza di Antonio, che aveva trovato un deserto. L’impressione era causata dal fatto che ci fossero tanta gente disposta a spendere minimo 300 euri a coppia di Lunedì sera. Anzi era ammirevole la facilità e anche (in questo caso) la discrezione con cui il tutto avveniva.

          • Vignadelmar ha detto:

            Ok.
            Io penso che tanti famosissimi chef/ristoratori vorrebbero avere spesso i tavoli da riapparecchiare come pare succeda in questo posto così come da Lorenzo al Forte.
            .
            Ciao

          • alberto cauzzi ha detto:

            Quoto totalmente Luciano. Anzi, per la sopravvivenza della nostra specie 🙂 dobbiamo augurarci che questa situazione diventi la norma e non l’eccezione.

  10. Mario ha detto:

    Vorrei tanto leggere la recensione delle calandre.

  11. danilo ha detto:

    mamma mia che porzioni, la recensione davvero interessante, ma costa molto meno(per adesso) di altri tre stelle complimenti!!

  12. gio ha detto:

    orecchia d’elefante? kerobbè?

    • Presidente ha detto:

      “La cotoletta alla milanese, deve il suo nome alla costola, dato che nella ricetta originale è previsto l’uso di costate di vitello dello spessore di circa 3 cm.
      Una variante molto conosciuta della cotoletta è a “Orecchia di Elefante”, cioè preparata con fettine di carne molto larghe e molto sottili che, durante la cottura, si accartocciano ricordando vagamente l’orecchio dell’animale.”

      Tratto da : http://ricette.giallozafferano.it/Cotoletta-alla-milanese.html

  13. emanuele barbaresi ha detto:

    Direi: condivido al 100%. Ci sono stato l’ultima volta l’estate scorsa e ho avuto le stesse impressioni di Alberto.
    Comunque la cucina di Vittorio è sempre la stessa, mentre il servizio negli ultimi anni e molto migliorato e adesso è senz’altro fra i migliori d’Italia.

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