Recensione ristorante.
Il Castello di Monterone è magico.
Atmosfera di grande fascino, rovinata solo da quell’orrendo neon con la scritta “Il Postale” dinanzi al cancello di ingresso.
Bistarelli si è trasferito a Perugia solo 9 giorni prima della nostra visita e lo notiamo. A parte l’obbrobrio di cui innanzi non v’è alcun cartello che vi conduca alla vostra meta. Potreste perdervi, come è capitato a noi, tra le viuzze del parco della tenuta ed i vari parcheggi, sin quando non sapendo davvero dove andare, entrerete nel ristorante “il gradale”, altra e più tradizionale offerta gastronomica del resort, per il quale le indicazioni non mancano, per avere, finalmente, delucidazioni sulla retta via.
Il Postale è una bomboniera, una sala quadrata di grande fascino medioevale con camino ardente, quattro tavoli quattro (più uno in cucina) e un servizio professionale e gentile.
I presupposti per una grande serata ci sono tutti. Di Bistarelli poi, in quel di Città di Castello, abbiamo sempre apprezzato la grande mano, sia nelle preparazioni più tradizionali che in quelle innovative.
Purtroppo, disillusi scriviamo questa scheda, certi che, vista la recente apertura, debbano ancora essere oleati gli ingranaggi.
E dire che il terreno scelto era il meno impervio: il degustazione “sensazioni” ripropone, infatti i grandi classici della cucina de Il Postale; piatti, quindi, provati e riprovati, collaudati ed apprezzati. Dopo un discreto inizio con la terrina di coniglio e pane croccante offerta come appetizer, non abbiamo avuto sussulti con la corretta zuppetta di lenticchie di Castelluccio di Norcia e salame bastardone arrostito. Un piatto di sola materia prima, ma eccessivamente sapido.
Già vista la poco originale variazione di foie grasIn francese significa letteralmente "fegato grasso" ed è definito dalla legge francese come "fegato di anatra o di oca fatta ingrassare tramite alimentazione forzata”. È uno dei prodotti più famosi e pregiati della cucina francese. Esistono tipologie di 'foie gras' non derivate da animali sottoposti ad alimentazione forzata. Spesso il fegato grasso è associato all'alta cucina francese e internazionale per... Leggi (d’oca e d’anatra) con composte di arance, fichi e cipolle su insalatina al balsamico e pan brioche.
Bistarelli svolge il compitino, non osa, e noi speranzosi proseguiamo.
Ma si scende. Il “minestrone contemporaneo” è un inutile esercizio di stile. Il brodo è reso gelatina, ma è talmente concentrato che al palato si avverte quasi esclusivamente la sapidità; le verdure, bollite, sono poggiate a creare un quadro cromatico bello da vedere ma che nulla aggiunge alla ricetta tradizionale, anzi. La destrutturazione, ma il discorso si potrebbe adattare alla cucina creativa tout court, ha un senso solo laddove dia un quid pluris alla ricetta classica. Ma ciò non avviene.
Altro piatto, altro passo falso. Gli agnolotti ripieni di brasatoPreparazione di carne cotta lentamente con vino, spezie e brodo. La lunga cottura del brasato privilegia le parti fibrose associate ai muscoli dell’animale, rendendole morbide e succulente. Leggi di guanciale di vitello con crema di broccoletti sarebbero anche buoni se la pasta non fosse in tutti, o quasi, rotta. In bocca si ha la sgradevole sensazione del ripieno annacquato con buona pace della concentrazione del gusto. Anche la salsa si slega con l’acqua di cottura che dopo poco prende possesso del piatto.
Poi i secondi, cavallo di battaglia dello chef.
Il piccione con la sua coscia ripiena è succulento, ma, onestamente, la piccola scaloppa di foie gras, su cui il tenero petto è adagiato, è troppo cotta.
Notevole, invece, il collo di maialino glassato con tartufo nero di Norcia, peperone arrostito e cipolle confit. Cottura della carne magistrale, ben tirata la salsa, sapiente uso delle spezie. Singolare che l’unico piatto che abbiamo selezionato dalla carta, e quindi non compreso nel degustazione, sia risultato il migliore della cena.
Buona, anche se piuttosto ordinaria, la terrina di mele renette al caramello con gelato alla cannella.
Petit fours, discreti, a concludere un’esperienza sotto le aspettative.
Ci aspettavamo di più, infatti, molto di più.
Abbiamo trovato una cucina stanca e, comunque, non rodata.
Eppure la scelta, estrema, di cucinare per pochissimi coperti dovrebbe favorire un’attenzione al particolare che in almeno in un paio di preparazioni è del tutto mancata. Vogliamo credere che sia stato solo un passo falso e che altri ospiti usciranno più felici dalle mura di questo bellissimo castello.
il pregio : La splendida location.
il difetto : Preoccupanti passaggi a vuoto
Ristorante il Postale
Castello di Monterone – Marco Bistarelli
Strada Montevile 3
06126 Perugia.
Tel (+39) 075 85 21 356
fax 075 57 16 277
Menu degustazione sensazioni: euro 80
Menu degustazione “dall’acqua”: euro 90
Quattro piatti alla carta: euro 80
http://www.ristoranteilpostale.it/
Visitato nel mese di Febbraio 2010
Visualizzazione ingrandita della mappa
Fabio Fiorillo
22 Comments
Bistarelli non era il Presidente dei JRE ?
Da vedere si salvano solo piccione e maiale perchè anche il dessert con le tre fettine di mele ospedaliere e il caramello appoggiato sul gelato per dovere di estetica non invoglia a salire di punteggio.
Si vede che hai fatto fatica ad arrivare a 14 😀
Sarò anche oltremodo “bastardo” ma un ristorante che ha l’ardire di servire degli agnolotti simili è peggio di un autogrill.
gli agnolotti non sarebbero dovuti arrivare al tavolo.
Lo chef, o chi per lui, deve dare sempre l’ultimo sguardo ai piatti che escono dalla cucina.
Eppure Bistarelli c’era…
Le foto dei piatti mettono una tristezza infinita.
Gli agnolotti, visti cosi’, li mangerei solo per mettere fine alla loro vita di sofferenza, per risparmiagli l’umiliazione di esser stati cosi’ trattati.
Il dolce magari era buonissimo, ma mi aspetterei una pallina di gelato e tre fettine di mela messe lì un po’ cosi’, come dessert, in una pizzeria, non in un locale di tal livello.
Ero minimamente curioso di provare la cucina di questo locale, ricavato mi pare di capire dalle foto, dall’ex bar de Castello, ma leggendo queste parole e vedendo le immagini penso che per il momento mi asterrò dall’esperienza
l’effetto “bomboniera” non supportato da un reale valore di cio’ che hai nel piatto mi sta sinceramente rompendo gli zebedei,
continuo a prediligere la sostanza alla forma..
poi questi cuochi sempre piu’ impegnati al di fuori della loro cucina finiscono per delegare e i risultati si vedono..
Non è una bella immagine per JRE.
di JRE, italiani ma non solo, ne ho provati di ben peggiori.
Avevo avuto delle anticipazioni, ma non immaginavo così tante ombre. E questo è uno di quei casi in cui le foto valgono almeno altrettanto delle parole
Speriamo che si tratti di un incidente, dovuto alla recentissima apertura
A me fa più impressione il ripetersi, per ben 3 volte, del foie gras.
la salsa o crema ai broccoletti a legare gli agnolotti con ripieno di brasato.
Il peperone arrostito sotto il tartufo nero in un secondo già così di corpo robusto.
Le 3 squallide fettine di mela a guarnire.
Certe volte mi viene il dubbio che gli chef non assaggiano quel che propongono. Troppa mania di abbinare l’inabbinabile, tanto, otmai…..!!!
Sono solo considerazioni personali…..naturalmente.
LAMAX61°
P.S. Pietoso velo sul minestrone alla bava di ……..o schiuma.
Secondo me si , diamogli tempo per il rodaggio……
Peccato. Visitato nel 2003. Il ricordo è buono.
Forse, parte almeno della verità, sta nel fatto che i Cuochi, quelli veri, devono essere meno mediatici e starsene nella loro Cucina, sopratutto dando l’ ultimo occhio al piatto prima che questi esca.
ma quanti sono in cucina?!…
piatti e foto veramente brutte
trovo sempre molto triste l’abitudine di “rubare” foto orrende dei piatti quando si va in un ristorante: è come avere una bella donna in casa e guardarla del buco della serratura. ha un che di voyeristico per la sola intima soddisfazione di dimostrare quanto siamo “edonisti” e intenditori, senza gustare l’esperienza in se’.
senza contare che questi blog lanciano superficialmente strali sul lavoro degli chef che rimangono in rete per una vita e stroncano ristoranti per il solo piacere “gratuito” di fare i critici gastronomici “de noantri”.
com’era bello il tempo in cui le rimostranze si facevano al diretto interessato che magari aveva una minima possibilità di replica!!!!…e magari ci offriva la sambuchina finale!
questo snobismo da gourmand raffinati mi suona tanto becero e poco rispettoso del lavoro e dell’impegno di persone che come Bistarelli e tanti altri si fanno un “mazzo tanto”!
La prossima volta vai al McDonald che spendi meno e fùgodi di più!!!!
* Le photo, effettivamente, potrebbero essere un po’ più curate, ma se uno ha la cortesia preventiva di ottenere l’ autorizzazione della sala, non vedo dove sia il problema. Tuttalpiù chiederà, se lo ritiene opportuno per migliorare le sue credenziali di fotopaparazzo, qualche ripasso sullo stato dell’ arte a Bob Noto.
* Fabio è persona posata e, l’ ho testato personalmente nei “rapporti di lavoro” intercorsi nell’ esperienza comune fatta in un altro sito ora chiuso (ma per ben altri motivi), dotato di diplomazia, equilibrio e buon senso q.b.
* quanto al supposto peccato di feticismo “risarcitorio di altre carenze” ne è immune (tanto per intendersi, è uno che non ha certo bisogno di guardarsi le donne dal buco della serratura, le ha sempre belle e piazzate in fronte a sè).
* Seguo Fabio da tempo, sono rimasto anch’ io un po’ stupito dal tono “tranchant”. Evidentemente, anche in funzione della sua professione nella vita reale, ci avrà pensato bene prima di vergare il suo “latinorum gastronomico”.
* Non so se Fabio abbia espresso garbatamente, come è nel suo stile, le sue osservazioni allo Chef (che non è specificato se presente o meno in quel frangente) cui, comunque, rende l’ onore alla carriera in base alle esperienze fatte nella sede storica di Città di Castello, con una apertura finale che auspica solo di essersi sbagliato nel giudizio frutto della cena descritta.
* il fatto di citare lo Chef che, dopo la Tribuna calorica post prandiale, offre la sambuchina finale denota poca conoscenza della materia per diversi motivi:
– E’ sempre bello confrontarsi, tra appassionati e profesionisti del settore, nel reciproco rispetto. Alla fine la stretta di mano finale e il sorriso di rispetto reciproco prescindono da eventuali “rifiniture alcoliche”
– Bistarelli è persona preparata, simpatica e guascona ma anche puntuale. Figurarsi se, dopo l’ inutile esercizio di stile del minestrone proporebbe l’ altrettanto didascalica “sambuchina”. Un Armagnac ça suffit (o una bella grappa come Bacco comanda)
* Chi manca di stile è stato lei, con citazioni da vanvera retorica. Bistarelli è un ottimo Chef, con una sua storia e piatti cui Fiorillo, per primo, ha tributato onore. Come tutti i professionisti di un settore esposto a drammatiche escursioni di tendenza ciclica, può forse essere stato preso anche da altre ambasce (fare il Presidente di J.R.E. ha qualche pro e molti contro) comunque, se il suo è talento vero, essendo persona giovane, avrà tutto il tempo di far ritornare sui suoi passi l’ opinione, già ben predisposta, di Fabio Fiorillo e di rendere ancora più inutile questa sua esternazione puramente gratuita.
Lisca, hai proprio sbagliato bersaglio
Non tutte le cose che dici sono sbagliate, ma con questo caso specifico, ti assicuro, non c’entrano nulla
Direi che il 14 uguale a quello del ristorante di varese provato ultimamente è anche abbondantemente esagerato!!! o è basso l’altro…dimostrazione che i punteggi sono una …..a
In alcuni casi la cucina di un ristorante segue una linea regolare, come nel caso del locale di Varese a cui si fa riferimento. In questo caso invece, dove ci sono punte più alte e cadute in basso, Fabio ha giustamente dovuto fare una media. Tutto qui.
E’ da tempo che seguiamo la ristorazione umbra, ed alcuni di noi dai lontani anni settanta. Ultimamente abbiamo aperto un sito (www.ristorantiumbri.com) sulla ristorazione umbra che, per il suo carattere di informazione, si è rapidamente affermato per l’impronta originale che ha.
Interveniamo sul vostro interessante “Passione Gourmet”, per le tre recensioni che avete, a tutt’oggi, fatto di ristoranti umbri. Due ristoranti di Perugia, recensiti entrambi da Fabio Fiorillo, vengono uno fortemente criticato per l’utilizzo del pepe (Osteria del Gambero), l’altro, (Il Postale),numero due in Regione, massacrato. Esaltato invece Villa Roncalli di Foligno, recensito da Norbert, ma anche qui, nella recensione, si coglie l’occasione di dare una stoccata ad un quarto ristorante, non recensito (La Bastiglia di Spello).
Noi non condividiamo il metodo con il quale si coglie un aspetto, più o meno valido, ma di scarsa valenza per poi con l’esasperazione di questa negatività arrivare a falsare in senso negativo tutta la recensione. Rispondiamo singolarmente a tutte le tre recensioni.
Il Postale, da febbraio 2010 spostatosi a Perugia, presso il bel Castello di Monterone, noi lo conosciamo da tempo, sin dai tempi in cui a Città di Castello Marco Bistarelli non aveva ancora aperto Il Postale (stellato dal 2000), ed operava al ristorante dell’Hotel Tiferno, dopo l’importante apprendistato con il noto chef Vincenzo Camerucci a Brisighella (RA), dove i fratelli Raccagni gestivano allora due ristoranti stellati (“La Grotta” e “Gigiolè”).
La nostra frequentazione, iniziata al Tiferno, è poi proseguita con le frequenti visite al Postale. Il nostro giudizio è sempre stato positivo (con le ovvie considerazioni che in ogni pasto si possono fare). Purtroppo per il momento non siamo ancora andati a mangiare nei nuovi locali di Marco Bistarelli a Perugia, quindi ci asteniamo da commenti.
Rammentiamo che “Il Postale” non è nuovo a recensioni “clamorose”. Ci riferiamo alla visita di Edoardo Raspelli il 25 Giugno 2000 che gli costò una stroncatura pretestuosa con il declassamento nella Guida de l’Espresso 2001 a 13/ventesimi. L’anno seguente, passato il ciclone, gli veniva sulla stessa Guida assegnato un più equo 15/ventesimi.
Oggi Edoardo Raspelli collabora ad Original Italy, nel portale del settimanale Panorama, dove i migliori ristoranti sono solo quelli che hanno pagato l’inserimento. La pubblicità è legittima, ma deve essere chiaro che si tratta di pubblicità.
Purtroppo il clamore che suscita una stroncatura di personaggi noti, fa ovviamente audience, ma è una prassi che noi deploriamo.
Non possiamo evitare di fare riferimento a quanto, da ormai oltre un anno, va facendo la trasmissione “Striscia la notizia”.Una squallida operazione di provocazione spettacolar-qualunquista, camuffata da denunzia contro “le storture del mondo gatronomico”: Fornelli polemici. Veramente mondezza.
Grazie
Giovanni Gandini
Grazie a Giovanni Gandini per il tempo che ci ha dedicato ed il triplice intervento in difesa dei locali umbri che ovviamente conosce molto bene.
I due autori chiamati in causa, Fabio Fiorillo e Norbert saranno lieti di replicare non appena avranno avuto modo di leggere la vasta argomentazione proposta.
Complimenti per il vostro sito, con particolare menzione per la parte riassuntiva delle guide gastronomiche italiane e straniere.
p.s. questa risposta vale per i tre commenti di Gandini.
gentile sig. Gandini, lei dice che ho “massacrato” il Postale. Purtroppo, però, nonostante la piacevole digressione sul curriculum di Bistarelli, non approfondisce la sua critica alla scheda e non mi fa comprendere il perché il locale in questione sia stato, a parer suo, così penalizzato.
A scanso di equivoci, non trattasi di “massacro” ed il voto (un onorevole 14/20) sta lì a testimoniarlo. Non abbiamo alcun interesse a stroncare o ad esaltare i locali che visitiamo ed il riferimento alle provocazioni di Striscia, mi consenta, è del tutto fuori luogo.
Il nostro blog, come lo abbiamo concepito, vuole essere un riferimento per i gourmet che ci seguono: le spettacolarizzazioni, mi creda, non ci appartengono.
Come lei ho frequentato il Postale a Città di Castello, dove mi sono sempre trovato molto bene, certamente meglio rispetto all’ultima visita di Perugia.
A conferma di quanto detto le riporto un breve passo del testo: ” Di Bistarelli poi, in quel di Città di Castello, abbiamo sempre apprezzato la grande mano, sia nelle preparazioni più tradizionali che in quelle innovative. Purtroppo, disillusi scriviamo questa scheda, certi che, vista la recente apertura, debbano ancora essere oleati gli ingranaggi.”
p.s. i locali recensiti in Umbria sono, sinora, quattro (Vissani, Il Postale, L’Osteria del Gambero e Villa Roncalli).
penso che il lavoro di critico eno-gastronomico sia tra i lavori più difficili.
dare giudizi è sempre gravoso.
almeno ,dare un giudizio sereno è difficile.Per sereno intendo anche il non farsi trasportare dal
“sentimento”.
Per sentimento non parlo di affettività ma di un qualcosa che è un misto di gusto personale e “sassolini nella scarpa”.
Non è negativo ragionare con sentimento.Basta avere la forza di usare lo stesso metro con tutti.
Lasciamo perdere lo squallido servizio di striscia dove purtroppo alcuni chef hanno mostrato il loro livore verso chi ha avuto più fortuna e talento di loro…
A loro vorrei ricordare solo (sempre lo sappiano..) che la colla di pesce sono scarti di maiale quindi meglio l’agar-agar e che una famosa “panna”usata nel 95% dei ristoranti è a base di prodotti idrogenati….quindi ..