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Perchè Re Panettone è stato un successo?

20-11-2018
di Alessio D'Aguanno

Era fine novembre 2008 quando Stanislao Porzio decise di dare seguito alla monografia Il Panettone – Storia, leggende e segreti di un protagonista del Natale dedicando al lievitato milanese un evento nella sua città d’origine: Re Panettone.

Mai nome fu più azzeccato per cercare di restituire dignità a un prodotto che, come tanti altri, viene preso d’assalto nella GDO quando impazzano gli sconti. Ma, con il senno di poi, possiamo dire che il vento sta cambiando. In questi 10 anni il format ha raccolto sempre più consensi da parte di esperti del settore e, soprattutto, del pubblico. Lo spostamento nella più grande sede del Megawatt Court – che a dire il vero inizia a essere misurata – e la duplicazione dello stesso evento nella città di Napoli non sono due eventi casuali.

Come mai l’evento ha riscosso così tanto successo?

Pensare di dedicare un evento a un prodotto che si mangia esclusivamente sotto Natale era un vero e proprio azzardo dieci anni fa, eppure ha avuto ragione l’ideatore, a scapito di tutti quelli che non ci credevano. Nel corso degli anni la manifestazione si è evoluta con l’obiettivo di formare il pubblico sul celebre lievitato – si vedano i Laboratori Crescendo per i più piccoli e Le Prove d’Artista per i più grandi – e di alzare gli standard qualitativi per gli espositori. Proprio in funzione di ciò, lo scorso anno è nata la Certificazione Re Panettone, un bollino apposto sui lievitati delle pasticcerie aderenti che testimonia l’artigianalità del prodotto e l’assenza di additivi, gli stessi standard da rispettare per partecipare come espositori all’evento.

Ma è inutile negare che una buona parte del successo sia ascrivibile alla gratuità dell’ingresso, che permette ogni anno ad appassionati e non di assaggiare prelibatezze salate come il Panettone Basilico e limoni canditi di Vignola, omaggio a Genova, o l’Agrodolce con Mela candita, conciato romano, miele e cereali di Cappiello, o ancora il Panettone con Mela Annurca e cannella di Mennella e il Panciucco di Morandin.

Quest’edizione verrà ricordata anche per una provocazione, quella della candidatura dei fornai e pasticceri milanesi come Patrimonio UNESCO, analogamente a quanto è avvenuto con i pizzaioli napoletani.
In attesa di risvolti, nel frattempo noi ci godiamo un lievitato che da milanese è diventato nazionale, come testimoniano i numerosi interpreti partenopei di livello e le origini campane di chi ha deciso di incoronare questo dolce così popolare.