Passione Gourmet La Fucina - Passione Gourmet

La Fucina

Pizzeria
Recensito da Claudio Persichella

Valutazione

Pregi

Difetti

Visitato il 03-2024

Dopotutto in apparenza la ricetta è semplice:cercare con passione anche per la pizza ingredienti di qualità assoluta.
Un po’ come la scoperta dell’acqua calda.
La farina infatti è di coltivazioni biologiche(molino quaglia),e le guarnizioni di certificati produttori di varie parti d’Italia,proprio come se la si dovesse preparare per sé ed i propri cari.
L’idea poi di bandire ogni genere di antipasto in modo da non saziarsi anzitempo o comunque alterare la percezione della pizza stessa può sembrare,in effetti,un po’ talebana,ma,per quanto ci riguarda,estremamente condivisibile.
La cura certosina della lievitazione della pizza in modo da garantirne la leggerezza e la conseguente digeribilità è un altro tratto distintivo fondamentale. Oltre alla bontà della pizza stessa. Come pure l’opportunità di servirla una alla volta in modo da permettere a tutto il tavolo,con calma, la degustazione di ogni scelta fatta.
La varietà delle opzioni possibili è specchio della continua ricerca di nuovi ingredienti e di nuovi(e riusciti) accostamenti di sapori,neanche fosse un ristorante gastronomico. Tensione verso il nuovo ed il buono presente anche nella selezione di birre non banale(anche se migliorabile) e nella scelta come dolci delle monoporzioni di una delle migliori pasticcerie romane(Cristalli di zucchero).
Ultimo particolare,ma non meno importante,l’accogliere tutti,ma proprio tutti col sorriso sulle labbra che fa di Edoardo Papa un vero padrone di casa più che un patron.
Ecco la filosofia che ha permesso a lui ed alla sua signora,avendo aperto appena l’8 marzo del 2009,di far diventare a mio avviso La Fucina la miglior pizzeria di Roma. I prezzi,certo,sono adeguati a tali premesse:si parte dalla marinara a 10 euro,dalla margherita a 12 fino ad arrivare a 18,20,22 euro a seconda dei componenti della guarnizione. Ma,sinceramente,mi sembrano abbastanza ragionevoli.
Un’impostazione simile di una pizzeria la si potrebbe giudicare anche scontata ma nel panorama della capitale,a parte un paio di pizzerie al taglio ultra famose(pizzarium e 00100),questo locale è unico nel suo genere.
Ai romani(e non)che seguono i tam tam enogastronomici La Fucina probabilmente è già nota,ma a quanti non ne siano ancora a conoscenza mi sento caldamente di raccomandarla.
Ecco di seguito alcune pizze per avere un’idea più precisa:

Carciofi lardo e patate.

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Ciauscolo di Visso, patate, burro fuso, olio e peperoncino.

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Crema di patate, provolone delicato, mozzarella di bufala e uova di trota iridea.

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Margherita.

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Pere cotte nel Barolo, fontina d’alpeggio e riduzione di Barolo.

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Prosciutto cotto di San Giovanni, julienne di patate e gorgonzola delicato.

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Robiola fresca ai tre latti, prosciutto di Sauris 24 mesi, mozzarella di bufala.

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Tonno scottato, lardo di Cinta senese, capperi di pantelleria, cipolle rosse di Tropea al vino bianco.

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Catalana

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Cioccolato Guanaja e lamponi.

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il pregio : Una eccellente e conviviale pizza gastronomica

il difetto : La difficoltà di trovare parcheggio.

Pizzeria a degustazione La Fucina
Via Giuseppe Lunati 25
Roma
Tel.065593368
Aperta dal lunedì al sabato dalle 19.30 alle 22.30
Costo medio 25/30 euro

http://www.pizzerialafucina.it /

Visitato nell’ Aprile 2010

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Norbert

44 Commenti.

  • giancarlo maffi10 Maggio 2010

    madonna maremma che voglia!!!! le prime tre per me : margherita pere crema di patate appena vado a a roma la provo merci

  • Kriss10 Maggio 2010

    Ah, la famosa FUCINA. Sapete se fanno anche le pizze oltre a queste cose? ;-) Dai Maffi, non prendere per il c..o ...pere ,barolo e fontina sulla pizza? Una con le fave di tonka foie gras ananas chorizo e stilton no? E complimenti anche per l'obiettivo con l'ittero esploso.

  • giancarlo maffi10 Maggio 2010

    perche' no ? comunque al primo posto metto sempre la margherita. ma quello che mi intriga di queste pizze e' l'opportunita' di trovare una fantasia simile a quella di bonci in un luogo dove puoi stare civilmente seduto e non in quella specie di "tugurio" che e' pizzarium . quella pere e barolo mi ingolososce veramente. certo, non ne vedo una con le mie uova , che avrebbe vinto a mani basse :-)))

  • Benny10 Maggio 2010

    quoto con kriss di quelle sono una è pizza..., senno' qualsiasi "cosa" con quella base sarebbe pizza.. Toto' direbbe: "ma mi faccia il piacere!!"...

  • norbert10 Maggio 2010

    Per completezza di informazione ci tengo a precisare che nel nostro blog,non essendoci,o,non essendoci ancora,una categoria espressamente dedicata alle pizzerie il voto tiene conto del fatto che le valutazioni di questi locali sono "adattate" al metro di giudizio usato per le trattorie. In tal senso non essendoci alla Fucina piatti cucinati manca la terza cipolla. Va da sè che ove mai dovessimo istituire una classificazione ad hoc per le pizzerie alla Fucina,a mio avviso,di diritto spetterebbe il massimo della valutazione(pale,sacchi di farina,forni,pappagalli o qualsiasi altro simbolo venga scelto all'uopo....).

  • breg11 Maggio 2010

    Saranno pure buone ma a vederle sono bruttine anzichenò....soprattutto la margherita (?)...

  • Il Guardiano del Faro11 Maggio 2010

    http://espresso.repubblica.it/food/multimedia/pizze-dautore/24407216 Qui si parla di queste pizze d'autore, pizze creative. In realtà la base lievitata e cotta funge "quasi sempre" solo da sostegno ad una serie di ingredienti che potrebbero essere benissimo messi in un piatto, e poi mangiati con un crostino a lato. Manca spesso il legame tra l'impasto e i prodotti che si uniscono in cottura e che creano armonia tra l'impasto e i suoi condimenti. In queste pizze d'autore si fa un ulteriore passo verso la cucina d'assemblaggio. Si, anche la margherita che cita breg ad occhio appare completamente "slegata" nei suoi ingredienti e dalla base. Comunque se hanno successo hanno ragione loro :-)

  • norbert11 Maggio 2010

    Sinceramente non capisco come si possa parlare,così a naso,di mancanza di legame e di armonia.....

  • Antonio Scuteri11 Maggio 2010

    Prima provare, poi giudicare Trattasi di prodotti eccezionali E mangiare quella margherita è una goduria. Solo quelle delle migliori pizzerie di Napoli reggono il confronto (con la margherita, perché le altre, a Napoli, se le sognano) Quello che è senz'altro vero è che sono pizze anomale. Il disco di pasta potrebbe sembrare un semplice supporto. Eppure vi assicuro che l'integrazione dei sapori e delle consistenze con il condimento è perfetta Se invece bisogna parlare per luoghi comuni ("la vera pizza è solo margherita e quella con origano" ecc ecc) facciamolo pure. Non la vogliamo chiamare pizza? Beh, inventiamo un altro nome. Ma, ripeto, prima provare, poi giudicare.

  • giovanni gagliardi11 Maggio 2010

    D'accordo con tutto e con ogni opinione e persino con ogni palato. Però attenzione ad appellare le tradizioni gastronomiche e le preparazioni che da sempre connotano un territorio, un popolo, i suoi odori, i suoi sapori, i suoi costumi come luoghi comuni. La vera pizza si mangia a Napoli ed è Margherita (pomodoro fior di latte e basilico) o Marinara (pomodoro aglio e origano). La pizza Napoletana ad esempio (con le acciughe) a Napoli non esiste. Questi non sono luoghi comuni. Buon appetito. Ad Majora

  • Alberto Cauzzi11 Maggio 2010

    Credo che Antonio abbia ragione a decantare la Fucina. Palati fidati come il suo, e come quello dei due amici della colonna Romana, sono una certezza per me. Poi le foto alle volte ci vengono male, pensate che da quando abbiamo aperto PG sono peggiorato pure io ! :-) Ma questo è assolutamente un dettaglio. Vorrei però spezzare una lancia a favore di quello che ha affermato Giovanni. La salvaguardia della tradizione è un aspetto molto importante, sopratutto in questi periodi bui, privi di rifermienti di alcun tipo. Bene quindi indicare ciò che è tradizione e quindi ciò che è filologicamente corretto. Altrettanto mi sentirei di dire per il nuovo, che non va trattato con disprezzo ma compreso, letto e decodificato. Entrambe quindi le versioni possono e debbono essere annoverate sotto il termine Pizza, una magari più filologicamente corretta ed un'altra più ardita, evoluta, innovativa. Così come accade per il Vino, per il Pane, per la pasta al pomodoro.

  • Antonio Scuteri11 Maggio 2010

    Giovanni e Alberto, sono comunque d'accordo con voi sul valore della tradizione Però portare questo concetto alle estreme conseguenze e sostenere che la pizza o è margherita o non è mi sembra esagerato Diciamo che non è la pizza napoletana classica, ok, come giustamente chiosa alberto. Ma sostenere che le altre non sono pizze mi sembrerebbe un tantino tropppo conservatrice. Una chiusura, da parte di alcuni, che non mi aspetterei soprattutto in un sito come questo Io, come tutti i presenti, giro molto per ristoranti, di ogni livello. E come mi esalto anche per ristoranti e piatti che di tradizionale non hanno nulla. Anzi, spesso sono quelli che ci fanno di più sobbalzare sulla sedia Eppure quante volte a me (e sono sicuro anche a voi), è capitato descrivendo ad amici dei piatti provati (che ne so, per esempio, uno spaghetto con tartare di alici, bottarga e succo di carote) di sentirmi dire: "Ma che roba è? La vera pasta è quella al pomodoro e al ragù (o la carbonara o al nero di seppie, ecc ecc). Sia pasta che pizza sono straordinarie invenzioni italiane il cui più grande valore aggiunto è proprio quello di poter servire da base a qualsivoglia tipo di condimento. Un concetto questo ampiamente (anche se non totalmente) sdoganato per quanto riguarda la pasta. Per la pizza invece ancora evidentemente le resistenze sono molte. Per quale motivo uno spaghetto con il succo di carota sarebbe comunque pasta e una pizza con uno straordinario tonnetto di Ponza scottato nel lardo non sarebbe una pizza? Letteralmente: dove sta scritto?

  • giovanni gagliardi11 Maggio 2010

    Albuz, come ti anticipavo in privato le foto (solo quelle posso giudicare) mi ricordano molto l'ottima pizza del Tric Trac di Legnano. Pur con tutte le differenze che ci saranno mi pare giochino nello stesso campionato che a questo punto potremmo definire ufficialmente di "pizzeria gastronomica". Grossa attenzione alle materie prime, ad iniziare dalle farine, fino a tutti gli altri ingredienti. Lievitazione lenta e lunga e quindi pizza digeribile (concetto che fa a cazzotti con la tradizione, ma tant'è, anzi, meglio così si potrebbe pensare). Poi c'è la cultura e il contesto. Passeggiando per il centro storico di Napoli, comprate una pizza di quelle da mangiare per strada piegata a portafoglio. E mangiatela guardandovi attorno ascoltando le voci provenienti dai vicoli. Non c'è attenzione alla materia prima. Ma poi ditemi quale vi è piaciuta di più. Ad Majora

  • Alberto Cauzzi11 Maggio 2010

    Qualche tempo fa, di passaggio a San Bonifacio, coniai il termine "meta-Pizza" http://www.gamberorosso.it/grforum/viewtopic.php?f=7&t=61200 Il Guardiano, tra l'altro, mi accennò di un luogo a Parigi, gestito dai fratelli Conticini (Orson ti ricorda qualcosa ? :-)), che prese la stella con pietanze confezionate come a San Bonifacio, sostituendo la lastra di ardesia con un disco di pizza, e sopra piatti straordinari ...

  • Alberto Cauzzi11 Maggio 2010

    Già fatto Giovà :wink: Sarà che sono nordico, ma preferisco la pizza che non mi fa bere ettolitri di acqua e che sopratutto è fatta con cura ed attenzione, con materia prima di qualità. Perchè purtroppo, rispetto a qualche lustro fa, la materia prima in circolazione è mediamente peggiore. Quindi chi ci presta attenzione, ed ormai è una rarità, è da cercare con il lanternino. Mangiare pizze lievitate bene, con lieviti corretti, con farine sane, con passate di pomodoro di qualità, con fiordilatte di qualità è ormai diventato un lusso, mentre un tempo non lo era. E sono convinto che quella pizza, a Napoli, mangiata 30/40/50 anni fa non era così qualitativamente pessima come lo è oggi, pur non facendo altrettanto attenzione all'atto dell'aquisto della materia prima, non so se mi son spiegato.

  • Antonio Scuteri11 Maggio 2010

    Al Tric Trac non sono purtroppo mai stato. Ma il paragone con i Tigli è azzeccato. Con una differenza: l'impasto della Fucina è ancora più buono

  • giovanni gagliardi11 Maggio 2010

    Sei nordico Albè, l'hai detto. Comunque, mai passata di pomodoro, ma pelati (tradizionalmente San Marzano ora quasi mai) rotti con le mani. Ad Majora

  • Alberto Cauzzi11 Maggio 2010

    I pelati San Marzano sono come le vergini di 20 anni, impossibile trovarli ... ci sono solo quelli finti :-)

  • azazel11 Maggio 2010

    ho visto un mio amico con un coltello puntato allo stomaco per una discussione su una napoletana che non aveva le acciughe, seriamente...da quelle parti non si scherza con la pizza

  • Alberto Cauzzi11 Maggio 2010

    Ecco ... al Tric Trac non andarci il Venerdì, Sabato e Domenica la sera ... ormai è un delirio. Per gustarla al meglio vacci a pranzo, Sabato o Domenica, o in settimana, verso le 19 meglio :wink: Comunque la pizza di Bruno è ancora una cosa diversa da quella della Fucina e dei Tigli, in cui comunque la base è un gregario, seppur migliore come nel caso della Fucina. Da Bruno, non me ne voglia il buon Gagliardi, si fa la vera pizza di campagna della tradizione. Fatevi raccontare come dalle sue parti, a Minori, si faceva la pizza con le farine che c'erano, di vario tipo e livello di integralità, con sopra gli ingredienti che capitavano. Quindi Bruno si differenzia da tutti questi per l'enorme (circa una 20ina tra ufficiali e test) tipologia di impasti diversi che da lui puoi trovare. L'ultimo capolavoro degustato è una pizza di farina integrale di frumento e ceci, con pomodori secchi, olive, capperi, fiordilatte e qualche cecio sparso come richiamo. Senza pummarola. Quindi, tutto sommato, anche la pizza della Fucina, seppur evoluta, ha un suo fondamento filologico :wink:

  • giovanni gagliardi11 Maggio 2010

    Impossibile no, diciamo assai difficile ormai. Appunto non li trovi quasi mai sulla pizza Ad Majora

  • giovanni gagliardi11 Maggio 2010

    Non te ne voglio, a me è piaciuta tanto la pizza di Bruno. E lo sai. E poi è interessante scoprire che anche a Minori facevano la pizza. Ad Majora

  • orson11 Maggio 2010

    Cerco di dare un contributo un po' vecchia DC al dibattito, visto che ho vissuto a Napoli - e ne conosco e condivido la cultura della pizza- ma anche altrove e sono un appassionato della Fucina della prima ora. La Fucina non fa una pizza della tradizione. Il solo fatto che la margherita sia fatta con mozzarella di bufala e, in più, messa a crudo già vìola i dogmi della tradizione in modo irreparabile. E rende il confronto insensato, così come lo sarebbe quello tra una pasta e fagioli della tradizione e la versione di Bottura o mille altri esempi che si possano fare fuori dal mondo della pizzeria. Resta il fatto che questa versione "diversa" della margherita è eccellente. Il lavoro che si sta facendo qui come altrove è quello di procedere nella doppia direzione della cura maniacale dell'impasto, da un lato, e dell'abbinamento a ingredienti e preparazioni (perché alla Fucina si cucina...) di qualità assoluta, dall'altro. Solo in rari, rarissimi, casi il connubio è poco felice. Per me questo lavoro ha un senso e costituisce una possibile forma di ristorazione che rielabora le nostre radici in modo intelligente e rispettoso (la varietà di prodotti di nicchia scovati e portati in tavola ogni sera alla Fucina è enorme). Con l'ulteriore vantaggio di avvicinare a questa forma di cucina di qualità un numero alto di persone, anche neofiti (per una volta, nonostante i prezzi "fuori standard", il pubblico romano risponde in massa , e capisce che sono giustificati.) Personalmente, lo considero uno dei pochi posti dove ha senso cenare oggi a Roma (fatico ad arrivare a 15). Poi, naturalmente, se ho voglia di una pizza della tradizione il riferimento sono Michele o Salvo o La Notizia, registrando però che solo quest'ultimo fa un lavoro di ricerca anche sugli ingredienti che comunque farebbe solo bene anche alla pizza tradizionale (che, sono d'accordo con Giovanni, mangiata a via dei Tribunali parte con una marcia in più..).

  • giovanni gagliardi11 Maggio 2010

    Concordo al 100%! Ad Majora

  • Antonio Scuteri11 Maggio 2010

    Ottima sintesi PS: conoscete, sempre a Roma, il Grottino di via Orvieto? Personalmente la trovo una buona via di mezzo tra la pizza-gourmet e la pizza tradizionale. A prezzi da pizza tradizionale

  • norbert11 Maggio 2010

    Approfondiremo....

  • giancarlo maffi11 Maggio 2010

    guarda guarda.... uno molla mezza giornata e trova una paccata di commenti. interessante, molto interessante. un blog di gastrosboroni ( non e' un 'offesa semmai un complimento) si accapiglia con la erre moscia intorno al cibo piu' da marciapiede, in tutti i sensi, che esista in questo paese. chissa' se era voluto , il tentativo sociologico, od e' venuto a caso. bello parecchio e direi anche da ripetere: passione pizzè :-)) ps: scuteri mi conferma che ho l'occhio chirurgico ,sulla margherita.

  • orson11 Maggio 2010

    In effetti Giancarlo, più passa il tempo più mi convinco che le forme di ristorazione interessante siano solo 2, tagliando con l'accetta: - i grandi ristoranti (nel senso di ristoranti di grandi cuochi, non per forza templi con broccati e posate d'argento. Per dire: la Gazzetta a Parigi è nella categoria) - la ristorazione "popolare" di qualità, spesso cibo di strada,dove si trovano dei "pazzi" (alla Bonci) che fanno meraviglie Il resto (che corrisponde al 90% dell'offerta) è noia mortale

  • giovanni gagliardi11 Maggio 2010

    Questa l'ho già sentita. Ad Majora

  • Fabrizio11 Maggio 2010

    A me è venuta voglia di andare a Legnano da Monte Grigna.

  • lamax61°11 Maggio 2010

    Ho rispetto per la tradizione e non capisco perchè ci si vuol ostinare a chiamare pizza qualcosa che pizza non è. Manca il pomodoro in alcune ed in altre si mettono elementi estranei. Tra un po' non mi stupirei di vedere la pizza alla nutella. Indipendentemente dalla buona lievitazione dell'impasto, potremmo usare il termine focaccia, perchè la PIZZA identifica qualcosa di troppo preciso. Aggiungo anche che il 90 % di quello che si mangia in giro, di forma circolare, con impasto tipo corda - pomodoro scatolato - formaggio filante (olio EVO e origano assenti) - chiamato pizza, pizza non è. Sono un purista della marinara con lieve e discreta presenza di acciuga. Ho memoria dei primi insediamenti di Pizzerie Veraci, negli anni 60 (forse noi nordici non la conoscevamo bene) e da allora ho notato solo un imbastardimento con un'offerta esagerata di vari tipi di "supposta" pizza.Allora c'erano solo la MARINARA-LA MARGHERITA-LA 4 STAGIONI ed IL CALZONE. Poi, in un secondo tempo, è arrivata la NAPOLI che proprio ritengo un insulto alla Marinara con acciughe. Non vedo l'ora di andare al TRICTRACK e mangiarmi un'impasto antico alla marinara con aglio ed acciughe cantabriche. Ciao ALby. LAMAX61°

  • norbert11 Maggio 2010

    Oserei dire la pizza blu e quella rossa sfruttando la nostra distinzione messa a punto per i ristoranti.... In questo caso la Fucina è rossa tutta la vita.....

  • Monica12 Maggio 2010

    Temo che la pizza alla nutella la facciano già....

  • Giovanni Lagnese12 Maggio 2010

    Ciao a tutti, un saluto da Tokyo. Non ho palrmari o laptop con me, vi lascio solo una noticina dal business center del conrad hotel. Beh, voglio dirvi una cosa... Come sapete, io sono una persona culinariamente apertissima, adoro il Bulli, Lopriore, ecc., MA mi costa DAVVERO notevoli sforzi approcciarmi al linguaggio della cucina giapponese. Il RyuGin finora e` stato il ristorante dove ho trovato le proposte piu` comprensibili, piu` decodificabili attraverso gli occhiali della mia cultura. Ma qui davvero si parla un'altra lingua. Adoro l'avanguardia, ma l'avanguardia che comprendo e` quella eurocentrica. Qui siamo fuori dall'ambito "eurocolto". Che fatica! E` qui che faccio fatica, non al Bulli, io. Giovanni

  • azazel12 Maggio 2010

    così, en passant, la definizione olio EVO mi sta proprio sui maroni...mi sembra il lubrificante della nuova punto. eccheccappero!

  • kingo13 Maggio 2010

    Sicuramente gia segnalato da qualcuno precedentemente ma vorrei consigliarvi per le cosidette meta pizze la pizzeria Spaccio di San patrignano giusto per fare della promozione turistica ultimamente a squisito ho assagiato la pizza creata da Scabin e siamo sui livelli della fucina ma si può assagiare anche la tradizione a livelli altissimi P.s un consiglio per lagnese a tokyo prova sushi mizutami a ginza poi fare pace con il giappone saluti

  • Giovanni Lagnese14 Maggio 2010

    Sono appena tornato dal Kojyu. Che dire: cucina gradevolissima, materie prime stellari, ma resta la sensazione di averci capito in realta` ben poco. Quasi nulla. Al di la`, ovviamente, dell'estrema gradevolezza "in superficie". Non ho "litigato" col Giappone: semplicemente penso di non avere i presupposti trascendentali per capirlo. Mi mancano gli "occhiali" per vedere questo film. Il mio posto preferito resta comunque il RyuGin. Giovanni

  • lamax61°17 Maggio 2010

    Caro Aza, cosa dovremmo dire? Olio di ricino particella blabla? In pizzeria-schiferia, sulla pizza non ci mettono proprio nulla, neanche la morchia usata per i motori FAIT. E.V.O. per quel che può valere (mica c'era bisogno che me lo dicessi tu che può dire tutto e nulla e se l'è minga bun è minga bun EVO e basta) è già qualcosa. O no? Adesso vuoi fare il prezioso anche con la pizza? At salut. LAMAX61°

  • lamax61°17 Maggio 2010

    @ monica so, so, so........era solo per enfatizzare il discorso. Mi pare che sulla "PIZZA" alla nutella si usi l'olio ex.ve.ol. di Pianogrillo. Bisogna che chieda ad Azza. Ciao LAMAX61°

  • orson17 Maggio 2010

    A voler fare i puristi della tradizione, non so se le acciughe cantabriche vadano bene. Nella ricetta originaria credo che siano acciughe del Golfo;)

  • LAMAX6117 Maggio 2010

    @orson Non so tu, ma io è un bel po' d'anni che non riesco a mangiare buone acciughe "nazionali". Paragonate a quelle che mi porta mio figlio dalla Spagna, le nostre mi fanno.......vabbeeee hai capito, anche pagandole una fortuna. In pizzeria poi sono sempre una cosa vomitevole, il più delle volte. Se ne stanno li (le lasciano) ad invecchiare al dolce tepore del forno e diventano, nere, salatissime ed immangiabili. Al Trick-Track (mazzaaa...come mi piace 'sto nome!) invece sono sempre fresche. E poi, con tutte le altre cose sballate che sbattono sulla pizza, direi che questo distinguo è proprio minimale, inutile. Ciao. LA MAX61°

  • orson17 Maggio 2010

    Era chiaramente una provocazione la mia, figuriamoci se penso meno che bene delle alici del Cantabrico. Visto che sulla Fucina si sono scatenate considerazioni critiche da puristi della tradizione (che, per inciso, NON ci hanno mangiato) ho sollevato la classica obiezione capziosa che mostra come i richiami komheinisti alla tradizione (come al terroir o a qualsiasi altro dogma) portano poco lontano.

  • lamax61°17 Maggio 2010

    Eilaaaa....Orson! Richiami Komeinisti della tradizione? Accipicchia e caspiterina! Beh....ti dirò, oggi sembra, almeno a me, che la nuova parola d'ordine di stampo komeinista, sia "PROVOCARE-PROVOCAZIONE" entrata come un tornado nelle cucine. La provocazione del cuoco- un piatto che voleva provocare. Una volta erano le cameriere ...provocanti.....una volta!!!Ma che ci sarà mai da provocare poi? A proposito di Pizza, Pizzerie e forni a legna, avete sentito del nuovo combustibile usato per i forni a legna? Non c'è che dire!!! Saludos LAMAX61°

  • Riccardo Impallomeni20 Maggio 2010

    Fanno esclusivamente pizza: classiche o focacce gourmet. Niente antipastini, fritti, bruschette, etc. E va bene così. :-)

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