Passione Gourmet Verticale di Romanée-Conti e Romanée-Saint-Vivant - Passione Gourmet

Verticale di Romanée-Conti e Romanée-Saint-Vivant al Villa d’Este Wine Symposium

19-11-2018
di Orazio Vagnozzi

Dall’8 all’11 Novembre, per il decimo anno di fila, si è tenuto il Villa d’Este Wine Symposium (VDEWS), un forum internazionale ideato dal fondatore del Grand Jury Europeen François Mauss con l’obiettivo di raccogliere i principali attori del mondo del vino fra produttori, fornitori, distributori, dealers, giornalisti e appassionati.

L’evento culmine dell’edizione di quest’anno è stata la degustazione di una verticale unica tenutasi sabato 10 Novembre. Cinque annate – 2009, 1999, 1990, 1980 e 1971 – di due fra i vini più noti, in particolare il primo, al mondo: Romanée-Conti e Romanée-Saint-Vivant, entrambi Domaine de la Romanée-Conti, spesso abbreviato DRC.

La degustazione, alla quale hanno partecipato oltre 100 persone provenienti da ogni parte del mondo, è stata introdotta da Aubert de Villaine, co-owner and co-director di DRC, con l’assaggio del Vosne-Romanée 1er cru 2008, vino che il domaine mette in essere solamente negli anni di grande abbondanza.

Prima è stato il turno del vino più blasonato, il Romanée-Conti, confermatosi superlativo. Con i suoi tipici sentori di amarena, violetta e rosa canina è un vino intenso, complesso e sensuale, dotato di una tattilità setosa che seduce il palato. Il 2009 è ricco, fresco e dotato di grande energia, e predestinato, vista la sua giovane età. Il 1999, piuttosto intenso alla vista, è concentrato, dolce, elegante, lunghissimo. Ancora tanta strada davanti, ma quant’è buono! Il 1990, è invece equilibrato, elegante e sulla via della perfezione, tanto da essere stato giudicato il migliore in degustazione. Il 1980 è stata una vera sorpresa (non è stata una grande annata): è profumato e seducente, con tannini dolci e distesi, dotato di quella surplace che i vini raggiungono quando arrivano a maturità perfetta. Avercene… Il 1971, purtroppo deludente al naso a causa di una bottiglia non perfetta, si riprende in bocca dove mostra un grande volume ed un finale lunghissimo.

Quindi, il turno del Romanée-Saint-Vivant, che non è stato da meno. Con un profilo aromatico molto simile al Romanée-Conti, è opulento, complesso, intenso e fresco, spesso caratterizzato da una nota verde che si avverte nel finale lievemente austero. Edonistico e ancora giovanissimo è risultato il 2009, che è concentrato, prosperoso e con un finale che vira verso la foglia di tè. Il 1999, scuro alla vista, è profumato, potente, equilibrato e lungo. Buonissimo. Il 1990 è energico, denso, vibrante con un’intrigante nota verde percepibile nel lungo finale. Il 1980, forse con minor volume rispetto agli altri, è equilibrato, teso e palpitante. Una chicca. E, infine , è stato il turno del 1971, con il suo naso di fiori secchi, chiodi di garofano, sciroppo di amarena e tabacco. Di sbalorditiva integrità, il vino è voluminoso, dolce, elegante. Il migliore in degustazione.

Per chiudere una verticale di questo livello, è stato il turno di un grande bianco, il Montrachet 2003, opulento e concentrato, con un caratteristico giallo oro e i profumi di banana e burro nocciola.

L’accostamento tra Romanée-Conti e Romanée-Saint-Vivant è stato perfetto, in funzione della sintonia tra il profilo olfattivo e gustativo dei due vini. A conferma di ciò le sputacchiere sono rimaste inutilizzate, nonostante l’elevata presenza di professionisti, rimasti tutti molto entusiasti.