Valutazione
Pregi
Difetti
“Bistronomia” è uno di quei termini coniati di recente dal sottobosco gastronomico mondiale. Tale neologismo, oggigiorno, è spesso sinonimo di tendenza, di alternativo, di nuovo, di intelligente, di conveniente. Pregi che, tutti insieme, difficilmente possono essere attribuiti a qualsiasi locale di questo pianeta che, indistintamente, vende o quantomeno fa credere di vendere alta cucina a prezzi popolari. Non pretendiamo di avere la conoscenza e la certezza di quanti cuochi esistenti in questo momento possano forgiarsi dell’insieme di pregi appena elencati: abbiamo però la certezza, consacrata da ormai qualche anno, che uno di questi si trova dietro i fornelli di un rumoroso e caldo bistrotBistrot o Bistrò. Piccolo locale tradizionale francese che offre un servizio simile all'osteria italiana. La crescita esponenziale di locali di avanguardia in formato Bistrot (negli anni 2000), prima in Francia come risposta all'alta cucina da Hotellerie e poi in tutta Europa, ha segnato un vero e proprio 'movimento' gastronomico associabile al termine "Bistronomia", da cui deriva l'aggettivo 'Bistronomico' (usato dagli... Leggi ubicato nell’XI arrondissment di Parigi.
Francese quindi. E invece no! Perché Inaki Aizpitarte ha davvero poco dei cuochi francesi e non solo perché è di origini basche, ma anche perché la sua idea di cucina “democratica” è volutamente radicata nella semplicità e nella concretezza, presentando uno stile minimalista lontano anni luce dalle preparazioni ampollose e simmetriche degli stellati dei primi otto arrondissement della capitale. Creatività ai vertici, preparazioni a tutto gusto e di impatto immediato; piatti appunto popolari che si forgiano di materie prime altamente ricercate e di abbinamenti costantemente vincenti. E probabilmente è proprio quest’ultimo elemento che fa del locale una sorta di celebrità della ristorazione mondiale facendo inalberare gli integralisti del lusso e della tradizione d’oltralpe. Ma qui l’evidenza va oltre il coraggio. Perché il gourmet dovrebbe scegliere un ristorante da 300 euro, se poi le stesse emozioni le prova anche in un locale dove si spende cinque volte meno!? Forse solo per una questione di amenità? Se fosse così, per noi non basta. Ambiente che non conosce il concetto di formalità, piatti serviti direttamente dai cuochi, pane (di un solo tipo, per carità!) sul tagliere in bella vista che viene tagliato tra una portata e l’altra, locale costantemente pieno. E credeteci, qui la crisi c’entra poco. Anche perché lo Chateaubrinad ha conosciuto il successo appena aprì i battenti nel 2006. Qui l’ormai consolidato doppio successo di critica e di pubblico è frutto di un unico elemento vincente: l’appagamento complessivo che lascia la cucina di Inaki nei cuori e nei palati dei poliedrici avventori. La felicità è doppia poi se si pensa che il menu, se pur fisso, varia spessissimo in breve tempo e non solo per necessità dovute alla stagionalità degli ingredienti, consentendo ai clienti di provare sensazioni sempre nuove. Insomma, riteniamo che la grande sponsorizzazione di questo locale non sia nata per caso o per volere di qualcuno. Qui da ormai qualche anno, è in corso una piccola rivoluzione di quello che per secoli è stato il concetto di grande cucina. Se le vie per comunicarla a tutti sono facilmente accessibili, allora tutti i cuochi/manager dovrebbero intraprenderla. Per il bene loro e del gourmet.
In una calda notte d’estate, dopo aver prenotato con largo anticipo (scordatevi di cenare in prima serata senza prenotazione!) abbiamo avuto la fortuna di sederci al tavolo più vicino alla cucina e abbiamo potuto apprezzare il duro lavoro della piccola brigata che, nonostante i ritmi infernali da rispettare, offre un servizio di altissimo livello, scandito da tempi di attesa perfetti e mai troppo lunghi. Una dura battaglia che vede in prima fila lo stesso Inaki, sempre testa china e occhio vigile sui piatti che giungono in tavola: insomma, un capitano che lavora spalla a spalla con la sua squadra trascinandola al successo.
L’amouse bouche è un’intrigante crema di patate aromatizzata al limone, con calamari grigliati e carciofi. Quattro ingredienti in armonia perfetta, cucinati ciascuno con tecniche differenti. Forse di tecnica si è parlato poco fino ad ora. Ma Inaki ne ha da vendere.
Il secondo piatto mette in risalto la materia prima di prima qualità: il bonito di Saint Jean de Luz con sottaceti e lamponi riassume al meglio lo stile di cucina di Inaki, sapori incastrati come tasselli del tetris. Abbinamenti davvero indovinati.
Il primo piatto principale è il più bello. Trancio di pescatrice cotto al vapore con cipollotto al limone, crema di petit pois e rafano. Anche qui pochi ingredienti e certosina lavorazione per le salse di accompagnamento.
Dopo tre piatti di pesce, si chiude col botto con lo spettacolare Boeuf, arroche et anchois. Un muscolo di manzo tenerissimo cotto al forno che si nasconde sotto una coltre di foglie di ortica. Una polvere di acciughe essiccate completa il gioco dei 3-4 ingredienti conferendo una nota affumicata al piatto che elimina la grassezza della carne stessa. Un commensale di fianco al nostro tavolo è rimasto in silenzio a gustare questo piatto al termine del quale ha esclamato una parola di cinque lettere: “super”. Diciamo che la nostra impressione è stata la stessa.
La costanza degli abbinamenti vincenti la ritroviamo anche nei piccoli dolci della serata, fragole vino e zafferano, che assesta il palato predisponendolo per il vero passaggio finale più dolce
che è il gelato allo yogurt con erbe e burro d’arachidi. Semplicissimo e golosissimo. Anche qui gli ingredienti si contano sul palmo della mano e creano l’ennesima simbiosi del gusto.
Tirando le somme, è evidente che una cucina del genere, venduta con una politica del genere, oggettivamente non può che essere apprezzata, specie se si ha la possibilità di provarla più volte nello stesso periodo, per meglio approfondire l’Inaki-pensiero. E’ una cucina che, allo stesso tempo, stimola e fa riflettere. Si ha la sensazione che Aizpitarte e atri cuochi come lui vogliano dare un messaggio ben preciso a tutti. Una vera boccata d’aria fresca, necessaria e provvidenziale.
il pregio: Probabilmente la cucina più creativa e meno costosa sul pianeta.
il difetto: Locale eccessivamente chiassoso.
Le Chateaubriand – Inaki Aizpitarte
129 avenue Parmentier,
Parigi
tel ( +33 ) 1 43 57 45 95
Chiuso : dal 25 dicembre al 1° gennaio, domenica e lunedì.
Menu degustazione fisso la sera a 45€. A pranzo a partire da 15€
Visitato nel mese di Giugno 2010
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The Dark Knife
Ci sono stato questa primavera sia a pranzo che a cena, solo una parola....FIGATA.......
Bella recensione. Per i miei ricordi, forse il voto è persino un pelino stretto (roba di poco, neh), ma il messaggio di fondo è chiaro e condivisibile: andateci. Per il vostro bene :)
Una più recente esperienza mi ha lasciato con il dubbio che il bel giocattolo possa essersi rotto. Come attenuante concedo che un sabato sera di particolare affollamento (locale pienissimo, doppi e tripli turni incalzanti) possa non essere il momento migliore per valutare la perfomance di un ristorante. Però i piatti usciti questa volta dalla cucina di Inaki A. erano solo la sbiadita fotocopia di quelli, di brillante concezione e millimetrica esecuzione, che ricordavo dalla precedente visita. In attesa di notizie più incoraggianti, posto temporaneamente cancellato dalla mia wish list parigina.
E' un locale molto altalenante. Paradossalmente è proprio l'enorme successo il suo limite. Non c'è dubbio che Inaki sia uno chef di grandi capacità, ma è chiaro che la macchina può risentire della pressione legata al numero eccessivo di coperti serviti. Sicuramente sia Rino che Gazzetta sono più regolari (se non li hai già inseriti, aggiungili alla wish list, insieme al Saturne di cui si dice un gran bene)
devo dare ragione a piermario. vi posto qui la mia recentissima esperienza, talmente negativa fa far pensare di non stare nello stesso luogo. dovremmo aprire una discussione su quanto accade: il miglior chef di francia ,secondo qualcuno, non puo' incorrere in questi gravi errori http://www.lucianopignataro.it/a/amici-miei-a-parigi-3-delusione-inaki-aizpitarte-le-chateubriand-troppi-congressi-fanno-male/21197/
Chi dice che Inaki è il miglior chef di Francia è in malafede, chi lo pensa è incompetente. E' uno chef sicuramente interessante, non venuto fuori dalle scuole e quindi decisamente originale e, talvolta, iconoclasta, ma i ritmi e i numeri attuali vanno a detrimento delle esecuzioni e la delusione, soprattutto se le aspettative sono starate, è facile. Nessuna sorpresa
dai tempi in cui scoprii che gli umani sono istintivamente mostri non so assolutamente cosa sia una aspettativa.
Dal link che hai diligentemente allegato, come sempre, al tuo commento: "Ci ha detto male, perché nei piatti non abbiamo trovato nulla, o comunque nulla di quello che cercavamo" Il verbo usato e la sua coniugazione configurano, esattamente, un'aspettativa.
Ho una domanda per chi è già stato allo chateaubriand: sarò a Parigi a metà maggio in viaggio di nozze e vorrei fare una visita a questo locale di cui ho sentito tanto parlare bene e meno bene,ma non c'è sito e al telefono per colpa del mio francese arrugginito ho capito (credo) che non prendono prenotazioni con così largo anticipo,al contrario di altri locali con cui non ho avuto problemi. qualcuno sa dirmi qualcosa in più? preferisco ripiegare su un altro rist che rischiare di girovagare inutilmente ..
Io sono uno di quelli che da Inaki è stato bene assai. Quindi non posso che suggerirtelo caldamente, al pari di pochi altri Parigini... secondo me ne vale assolutamente la pena. Se non ricordo male, quando chiamai (una settimana prima grosso modo) ho dovuto penare un pò per incastrare lo Chateaubriand tra le altre mie visite, avevano l'agenda pienotta. Quindi ti suggerirei di riprovare, ogni due o tre giorni, a richiamare o armarti di santa pazienza e passare verso le 8:30 direttamente, e metterti in fila.
Sopravvalutato, deludente oltre ogni aspettativa e non meritevole di una visita.
era ironica la frase ,orson. cercavamo semplicemente cibo. abbiamo trovato biada e becchime :-(
Ma è posto prenotabile in qualche modo (telefono escluso)? O basta fare la fila fuori? Oppure è quasi impossibile stile Bulli?
Accettano solo prenotazioni telefoniche, ma non è impossibile trovare posto. In alternativa ci si può mettere in attesa per il secondo servizio ma, ovviamente, non è detto che il tentativo vada a buon fine. Faites vos jeux!
merci!
Serata meravigliosa il 21.7.11, molto bello il locale, buonissimo il menù, bravissimi tutti in cucina e in sala!!!!!!!!!! Serata indimenticabile!!!!!!!!!!!
Con soli tredici mesi di ritardo vi chiedo: quando devo arrivare per non correre rischi e beccare il secondo turno, quello delle 21.30?