Valutazione
Pregi
Difetti
Recensione Ristorante
Il Ponte di Rialto è a un tiro di ombra.
All’ intorno è un brulicare di melting pot. Si va dagli autoctoni terziari (intesi nel senso più compassionevolmente geriatrico del termine), ai contribuenti esterni (leggi australopitecos or jap division tour travel), alle truppe avanzate dell’ imprenditoria globalizzata (oramai in 2 bar su 3 vi offrono lo “splitz” dagli occhi a mandorla).
Lo sappiamo, Venezia ha nel suo Dna il cosmopolitismo più vario. Quello che si incrocia tra queste calli, quindi, ne è la versione aggiornata al terzo millennio.
L’ Osteria di Santa Marina, da un buon decennio, rientra sistematicamente, tra i tom tom di gola, come una delle migliori espressioni della cucina veneziana e pure le nostre gole profonde sparse nel territorio ce ne avevano sempre parlato in maniera più che lusinghiera.
Ci siamo seduti al tavolo quindi con le migliori aspettative.
Non è un locale acchiappaturisti.
Anzi, si percepisce ad alcuni tavoli frequentazione fidelizzata da tempo
Il servizio è cordialmente “venessian”, tuttavia nei limiti del bon ton dettato da Monsignor Della Casa.
Alle pareti varie caricature dal tratto felice che avrebbero fatto la gioia del Giovannino Guareschi e dei suoi personaggi del secolo appena trascorso.
Non vi è un percorso degustazione, ma segnalazioni e raccomandazioni della proprietà. Si va dall’ Acquario (7 cruditè assortite servite in bell’ impiatto) ai Cicheti veneziani (4 proposte in cui si sottolinea accuratamente che il bacalao mantecao è aglio’s free). Il Fritto è sagacemente presentato “biondo come el sol” (biondo come il sole).
Poiché troviamo tutti i grandi classici lagunari a far carta, considerato che il locale gode di buona e affidabile nomea, decidiamo di percorrere preferenzialmente sentieri foresti.
Chissà, con il senno di poi…
Buono il saluto della cucina con una straclassica Polentina con le schieGamberetti tipici della laguna veneta che solitamente vengono fritte e accompagnate da una morbida porzione di polenta bianca a base di farina di mais, tipica della regione Veneto. Le schie sono dei gamberetti di piccole dimensioni di colore grigio e caratterizzate da un gusto unico, la cui polpa è ricca di sapore... Leggi (piccoli gamberetti grigi di laguna). Lo stacco piacevole è regalato dal Particella 34, Pianogrillo tuning.
Molto bene, anzi ottima sorpresa, il Carpaccio di capesante con riccioli di fegato grasso d’ oca affumicato e aceto balsamico invecchiato.
L’ allappo marino è considerevole, robusto, elegante. Ce lo saremmo aspettato chierichetto a sorreggere il foie palmipede, e invece l’ evidenza al piatto è assolutamente (e piacevolmente) reverse.
Il potus vinario è ben rappresentato con specifica attenzione sul Friuli, laddove si incontrano un po’ tutte le eccellenze consolidate, da Gravner in poi.
Un po’ alla Oriali le Mazzancolle croccanti su crema dolce di peperoni, basilico e scapeceFrittura di un alimento (pesci o verdure) con successiva aromatizzazione all’aceto e menta fresca. La scapece è molto diffusa in tutta l’Italia meridionale.... Leggi di zucchine. Non si sente uno stacco particolare e anche il croccante della pasta filloTermine derivante dal greco con il significato di "foglia", rappresenta una varietà di pasta sfoglia preparata in sottilissimi fogli separati, quasi trasparenti. La tecnica artigianale per la ricetta della pasta fillo, a base di olio di oliva, farina, acqua e sale, è quanto mai scenografica. Si utilizza solitamente ripiena, per preparazioni fritte o cotte al forno.... Leggi è a little bit moscio.
Un certo piattume orgasmolettico si percepisce anche sul Fagottino croccante di scampi in saorParticolare metodo di cottura e di conservazione di materie prime ittiche. Il pesce viene prima infarinato, poi fritto e infine disposto a strati con cipolle cotte in agrodolce, pinoli e uvetta passa. Celebri per questa preparazione sono le sarde in saor venete.... Leggi di porro e zenzeroLo zenzero (Zingiber officinale Roscoe, 1807) è una pianta erbacea delle Zingiberaceae (la stessa famiglia del Cardamomo) originaria dell'Estremo Oriente. Coltivata in tutta la fascia tropicale e subtropicale, è provvista di rizoma carnoso e densamente ramificato dal quale si dipartono sia lunghi fusti sterili e cavi, formati da foglie lanceolate inguainanti, sia corti scapi fertili, portanti fiori giallo-verdastri con macchie... Leggi. Il saor (grande cavallo di battaglia dei palati di San Marco) è un po’ incanutito. Il porro ci sta bene, ma non fa volare le papille.
Si procede di bassa bolina anche con i Ravioli di castagne su ristretto di ricotta, crema di zucca e mazzancolle. L’ eccessiva farinosità da noi percepita nell’ impasto ravioloso penalizza anche il resto della banda.
Come araba fenice la cucina risorge con un ottimo Trancio di branzino di mare su salsa di pistacchi, capperi, olive nere e pomodoro confit. E’ intrigante il perfetto equilibrio di consistenze tra il nobile pinnato e i terragni prodotti dell’ orto.
Ai dessert c’ attizzava il palato la Meringata con cachi, ma aihmè, non essendo stati questi ultimi pronti al mercato la sostituzione vede abbinato a meringa un semifreddo di torrone. L’ effetto è un po’ alla Bindi (non la Rosy), cioè da pasticceria seriale e un po’ anonima.
Molto meglio invece il Ti.ra.mi.su dove voce amica ricorda che, al posto dei classici savoiardi, si è “osato” tirar su la tapa golosa con pan di spagna alle nocciole.
In effetti il cambio in corsa si rivela scelta azzeccata e divertente.
E’ stata un’ esperienza con vari stop and go.
Sembra quasi che ci siano due mani, con talento diverso, ad occuparsi della linea di cucina.
In particolare dove bisognava aver ben le “mani in pasta” (che fosse a fillo, a fagottino o a raviolo) per mettere in armonia componenti volutamente diverse, il pentagramma gustativo andava in confusione, al limite della stonatura bella e buona.
Rimane quindi un’ incertezza.
Comanda azzardata per aver scelto percorsi alternativi ai grandi classici lagunari ?
Saranno state migliori le più rassicuranti proposte di tradizione ?
Chissà. Provaci ancora Sam, anche se da questi parti ti chiamano Marina … e così sia.
Il pregio: Non è un locale acchiappaturisti.
Il difetto: Cucina disomogenea con alti (piacevoli) e bassi (poco comprensibili).
L’Osteria di Santa Marina
Castello, Campo Santa Marina, 5911
30122 VENEZIA
Tel. e Fax. 041 – 5285239
ostsmarina@libero.it
Chiude la domenica e il lunedì a mezzogiorno
Prezzi. Per un pasto medio calcolare 50-60€ bevande escluse
Visitato nel mese di Gennaio 2011
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Sararlo
Non mi sembra poi così male, per la cuenta e visto soprattutto anche dove si trova. E la vicina Osteria alle Testiere com'è oggi ? A Venezia mi preoccupa di più l'aver messo in mano il rilancio del mio amato Lido ad un personaggio come Lele Mora.. Comunque il tuo "senza valutazione" in fondo è un 12/20 a quanto leggo in alto a dx ;-)
Questa rece mi dispiace molto. Come dice Giancarlo, l'Osteria di Santa Marina è da anni uno dei posti più affidabili di Venezia, città molto difficile per la ristorazione. Un locale da frequentare e da consigliare. Anche grazie a un servizio particolarmente garbato e a una posizione tanto defilata quanto affascinante Sarebbe veramente un peccato se le cose non girassero più per il verso giusto. Spero sia solo un icnidente di percorso E comunque preferisco il "senza valutazione" al 12 Nella mia visione il 12 è una stroncatura totale, e indica una ristorazione appena appena superiore a una rosticceria. La lettura della recensione, pur con gli alti e bassi della serata, non mi sembra giustificare un giudizio di questo genere
Le Testiere è sempre un posticino molto piacevole. Il fatto che i tavoli siano praticamente attaccati (anche perché lo spazio è minuscolo), che faccia il doppio turno e che sia quasi sempre pieno quasi solo di turisti americani - evidentemente bene informati - potrebbe far temere il peggio, ma così non è: la cucina, d'impronta veneziana, ma con tratti personali e largo uso (solo di rado abuso) di spezie, non tradisce. Senz'altro fra i migliori ristoranti della città, direi un 14,5. Dell'Osteria Santa Marina avevo sempre sentito parlare bene, ma non sono mai riuscito a provarla (uno dei motivi è che alla fine vado sempre, appunto, alle vicine Testiere). Giornata storta o locale sopravvalutato?
Quel giorno "alle Testiere" era in vacanza, e il Santa Marina è poche calli più in là ...
Mi auguro anch' io sia stato un incidente di percorso. (nota, quel giorno lo scrivente era di luna particolarmente positiva, ergo senza i bioritmi negativi che, a volte, possono influire sul nostro incidere tra una seppia e un calamaretto, nello specifico). Tuttavia. Ho volutamente trascurato i grandi classici, per i motivi detti. Ho sbagliato io ? La cucina quel giorno aveva il mal di pancia ? Un conto è fare il fritto "biondo come el sol" e un altro fare i Fagottini croccanti ? Boh. Per me sui punteggi, come è noto, ci si può avvitare a fare gli azzeccagarbugli a moto perpetuo. Sono più attratto dalla legge "del buon ritorno". Per carità, "Alle Testiere" è a un tiro di allappo, ma il Santa Marina non mi ha attizzato proprio. Mi spiace, davvero.
Mi piace "Alle Testiere", senz'altro tra le migliori e più affidabili scelte in città. Ma, gusto personale, ho sempre preferito l'Osteria di Santa Marina che, a mio parere, ha qualche numero in più da ogni punto di vista: una cucina più ricca ed evoluta, una bella carta dei vini, un ambiente più curato e un servizio meno garibaldino Certo, le cose cambiano, i ristoranti sono organismi viventi, possono migliorare e peggiorare nel tempo
Antonio, a questo punto let's twist again. Mi auguro lo visiti qualcun altro, con riscontro migliore.
O anche peggiore :-D
No, sinceramente. Mi sono sembrati dei bravi professionisti, con un buon rapporto umano, certamente non costruito, sopratutto lui. Forse è meglio si tengano sui binari di una sana tradizione ... di un fritto "biondo come il sol". A Venezia sarebbe già un ottima mission.
Peccato, anche io ho un ottimo ricordo di 4 anni or sono... questo dicembre non sono riuscito a passarci, riprovando il Met (meno bene che la volta precedente) e il Corte Sconta (forse un po' fuori prezzo). Speriamo sia stato un passo falso momentaneo. claudio