Chateau de la Chevre d’Or , Chef Didier Elena. Eze Village ( Cote d’Azur ) di Fabrizio Nobili

VALUTAZIONE

Cucina Classica

18/20

PREGI
DIFETTI

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Recensione ristorante.

Una certa Costa Azzurra esiste ancora, proprio quella delle ville fra le piante selvatiche a picco sul mare, dei Grand Hotel con il personale in livrea, delle decappottabili che sfrecciano sul lungomare o sulle strade panoramiche a mezza costa: proprio quella descritta, a volte celebrata, da tanti film dagli anni ’50 ad oggi. E quando ci sei dentro scopri che
è più viva e vera di quanto te lo aspetti, che i balconi fioriti, gli anziani con la baguette sotto il braccio, le signore in abiti pastello e cappello di paglia, non sono invenzioni ad uso dei turisti ma una quotidianità assurta a mito.

Cap Ferrat e altro, visti dal tavolo.

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Eze, nido d’uccello, villaggio appeso fra le rocce punteggiate di macchia mediterranea ed il mare, è uno scrigno immutato da secoli e fra i suoi tortuosi vicoli in pietra si trova racchiuso uno degli hotel di maggiore fascino dell’intera regione o forse più, con annesso ristorante.

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Certo per raggiungerlo e godere appieno di una passeggiata per il borgo è consigliabile per le signore di evitare i tacchi alti.
Alla Chevre d’or ci sono stati cambiamenti importanti: non è stata solo sostituita la vetusta moquette dai colori improbabili, ma in cucina sono arrivati Didier Elena ed un nuovo pasticcere, oltre a qualche aggiunta di produttori nella già importante carta dei vini.

Lo chef propone nella carta tutti gli ingredienti più importanti della cucina francese: ostriche, aragosta, fois gras, poularde de Bresse e piccione e nel menù degustazione ne rispetta con precisione chirurgica le peculiarità, proponendo un’escalation di piatti dal più spiazzante, etereo ed acido al più maschio, goloso, campagnolo ed intenso.
Abbiamo trovato una filosofia che ha come punto di riferimento la semplicità degli accostamenti, la facile lettura dei sapori, la leggera golosità e l’armonia di fondo.

Il servizio è millimetrico, attento, cordiale e puntualissimo, raramente ci è capitato di avere ritmi così ben cadenzati tra le portate. Inoltre, grazie alla scelta del vino, caduta su di un piccolo ma capace produttore, abbiamo avuto l’occasione di colloquiare col gentile sommelier; l’abbiamo piacevolmente stupito decidendo di bere il Meursault Les Charmes 1er Cru 2005 di F. Mikulski, dai sentori netti di fiori gialli e pietra focaia, che si ritrovano coerentemente all’assaggio, supportati da una bella acidità, inaspettata per quella vendemmia, cui si aggiungono, nel proseguo della sua degustazione lievi note di tostatura.

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La partenza del pranzo è stata sopredente con un’ amuse bouche certamente in grado di “resettare” il palato come del caviale con sorbetto di sakè. Freddo, acido, sapido!

Sin da subito è palese che l’impostazione di questa cucina è classicheggiante, non solo per le materie prime e gli accostamenti, ma anche nell’esecuzione, che dalla modernità prende solo la capacità di ottenere delicatezza e rotondità limitando la presenza di grassi e l’invadenza della salse.

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Prima testimonianza di ciò sono i gamberoni con crema di piselli e salsa di paella, con crostacei di qualità superiore dalla consistenza a di poco perfetta, la crema di piselli resa gradevolissima perché proposta in una consistenza semiliquida e affatto dolce, e per finire una salsa giustamente iberica ma non prevaricante.

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A seguire l’aragosta con foglia d’argento, brunoise di verdure e crema di latte, forse il piatto meno emozionante della giornata, per il suo gusto monocorde, malgrado l’impeccabile preparazione.

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Vera meraviglia gastronomica il “denti” (pesce a carne bianca, pescato nel tratto di mare che separa la Riviera dalla Corsica, con carni particolarmente morbide e dal sapore che richiama quello dei crostacei, certamente dovuto al suo nutrirsi di molluschi) presentato con chips di finocchi ed il loro succo.

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Ottimo connubio di sapidità e delicatezza, le triglie con olive e verdure in tempura, salsa bouillabaisse.
Così come i piatti di pesce sono evidentemente concepiti per esaltarne i sentori soavi, così in quello di carne emerge un’impronta più virile e terrigna.

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Il filetto di manzo con salsa bordolese, crema di patate e cipolline dolci caramellate, si presta a soddisfare i palati che prediligono sapori forti e netti. L’ottima carne è presentata appena scottata su di un velo di salsa, mentre il puré e le cipolline riempiono un alto osso di stinco.

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Nella sequenza del servizio erano previsti ben due dessert: un biscotto con sorbetto ai frutti rossi, latte alla menta e citronella, ed un bigné al cacao grand cru 70%, a dir poco squisiti. Certi della bontà e dell’equilibrio di questi , si prosegue con la proposta di ben tre altri “assaggi”, decisamente abbondanti, composti da golosa pannacotta al caffè e pralinata e da un’eterea e profumatissima millefoglie alla crema di limone.

Biscotto ai frutti rossi, latte, menta e citronella.

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Panna cotta al caffè, millefoglie alla crema di limone.

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Bignè cacao.

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Dobbiamo aggiungere altri commenti al fatto che, terminato tutto questo, abbiamo deciso di proseguire con un’ulteriore ordinazione dalla carta?
Il vacherin ai frutti di bosco e vaniglia tahiti sublime benché o forse proprio per il suo scostarsi dalla tradizione data una certa parsimonia nell’uso della panna montata e la scelta di proporre le meringhe sotto forma di sottili tegole; un più che tipico soufflé al grand marnier, che arriva nel suo, tutt’altro che piccolo, stampo in terracotta e viene irrorato al momento così da sprigionare il massimo del profumo ed esalta per la sua leggiadria.
Sufflè Grand Marnier…

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Vacherin ai frutti di bosco e vaniglia tahiti.

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il pregio : Vista mozzafiato, ambiente raffinato, jazz in sottofondo.

il difetto : …non è per tutte le tasche…

Chateau de La Chevre d’Or – Didier Elena
Rue du Barri ( Accesso pedonale )
06360 EZE Village ( Cote d’ Azur )
Tél : +33 (0)4 92 10 66 61
Menù degustazione da 130 a 210 euro
À la carte: 150/170

http://www.chevredor.com /

Visitato nell’ Aprile 2010

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Fabrizio Nobili

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37 Comments

  1. norbert ha detto:

    Come sempre,a mio avviso,il sigillo dell’eccellenza viene dato dai dolci…..

  2. penelope ha detto:

    Lascia un commento voi dite. Io vorrei lasciare un messaggio a Fabrizio Nobili, la mia mail è depositata al sito del blog. I tacchi me li taglio , anche con le babbucce vengo su 🙂

  3. franco francese ha detto:

    ..si..si… ma pure Fabrizio con le sue allusioni del ” nido d’uccello” … insomma… 😀
    Grandissimo locale questo, e ora che si è per l’ennesima volta rinnovato sarà ora di mettere a disposizione un paio di bigliettoni per monsieur Didier Elenà di ritorno dalla campagna delle Ardenne.

  4. The Dark Knife ha detto:

    Non è “proprio” per tutte le tasche.. buon ristorante ma niente di più.

  5. Il Guardiano del Faro ha detto:

    Dark !
    Sei stato molto recentemente immagino, Didier Elena ha iniziato appena lo scorso 18 Marzo sostituendo Philippe Labbè…

    Rispetto alla gestione Labbè sono parzialmente d’accordo con te, ma questi piatti di Elena mi sembrano decisamente meglio .

  6. franco il trattore ha detto:

    Andiam , andiam , andiamo a lavorar !!!

  7. Fabrizio ha detto:

    @ the dark knife

    due anni fa pranzammo la chevre per fare la rece su guida gourmet, lo chef era Philippe Labbé ed il commento sintetico del guardiano lo lascio a lui se si ricorda…

  8. Il Guardiano del Faro ha detto:

    @ Franco, ci tocca, ho già capito che ci tocca… non si può rimanere ignoranti, sono d’accordo, anche se è uno sporco lavoro da bestie quello che abbiamo scelto…

    @ Fabrizio, ma come, la recensione della Guida Gourmet l’hai firmata tu … 😀 , dovresti ricordarti che nonostante la cucina da buon ristorante (come giustamente citava Dark Knife) se non fosse stato per le manine della pasticcera uscivamo forse a 16 scarso invece che a 17 pieno .

    E quindi anche il paragone con il vicino Colagreco era sofferente per chi stava nel nido d’uccello. Ora non saprei, nessuno più parla di Colagreco, giudizi tiepidi, uscito di botto dalla top 50 della WBRestaurant San Pellegrino dopo che l’avevano lanciato l’anno scorso al 35° posto, posto che quest’anno gli ha preso Scabin, posto che il valore di quella classifica è importante come le previsioni del tempo. Ricorderei che l’anno scorso mancava da quella classifica un localino semplice come la Maison Troisgros

    Tornando a Elena mi sembra partito forte a quanto leggo.
    Carta solida per la clientela ricca di denaro ma non di cognizioni di cucina avanguardista e menù più spinto, ma con garbo.
    Arriva da un posto mitico come Les Crayeres di Reims dove Boyer costruì la fama di quel fantastico castello Relais & Chateaux indimenticabile.

    Ricordo anche di aver conosciuto un suo validissimo collaboratore che diede una svolta al reparto pane e pasticceria al Quattro Mori di Massisol.

    Come sempre, grandi professionisti e grande scuola diffusa.

  9. Giovanni Lagnese ha detto:

    Posto interessante!
    Peccato per la cucina, che, dalle foto, sembra un po’… francese!

    Giovanni

  10. orson ha detto:

    Di Elena non ho mai sentito nessuno parlare meno che bene e la cucina mi sembra nel miglior solco Ducassiano.
    Eh sì, mi sa che un passaggio bisognerà farlo prima o poi…

    • Giovanni Lagnese ha detto:

      Ducassiano? Dipende da quale Ducasse, mi sa. C’è il Ducasse dell’olio extravergine e il Ducasse del burro. In questo caso, direi che il paragone dovrebbe essere col Ducasse del burro.
      Eppure, dico, in un luogo così mediterraneo… Mah!

      Giovanni

  11. Fabrizio ha detto:

    @ GDF
    giudizio sintetico: cucina punitiva. 🙂
    tutto merito della pollastra di Brescia:))

  12. Giovanni Lagnese ha detto:

    Guardando le foto dei piatti, ho una sensazione di grassezza (burro).
    Il piatto di carne, poi, davvero mi sembra repellente.
    Il mio concetto di piatto di carne “perfetto” è questo: http://www.altissimoceto.net/Image/DonAlfonso2008/secondocarne.jpg …lontano anni luce, eh?

    Giovanni

  13. ivan ha detto:

    buona sera sono ivan onorato ed ho lavorato 4 anni con monsieur Elena a Reims…..sebbene sia uno dei migliori allievi di Ducasse…Elena e’credo l’unico(precisato anche da Ducasse stesso)…ad avere uno stile unico e personale che si discosta totalmente dal suo maestro…credete a me…che ho lavorato con tanti grandi….Didier Elena e’uno dei migliori chef che abbia mai visto e conosciuto in tutta la mia vita…..per quanto riguarda il piatto di carne di Don Alfonso….non voglio commentarlo….
    Au revoir……

    • Presidente ha detto:

      Complimenti Ivan , Onorati noi , e grazie di essere intervenuto.
      Quattro anni non sono pochi, perbacco.
      Lavorare a Reims in quel contesto deve essere stato grandioso.
      E ci sarà voluta anche grande umiltà per farlo, senza la presunzione di aver capito tutto dopo pochi mesi.
      Vedi un po’ certi chef italiani subito in credito di santità.
      Se non sono troppo indiscreto, quali sono state le altre frequentazioni e cosa bolle ora in pentola 😉

    • Giovanni Lagnese ha detto:

      Ma come!! Commentiamolo, invece, il piatto di carne in questione! Penso sia interessante farlo perché, al di là delle impressioni individuali sulle cucine degli chef (le quali trovano il tempo che trovano), qui ne va di una filosofia di cucina piuttosto che un’altra. Per questo invito a commentare, altroché!
      È sempre meglio dire che non dire.

      Giovanni

  14. Fabrizio ha detto:

    giovanni, la foto della carne è stata fatta quanti giorni dopo la cottura?

    • franco francese ha detto:

      Piatto di una tristezza estrema, senza una salsa, con quella patata raggrinzita, con la legatura evidente.

    • Giovanni Lagnese ha detto:

      La foto, di viaggiatoregourmet (e sia chiaro: io non ho niente a che vedere con costui), immagino sia stata fatta al tavolo all’arrivo del piatto. Perché, Fabrizio, ti sembrerebbe scattata addirittura giorni dopo la cottura?

      Giovanni

    • Giovanni Lagnese ha detto:

      franco francese,

      le salse, in quel piatto, sono a parte (e sono ciò che gradii di meno).

      Ma ripeto: le salse ci sono, in quel piatto.

      Giovanni

    • Giovanni Lagnese ha detto:

      Poi davvero non capisco che tipo di problema rappresenti l’ “evidenza” della legatura…

      Giovanni

    • azazel ha detto:

      nel senso che non è una legatura di valore?? battuta pessima Giovanno lo so…

  15. Giovanni Lagnese ha detto:

    franco francese,

    le salse, in quel piatto, sono a parte (e sono ciò che gradii meno).

    Ma ripeto: le salse ci sono, in quel piatto.

    Giovanni

  16. orson ha detto:

    Dopo la campagna contro la panna, ora comincia quella contro il burro.

    Come tutte le posizioni pregiudiziali, e semplicistiche, mi sembra poco sensata.

    Un grande cuoco non si misura certo con la banale dicotomia olio/burro (non c’è nulla di più rozzo, e pesante, della passata d’olio finale passe-partout che si vede spesso dalle nostre parti)

    • Giovanni Lagnese ha detto:

      Non si tratta di una mera, triviale contrapposizione olio/burro. È una questione di gusto, di filosofia di cucina. La vera contrapposizione è semmai: finezza/gola, sensibilità/”forza”. È una questione proprio di corde diverse che vengono toccate.

      Giovanni

  17. ludiosa ha detto:

    Grande posto, bellissimi i dolci.

  18. ivan ha detto:

    Grazie presidente per la risposta,ed e’tutto vero quello che ha detto…in questo lavoro ci vuole tanta e a volte troppa umilta’…pero’i risultati dopo tanti sforzi arrivano sempre…oltre a didier elena ho lavorato con davide oldani,marco pierre white a londra,ancora per ducasse a londra ecc…..al momento sono inserito nella brigata del ristorante LA CREDENZA a SAN MAURIZIO CANAVESE in provincia di torino…che a parer mio bisogna assolutamente provare….poi certo che c’e’altro che bolle in pentola….ma non si dice….!!:-)

  19. Presidente ha detto:

    Ci sarebbero già novità sul nido d’aquila .

    Qui un paio di articoli sull’argomento:

    http://blogs.lexpress.fr/restaurant/2010/03/michelin-2010-laffaire-elena.php

    http://newyork.grubstreet.com/2010/03/rumor_didier_elena_replacing_j.html

    … Rumors Montecarlini confermerebbero il secondo articolo, quindi Didier Elena avrebbe deciso di partire per New York con Alain Ducasse alla volta dell’Hotel St.Regis.

  20. Fabrizio ha detto:

    Nel caso succedesse sono pronto a ritornare ad Eze per l’aggiornamento.

  21. franco francese ha detto:

    Che disgrazia! Così giovane… 🙁

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